25 Novembre, giornata contro la violenza sulle donne

a cura di Elide e Rosa Zenone

Contro la violenza sulle donne, letture sull’argomento

Illustrazione di Rosa Zenone

Bentrovati cari lettori e lettrici,
in occasione dell’odierna giornata contro la violenza sulle donne, vorremmo condurre la vostra attenzione su tale tematica che affligge la nostra società. Ignorare la problematica non aiuta a risolverla, bensì troviamo molto più utile affrontarla, nel tentativo di sensibilizzare, educare al riguardo e fornire spunti di riflessione.

Per farlo vi proporremo delle letture a tema, poiché crediamo nella forza imperitura delle parole, poiché la lettura non è solo diversivo lezioso, ma anche conoscenza e acquisizione di consapevolezza. Attraverso alcune opere da noi selezionate entreremo nel vivo dell’argomento, attraverso voci autorevoli del panorama letterario ci prefissiamo di trasmettere cosa sia davvero la violenza sulle donne, indagandone i meccanismi. Ci auguriamo che i libri che seguano possano non solo farsi sentire sulla pelle del lettore, ma anche fungere da sostegno e da sprone per tutte quelle donne che quotidianamente si trovano a subire violenza e angherie, in primis tra le mura domestiche.

D’altronde, la violenza, sia essa fisica o psicologica, tende ad annidarsi proprio in quello che dovrebbe essere il luogo più sicuro per eccellenza, la propria casa. L’aguzzino d’altronde è di rado uno sconosciuto, molto più spesso si cela nelle persone a noi più vicine…

Libri contro la violenza sulle donne


Splendi più che puoi di Sara Rattaro

Pochi mesi di relazione, appena dieci, eppure Emma lo sa: Marco è l’uomo giusto, colui che la renderà felice per tutto il resto della sua vita. Un corteggiamento rapido quello del compagno a cui segue un matrimonio altrettanto veloce. È fragile, Emma, è disillusa per tutti i fallimenti del passato e per le tante relazioni andate male tra cui una convivenza. Deve crederci, ha bisogno di crederci. Tuttavia, bastano poche ore per rendersi conto che non conosce davvero l’uomo che sposato e che quello che credeva essere un sogno è in realtà un incubo.

Distacco, indifferenza, reazioni imprevedibili, sbalzi d’umore ingestibili a cui segue la violenza psicologica e fisica. Perché Marco non si fa problemi a punirla, mai. Arriva addirittura a segregarla nella sua residenza di San Biagio senza farle mancare aggressioni di ogni genere, verbali e fisiche. Anche quando nasce la loro bambina il suo atteggiamento non cambia. Emma sperava che la presenza della piccola potesse mitigare il temperamento del marito, placarlo, ma non è così, anzi. A quegli atteggiamenti già morbosi si rincara una gelosia fuori dal comune e una violenza ancora più severa.

La storia di Emma è la storia di una donna come tante, è la storia di una donna costretta al silenzio per la paura, per il timore di poter veder ripercuotere sulla figlia le sue colpe, è la storia di una donna che è costretta a un calvario. Ma è anche la storia di una donna che riesce a uscire da quella prigione, che riesce a sottrarsi a quel dolore.

Ecco perché Splendi più che puoi è stata la mia scelta. Perché ci fa toccare con mano cosa significhi la violenza sulle donne e cosa significhi la violenza sulle donne nel contesto della realtà domestica ma con un messaggio positivo di speranza. Perché da questo dolore possiamo uscire, perché la violenza non è mai giusta e mai è una giustificazione.

“Non esiste la coppia perfetta. Nessuno può amarsi per sempre, nutrire infinita fiducia o costruire un rapporto del tutto privo di minacce. Esistono solo impavide persone che nonostante tutto ci provano. A volte ci riescono.”

“Si chiama dolore, ha mille abiti ma un solo odore”

“Tutto questo viene comunemente chiamato guarigione, il nostro ritorno all’equilibrio e alla salute. Raramente però è accompagnato dalla dimenticanza. Ma non importa, perché l’unica cosa davvero importante è ricordarsi di splendere. Anche se il mondo, a volte, te lo impedisce, tu splendi. Splendi più che puoi”


L’amore rubato di Dacia Maraini

Dacia Maraini nella raccolta L’amore rubato racconta le storie di otto donne, diverse ma accomunate dall’incontro con la violenza, declinata in varie forme. Antagonista è l’“amore” dei vari uomini che prendono parte alla scena, un amore finto, camuffato, che ha le proprie basi nel possesso, nella gelosia spasmodica e nella mancanza di rispetto per l’altra. Un amore che dunque non si basa su un sano equilibrio, bensì un “amore rubato”, poiché immeritato il contraccambio sincero e spassionato da parte femminile, che diventa anzi un modo per approfittarsene e cullarsi nel mantenere intatto il funzionamento che intercorre tra i soggetti; un funzionamento che in realtà depreda della propria soggettività la donna ponendola quale mero oggetto in mano a uomini privi di scrupoli e incentrati solo su se stessi e dediti a soprusi di ogni tipo. Una lettura intensa, graffiante, in grado di provocare rabbia e tristezza.

“Ha promesso che non mi picchierà più, l’ha promesso, sì dice, e io gli credo, è l’ultima volta che gli credo, ma gli credo”

“Attribuivo la violenza alla sua possessività che nella mia ingenuità consideravo una conseguenza del troppo amore.  Se mi controlla, se mi segue, se mi spia, vuol dire che mi vuole tutta per sé.”

“Colpa di avere accettato la prima, la più subdola e inaspettata delle violenze. Da quel momento la distinzione tra i due si fa sottile e ambigua. La vittima diventa sempre più vittima, il carnefice sempre più carnefice in un gioco perverso che si avvita su se stesso.” “(…) questo succede (…) soprattutto quando il carnefice è una persona che ci è familiare: la persona che abbiamo amato, di cui ci siamo fidati e che ci si è rivoltata contro”


Isolina di Dacia Maraini

Altra storia di “amore” sommersa da una cruenta violenza e finita in tragedia è quella narrata sempre Dacia Mariani in Isolina, la donna tagliata a pezzi. L’autrice ricostruisce con meticolosità la storia di Isolina Canuti, giovane ragazza veronese vissuta a cavallo tra l’800 e il 900, di cui furono rivenuti parti del corpo smembrate. La Mariani ricostruisce quest’episodio dimenticato con perizia, servendosi della cronaca, delle testimonianze, delle sentenze di questo caso, tramite un’instancabile e difficile ricerca.

La ragazza, rimasta incinta dell’ufficiale Carlo Trivulzio, viene costretta da questi ad abortire in modo disumano e muore a causa di ciò; priva di vita viene tagliata a pezzi e le sue membra disseminate nell’Adige. Isolina è martoriata prima da viva e poi da morta, la sua fine attira su di lei ingiurie e appellativi di donna di facili costumi riconosciuti dalla morale dell’epoca; ma non solo, subirà anche ulteriori condanne: quella dell’ingiustizia infangata e manovrata, e quella dell’oblìo.

Una storia cruda, feroce, ingiusta e sconcertante, lontana eppur tanto somigliante a vicende attuali, dove la colpa ricade sempre sulla donna seppure vittima; una donna privata di tutto, di qualunque valore, trattata al pari di un oggetto privo di importanza del quale non importa nulla a nessuno. Una vicenda forte che vale la pena leggere e conoscere, per ridare vita alla protagonista dimenticata e servirsene in riflessioni che coinvolgano il presente.

“C’è qualcosa di insensato in questo accanirsi sul corpo di una giovane ragazza incinta. Cancellare dalla vita una vita non è facile. Qualcosa rimane sempre, di irriducibile, di indistruttibile che si rifiuta di essere annientato. (…) Ma le ossa rimangono, anche ridotte a pezzetti, a testimonianza di un corpo che una volta è stato vivo contro ogni volontà di annullamento continuando a fare segno di sé in silenzio ma con decisione (…)”


Donne che amano troppo di Robin Norwood

Cosa si cela davvero dietro a quei meccanismi mentali che crediamo essere “comportamenti amorosi”? Perché durante la nostra vita abbiamo avuto un attaccamento così forte da ritenerlo amore quando in realtà tale non era? Quanto era grande la nostra fame d’amore per indurci ad approvare da parte del nostro compagno atti e gesti che tutto erano tranne che espressione di un così grande e profondo sentimento? Perché arriviamo a vivere nella dipendenza di un’altra persona anche se questa non ci risparmia di violenza e dolore? Perché non riusciamo ad accettare la verità di quel legame di non amore tanto da vivere in una dimensione di negazione?

La Norwood in Donne che amano troppo affronta tutti questi perché e cerca di dare una risposta a tutte quelle voci che sono schiacciate da chi è più forte, da chi professa amore e manifesta odio. Un titolo forte, meditativo, per riflettere e darsi una nuova possibilità.


“Invece di una donna che ama qualcun altro tanto da soffrirne, voglio essere una donna che ama abbastanza se stessa da non voler più soffrire.”