ALTROVE

di Patrizia Fortunati    

Altrove di Patrizia Fortunati
Genere: Narrativa italiana contemporanea
Editore: Ali&No
Pagine: 216
Edizione: Febbraio 2018

a cura di Mary Manasseri

Un carissimo saluto a tutti voi che ci leggete! In seguito alla lettura del romanzo “Puzza di morto a Villa Vistamare”, di cui abbiamo già pubblicato la recensione, mi accingo con piacere a presentarvi un altro romanzo della stessa autrice, Patrizia Fortunati. “Altrove” è infatti un’altra sua opera, pubblicata nel 2018 da Ali&No Editori.

Sinossi

C’è un tavolo bianco in fondo a un vicolo che muore nel lago. A quel tavolo siedono due donne delle quali una soltanto proietta la sua ombra a terra: è Giacinta, artigiana e intarsiatrice del legno, che ha ereditato un dono speciale dalle sue antenate. L’altra è Nennella, sua nonna. Giacinta e Nennella, alla luce di una lanterna che non si spegne mai, sedute a quel tavolo accolgono i loro ospiti, ascoltano i loro racconti, ricevono messaggi da consegnare a chi è rimasto. La storia delle donne che abitano la grande casa che si affaccia sul lago s’intreccia così con le storie di altre esistenze in una trama che, costruita con la precisione di un intarsio, pezzo dopo pezzo va a comporre un disegno delicato e ricco di senso. In questo romanzo ritroviamo la scrittura evocativa, poetica e intensa dell’autrice di “Marmellata di prugne” che emoziona e fa riflettere sul senso della vita oltre la morte. Una storia fatta di incontri, segni e sospiri, di tenerezza e legami indissolubili anche quando sembra che tutto sia finito. “Lì, a quel tavolo bianco nel vicolo del vento, quel vicolo che muore nel lago. Lì, dove spirano venti che non sono venti”.

Recensione

“Altrove” si dimostra sin da subito un romanzo evocativo e delicato, narrato quasi sottovoce, in cui il lettore sembra invitato a rileggere nel proprio intimo, le esperienze di perdita e di mancanza che ha vissuto. L’autrice inoltre, rivela qui tutta la sua abilità nel cambiare ritmi e stile a seconda dell’esperienza di lettura che vuole offrirci. Se “Puzza di morto a Villa Vistamare” infatti, ci ha fatto riflettere e divertire, qui serve rallentare per avvertire il soffio, sempre nuovo e sfuggente, del vento indocile che si muove dentro e tutt’intorno.

“Cambiano i nostri occhi. Cambia il modo in cui camminiamo e perfino il modo in cui respiriamo. I sogni, le attese, le ombre: le paure. Le convinzioni assolute e le semplici opinioni. Cambia la persona che abbiamo accanto da trent’anni che pure a noi sembra sempre la stessa, il sapore dell’acqua, i dubbi e i l gusto delle piccole cose.”

È questo un romanzo al femminile. Giacinta, la protagonista, vive nella villetta in pietra che ha accolto prima di lei le passate generazioni di donne della sua famiglia. La bisnonna, la nonna e la mamma infatti, l’hanno preceduta nella “casa che sussurra” e tutte, eccetto sua madre, avevano ereditato il dono.
Se lo tramandano da secoli. Lì, al tavolino proprio davanti al lago, alla luce di una lanterna, le anime chiedono accoglienza, ascolto, per portare il loro messaggio a chi, tra i propri cari, è rimasto a dolersi per la fine della loro vita terrena.
Quindi, quando Giacinta vede aprirsi le persiane verdi della finestra dell’abitazione di fronte, dimora dello spirito della marchesa Ortensia, è segno che esse sono pronte a raccontarsi. La protagonista, con la presenza spirituale discreta e sorridente di Nennella al suo fianco, si predispone così a ricevere le confidenze e le richieste dei cari ospiti.
Ella offre una mediazione autentica, nel rispetto dei silenzi e libera da giudizi, che crei quel filo di continuità di cui sentono tanto il bisogno, tra la vita che è stata e il futuro che li attende.
Così, nonostante le paure vissute e il desiderio di fuggire lontano e sola, in luoghi e spazi che non le appartengono, matura in Giacinta l’accettazione totale e coraggiosa di un destino che, seppure faticoso da affrontare, si rivela l’unico nel quale ella sia in grado di riconoscersi e di dare senso a sé stessa.

“L’uno accanto all’altra. A leggere, a studiare, a perdersi in pagine scritte in altri tempi, in altri luoghi, da mani e da menti sconosciute che li portavano ogni volta altrove. Altrove: oltre i muri di quella stanza e di quella casa, oltre i confini del loro paese, oltre il lago e le montagne e l’orizzonte che segnavano il confine solo fisico dei loro sguardi, mai delle loro menti e delle loro anime”.

L’autrice si muove con agio nelle atmosfere suggestive e a tratti sospese di questo romanzo. Lo stile dell’esposizione è scorrevole e particolarmente accurato, risultando semplice e di buon impatto emotivo. A tratti il ritmo del racconto rallenta, soffermandosi su dettagli che arricchiscono le atmosfere o che approfondiscono eventi e situazioni. La sensazione è qui di entrare in un limbo, nel quale l’autrice esplora i propri mondi interiori attraverso le parole e le emozioni delle figure che crea in questa sua opera.
La narrazione si muove su due livelli. Il primo è quello centrato sulla storia della famiglia di Giacinta. Il sapore nostalgico con il quale riporta alla memoria lontani ricordi e ci presenta le persone che l’hanno riempita d’affetto e di poesia, è una linea continua che tiene insieme tutta la trama. Come su un binario parallelo si muove il secondo filo conduttore: le tante vicende che le anime riportano, i loro gesti così privati, la discrezione con cui veniamo avvicinati alle loro circostanze, spesso dolorose e intense, sono tutte finestre su cui si affaccia lo sguardo emozionale del lettore.

“Fai mille progetti, cambiali, rivoluzionali, ma falli. Anche se non riuscirai a realizzarli tutti, tu falli, falli fino a cent’anni. E fino a cent’anni e oltre, fino al tuo ultimo respiro, guarda il cielo, e sogna. Sogna sempre.”

I personaggi sono ben connotati, soprattutto nei loro vissuti interiori. Il dolore da separazione, viscerale e drammatico, è al centro di tutta l’opera, nonché la sensazione che vita e morte siano disgiunte da un confine sottile e impercettibile, che comunque tiene aggrappate l’una all’altra in modo indissolubile.
L’ “altrove” quindi, è vicinissimo…. Ascolta e osserva con discrezione la vita, di cui ha disperata nostalgia. Come nella dimensione più terrena e concreta, la ricerca di senso diventa urgente necessità. Anche le anime hanno infatti bisogno di comprendere e agire il significato della nuova dimensione in cui vengono fagocitate – l’ascolto e il sorriso diventano porte che collegano i due universi, separati nella sostanza ma uniti nella fragilità e nel bisogno innegabile che l’uno ha di avvertire e di entrare in contatto con l’altro.

“Sorrideva Nennella mentre parlava e quel suo sorriso enigmatico, bellissimo, lasciava intendere che tutto è davvero possibile.”

La prima cosa che mi ha affascinato di questo libro è stata sicuramente la copertina. Il leggero azzurro pastello che come un velo avvolge tutta l’immagine, l’ho trovata subito raffinata e molto armoniosa. Le increspature dell’acqua emettono suoni lontani che ci arrivano all’orecchio e al cuore, come un sussurro, lieve e melodioso.
Il tavolino bianco poi, arricchito dal rosso dei fiori e del cuscino, ci introduce nella scenografia conosciuta che spesso incontriamo tra le pagine di questo testo.
I vestiti inoltre, leggeri e colorati, si muovono piano al soffio del vento che, a volte impetuoso e altre impercettibile, sembra avvisarci che presto un’anima solitaria e smarrita passerà a trovarci.
Mi sento a questo punto, di consigliare questo libro a chi ama le letture introspettive, che invitano ad uno sguardo intimo sugli eventi narrati e che inevitabilmente portano il lettore ad una messa in gioco personale, stimolandone ricordi e nostalgie proprie. Ed é in virtù di questa partecipazione attiva, che ciascuno diventerà più accorto… laddove infatti verrà percepito un lieve soffio entrare dalla soglia, diventerà più semplice riconoscere l’anima che è passata a far visita.
In questa atmosfera rarefatta, auguro a tutti una buona lettura e spero di conoscere presto un vostro parere su questo romanzo. Nel frattempo rinnovo l’appuntamento alle nostre prossime recensioni.

Il nostro giudizio:


TramaVoto 4


StileVoto 5


PiacevolezzaVoto 4


CopertinaVoto 5


Voto finaleVoto 4,5

L’Autrice

Vive e lavora a Terni. Il suo romanzo d’esordio Marmellata di prugne (ali&no, 2013), ispirato a una storia vera, ha avuto un crescente successo di pubblico e critica. Nel 2015 ha pubblicato Trecento secondi (Falco Editore), successivamente ha collaborato ai libri collettivi Favole migranti (Amazon Media, 2016) e Ricette per ricominciare. Quaranta autori in cucina per la ricostruzione del Centro Italia (ali&no, 2016) il cui ricavato viene devoluto in beneficenza. Ai fili invisibili (ali&no,2017) è la sua prima raccolta poetica.
Si ringrazia l’autrice per averci cortesemente fornito il materiale.