A PASSEGGIO CON JOHN KEATS

di Julio Cortàzar

“A passeggio con John Keats” di Julio Cortàzar
Genere: saggio  
Editore: Fazi Editore
Pagine: 672
Edizione: 18-02-2021

Cari lettori,
è con grandissimo piacere che quest’oggi vi proponiamo “A passeggio con John Keats”, l’opera in assoluto più affascinante di Julio Cortàzar scritta negli anni Cinquanta a Buenos Aires e pubblicata postuma. Riedita da Fazi Editore in questo 2021, il componimento torna in libreria con una nuova veste grafica e non solo. Vi troverete davanti un titolo che saprà essere tanto saggio quanto romanzo e che non mancherà di solleticare la vostra curiosità. Buona lettura!

a cura di Elide

Sinossi:

Traduzione di Elisabetta Vaccaro e Barbara Turitto
Traduzione delle poesie di John Keats di Elido Fazi

A passeggio con John Keats è l’opera più misteriosa di Julio Cortázar: scritto in solitudine a Buenos Aires all’inizio degli anni Cinquanta e pubblicato volutamente postumo come omaggio a un poeta che, scomparso giovanissimo, solo dopo la morte ottenne la sua consacrazione, è un libro talmente ricco da sfuggire a ogni catalogazione. È sia un saggio, un acutissimo esercizio di critica letteraria – perché solo un poeta può arrivare al cuore vivo e pulsante della poesia di un altro poeta e scriverne senza ridurlo a nozionismo da accademia –, sia un romanzo, la storia di un personaggio di nome Julio Cortázar che, chiuso nella sua stanza, all’ultimo piano di un palazzo di calle Lavalle, a Buenos Aires, notte dopo notte scrive di Keats, e intanto pensa, divaga, ricorda, compilando a margine del suo libro una sorta di zibaldone. È un’opera-mondo: al centro c’è Keats, la sua vita e la sua poesia, ma ci sono anche Buenos Aires, i profumi e le luci della metropoli argentina e le vastità buie e sterminate della pampa oltre i suoi confini, e i poeti amici di Cortázar, i loro versi e le loro discussioni alle tre di notte, avvolti dal fumo delle sigarette e dall’odore del caffè. C’è l’Italia, ci sono Roma, Siena, Venezia, ma anche Genova e Napoli, perché pochi sono riusciti a catturarne l’essenza – i silenzi delle campagne, perché «tutta l’Italia è silenziosa», i colori delle stagioni, l’odore dei vini – come fece Cortázar nei suoi viaggi giovanili, così simili a quelli di Keats attraverso la Scozia. E c’è l’amore, quello che Cortázar scopre quando comincia a leggere le lettere tra John e Fanny Brawn. Il risultato è un’opera fondamentale su Keats ma anche un libro-rivelazione su Cortázar, perché troppo precisa e forte è la sensazione che, scrivendo del poeta inglese, l’argentino stia anche delineando un proprio alter ego con il quale, al netto dell’oceano che divide Buenos Aires e Londra, condivide una certa idea della vita, della scrittura e della missione poetica.

«Keats è da tasca, dove si mettono le cose che contano, le mani, i soldi, il fazzoletto. Una tasca è la casa essenziale che l’uomo porta sempre con sé; occorre scegliere ciò che è imprescindibile, e solo un poeta vi può entrare».

Recensione:

«Nel loro ricordo, i poeti ostentano una conoscenza reciproca che non ebbero in vita. L’idea dantesca è l’inferno come descrizione della memoria di Dio. All’umanesimo piacquero, poi, i “viaggi al parnaso”, le “repubbliche” e i “sogni” in cui, come aveva dimostrato quel gran bizzarro di Luciano, si potevano far dialogare tante solitudini.»

Quella di John Keats è un’infanzia confusa, difficile così come difficile è per lui coltivare un’adolescenza che possa concepire una vera educazione e un accesso libero alla lettura e alla cultura del libro in modo organico e lineare. Eppure, il nostro John è curioso e non manca di leggere con voglia e voracità tutto quel che tra le sue mani viene a capitare. Si sente avvezzo alla poesia, quasi come se fosse predestinato a questa da una volontà superiore. Ed è sempre la poesia ad allontanarlo da quelle lacune intellettuali che lo accompagnano. E non può farci nulla se ai bisturi e alle carni da incidere preferisce la penna per scrivere sui fogli. Rifiuta per questo gli studi in medicina che gli erano stati imposti e si lascia trascinare dalla natura, da quell’erba sulla quale si sdraia in attesa dell’ispirazione per la composizione. I versi vincono su tutto; sull’amore per Fanny Brawne, sui creditori, sul freddo, sulla fame e i crampi allo stomaco: quelle parole scritte sono ciò che più può donargli pace e condurlo nell’Olimpo dei grandi e inimitabili nomi. Un talento, questo, una passione, questa, che viene stroncata troppo rapidamente dalla tubercolosi ma che sempre lo accompagna.

«Ho continuamente il senso che la vita è ormai finita per me e che vivo un’esistenza postuma.»

Basta leggere le prime pagine di “A passeggio con John Keats”, in particolare quelle dedicate alla metodologia di lettura, per restare affascinati dalla bellezza e potenza di questo titolo. Se già conoscete Julio Cortàzar sapete già davanti a quale opera vi state trovando ma se al contrario questa è la prima composizione che avete il modo di leggere allora avrete modo di scoprirlo e conoscerlo con quello che senza dubbio rappresenta uno degli scritti più completi ed esaustivi della sua composizione. E la metodologia che qui viene proposta ne rappresenta tutta l’essenza di pensiero.

Cortàzar dedica molti anni allo studio della traduzione delle poesie di Keats in spagnolo. Da questo impegnativo lavoro nasce questo prolifico titolo che non è una silloge ma nemmeno una biografia. “A passeggio con John Keats” è tanto un saggio quanto una vera e propria passeggiata con questo l’uomo. Una passeggiata dagli stessi caratteri intimi, confidenziali. Dagli stessi climi quieti e calmi che annullano le distanze.

Questo consente al lettore di entrare dentro il testo, dentro il suo fulcro. Ci consente di farlo proprio, di evisceralo. Il tutto con quel ritmo sincopato, ironico e intriso di tante e tante riflessioni sulle quali riflettere. Riflessioni che non mancano mai di sorprendere e di lasciare il segno.

Grazie a “A passeggio con John Keats” ci sembrerà di conoscere John quasi come se davvero avessimo letto tutta la sua poesia, quasi come se lo avessimo incontrato la sera prima e avessimo trascorso con lui ore e ore liete in piacevole compagnia.

“A passeggio con John Keats” è un saggio profondo, riflessivo, introspettivo ma anche corposo e succulento. “A passeggio con John Keats” è un denso e compatto componimento che conduce e trattiene, che conquista e affascina. Dall’inizio alla fine.

Il nostro giudizio:
Trama:Voto 5/5
Stile:Voto 5/5
Piacevolezza:Voto 5/5
Copertina:Voto 5/5
Voto finale: Voto 5/5

JULIO CORTàzar

Figlio di un funzionario dell’ambasciata argentina in Belgio, è stato uno scrittore, poeta, critico letterario, saggista e drammaturgo argentino naturalizzato francese, particolarmente attivo nei generi del fantastico, della metafisica, del mistero. È oggi considerato fra i maggiori autori di lingua spagnola del ventesimo secolo.
Nella sua vasta produzione narrativa figurano diversi libri di racconti (non seguono sempre una linearità temporale ed i personaggi esprimono una psicologia profonda; il volume complessivo dei racconti è apparso, nella «Biblioteca della Pléiade» per le cure di Ernesto Franco) oltre a Bestiario (1965) e al Gioco del mondo. Rayuela (1969), forse il suo romanzo più celebre.
Storie di cronopios e di famas è del 1971, Ottaedro del 1979, poi sono seguiti Il viaggio premioIl persecutoreFine del giocoCarte inaspettate e Gli autonauti della cosmostrada ovvero Un viaggio atemporale Parigi-Marsiglia, diario di viaggio scritto a quattro mani con la terza moglie, Carol Dunlop.