AGOSTINO

di Alberto Moravia

Agostino di Alberto Moravia
Editore: Bompiani
GenereNarrativa
Pagine:182
Edizione: 17 Settembre 2012

a cura di Rosa Zenone

Bentrovati accaniti lettori,
ci ritroviamo nuovamente in compagnia del nostro autore del mese, Alberto Moravia, questa volta potremo la nostra attenzione su Agostino del 1945, che si aggiudicò il primo premio letterario del dopoguerra, quello del “corriere Lombardo”. Agostino è un romanzo breve incentrato sulla crescita del suo giovane e omonimo protagonista, una crescita per niente facile… Ma ne parleremo più diffusamente nella recensione sottostante, venite con noi per saperne di più e lasciarvi intrigare da questo piccolo ma grande libro.

Sinossi

Con Agostino, ritorno alla narrativa vera e propria dopo evasioni e sfoghi surrealisti e satirici, Moravia conquistò il suo primo premio letterario. «Desidererete essere su quella spiaggia del Mediterraneo, o forse no, ma non dimenticherete l’estate di Agostino» – Libro dell’estate 2014 per Publisher Weekly «Un ritratto vivido e affilato dei tormenti dell’adolescenza» – Kirkus Reviews Quando nel 1944 Alberto Moravia tornò a Roma, al seguito delle truppe alleate, era praticamente un autore che ricominciava, anzi cominciava in quello stesso momento. Il romanzo breve Agostino fu il capolavoro che gli consentì di conquistare i riconoscimenti della critica e del pubblico. Agostino è la storia di un’iniziazione sessuale. Da una parte, un ragazzo di tredici anni che è ancora un bambino; dall’altra la madre, vedova, ma ancora fiorente e desiderosa di vivere. Durante una vacanza al mare i rapporti tra il figlio e la madre si guastano, si corrompono d’inquietudine. Per il ragazzo sarà necessario approdare a un’autentica crisi, una lacerazione che gli consentirà di ripartire poi a ricomporre il mondo, a farsi una ragione della vita.

Recensione

Siamo negli anni ‘40, in una località marittima, Versilia in Toscana, durante l’estate. Sono gli anni della guerra, che imperversa lontana da qui senza farvi capolino in alcun modo, a dominare la scena è il protagonista tredicenne Agostino e il suo mondo, un mondo fatto di certezze che stanno per frantumarsi per sempre.

Al centro del suo universo c’è la madre, una ricca vedova borghese dalle forme procaci, verso la quale Agostino nutre un affetto e una venerazione incommensurabili, la compagnia della stessa riempie il figlio di orgoglio e lo fa sentire al centro dell’attenzione in spiaggia.

“(…)convinto di avere addosso tutti gli sguardi, gli sembrava di parlare con una voce più forte del solito, di gestire in una maniera particolare, di essere avvolto da un’aria teatrale ed esemplare come se invece che sopra una spiaggia, di fosse trovato con la madre sopra una ribalta, sotto gli occhi attenti di centinaia di spettatori.”

Ogni giorno il ragazzino poi compie con la madre una gita sul pattino, un momento in cui la sua venerazione raggiunge il culmine. A interrompere però questa armonia, giunge Renzo, un giovane che ben presto si sostituisce/affianca ad Agostino sul pattino. Questo diviene il punto di rottura e non ritorno, l’umiliazione, la ferita e la rabbia che tale evento provoca al protagonista fa sì che i suoi sentimenti verso la figura materna intraprendano una strada completamente diversa, di odio e cattiveria.

Egli comincia a distaccarsi dalla madre frequentando un gruppo di ragazzi appartenenti a una classe sociale molto più bassa della sua, una banda, dove domina la bruta violenza e la malizia. Essi si riuniscono al popolare quanto malmesso bagno Vespucci, attorno alla figura adulta, deforme e inquietante, dell’ambiguo Saro. Un ambiente dove non vi è alcuna solidarietà né empatia, ma solo un avvicendarsi di continue beffe e di dominio. In tale gruppo di ragazzi Agostino, a causa della propria differente posizione sociale ed educazione, appare come un pesce fuor d’acqua, dimostrandosi molto più fragile e ingenuo dei suoi coetanei, e divenendo proprio in nome della propria diversità vittima prediletta.

Al bagno Vespucci il nostro giovane protagonista comincia a scoprire il sesso, una scoperta alla quale danno inizio i commenti coloriti dei ragazzi rivolti alla sua seducente madre.

“Non se ne rendeva conto, ma ciò che l’attirava al bagno Vespucci, oltre alla compagnia così nuova dei ragazzi, era proprio quel dileggio brutale su sua madre e i suoi supposti amori. Egli avvertiva che l’effetto di un tempo, stava cambiandosi in un sentimento diverso, insieme obbiettivo e crudele; egli pareva che quelle ironie pesanti, per il solo fatto di affrettare questo cambiamento andassero ricercate e coltivate.”

Agostino prova repulsione e attrazione allo stesso tempo per i discorsi dei suoi nuovi compagni, egli gode nel sentir parlare della madre in determinati termini, ma soprattutto sfrutta ciò per dare una nuova forma al suo affetto ferito nei confronti della stessa, cominciando a vederla semplicemente come una donna e con molta più malizia.

A questo punto dunque il loro rapporto assume quasi una dimensione edipica, lo sguardo venerante e discreto del tredicenne assume contorni morbosi e torbidi, desiderosi di cogliere la sessualità della madre.

“E all’antico innocente fervore che si calmava a notte con il bacio materno e il sonno fiducioso, si era sostituita l’ardente e vergognosa indiscrezione che proprio a notte ingigantiva e pareva trovare alimento al suo fuoco impuro. Dovunque, in casa, gli pareva di spiare i segni, le tracce della presenza di una donna, la sola che gli fosse dato avvicinare; e questa donna era sua madre. Starle accanto gli pareva sorvegliarla, avvicinarsi alla sua porta spiarla, e toccare i suoi panni toccare lei stessa che quei panni aveva indossato e tenuto sul corpo.”

La presenza della madre gli crea tormento e turbamento, il che lo spinge ancor più a frequentare la compagnia “popolare”. Ma ben presto alle sue angosce se ne aggiungono di nuove, derivanti dal dileggio dei suoi “amici” derivanti dall’ambiguità del Saro nei suoi confronti.

“(…) gli pareva di aver barattato l’antica innocenza non con la condizione virile e serena che aveva sperato, bensì con uno stato confuso e ibrido in cui, senza contropartite di alcun genere, alle antiche ripugnanze se ne aggiungevano di nuove.”

Agostino viene a trovarsi in uno stato di transizione, tra infanzia e maturità, ma anche a confine tra la classe borghese e quella popolare, senza riuscire a identificarsi totalmente in nessuno dei due poli. La sua è una situazione sospesa carica di sofferenza, una sofferenza che si avverte vivida lungo le pagine, al pari della tensione elettrica che viene a crearsi tra lui e la figura materna.

Una posizione che dunque richiede una sintesi risolutiva per sottrarsene e che Agostino cercherà con tutto se stesso per portare a compimento la propria formazione e abbandonare finalmente l’età dolorosa. La carica della vicenda è così avvertibile dal lettore che non riuscirà a non empatizzare con il protagonista, a sperare in una via d’uscita, ma soprattutto non riuscirà ad abbandonare questo coinvolgente e travolgente romanzo.

La scrittura è scorrevole e limpida, ma estremamente accurata, raggiungendo l’apice della propria forza espressiva nel delineare pensieri e stati d’animo, ma anche nel descrivere paesaggi e personaggi. Sì ha la perenne sensazione di esser su quella spiaggia a calpestar la stessa sabbia del protagonista e di assistere e partecipare alle vicende da una posizione privilegiata di partecipazione totale.

Agostino è un romanzo di formazione duro e privo di edulcorazione, schietto e dalle tinte fosche e vivide, in grado di riflettere e diffondere l’inquietudine che vi alberga al di là della carta stampata.

Un libro duro come solo l’inizio dell’adolescenza sa essere, una fase di transizione rappresentata superbamente e senza scappatoie: chiunque ami un forte realismo letterario che rigetta i banali sentimentalismi non può lasciarsi sfuggire questa lettura appassionante e trainante.

Il nostro giudizio:

TramavOTO 5/5

StilevOTO 5/5

PiacevolezzavOTO 5/5

CopertinavOTO 5/5

Voto finalevOTO 5/5

Alberto Moravia

Alberto Pincherle Moravia (Roma, 1907 – 1990), è stato scrittore, giornalista, saggista, reporter di viaggio e drammaturgo. È uno dei più importanti romanzieri italiani del XX secolo. Collaborò con giornali come La stampaIl Corriere della sera e L’Espresso. Tra i suoi libri più noti e tradotti in tutto il mondo Gli indifferentiLa ciociaraLa romanaRacconti romani e La noia. Nel 1952 venne insignito del premio Strega per I racconti, messi all’Indice dalla Chiesa. Dai suoi romanzi sono stati tratti numerosi film, tra i quali La ciociara di Vittorio De Sica, Il disprezzo di Jean-Luc Godard e Il conformista di Bernardo Bertolucci.