di Giorgio Faletti
Appunti di un venditore di donne
di Giorgio Faletti
Editore: BALDINI CASTOLDI DALAI
Genere: Thriller/noir
Pagine: 397
Edizione: 9 novembre 2010
Bentrovati lettori e lettrici,
quello di oggi è l’ultimo appuntamento con la Penna d’Autore di un piovoso mese di novembre, il compianto Giorgio Faletti. E Lasciamo le atmosfere di opulenta ricchezza della Montecarlo di “Io uccido” e quelle di una New York oscura di “Niente di vero tranne gli occhi” e di “Io sono Dio” per approdare, finalmente, dove tutto ha avuto inizio: Appunti di un venditore di donne è infatti ambientato durante i famigerati “anni di piombo” nella Milano dove Faletti è cresciuto artisticamente e racconta una storia tinta di un nero cupo che si svolge sì nel passato ma che, purtroppo, ha diversi punti in comune con vicende molto più recenti.
Buona lettura!
a cura di Pamela Mazzoni
Sinossi di APPUNTI DI UN VENDITORE DI DONNE
Recensione
Con Appunti di un venditore di donne infatti Faletti stupisce tutti, compresi gli affezionati lettori, confezionando un noir a tinte forti ambientato in Italia.
E lo fa miscelando la fantasia con la realtà, senza però che questa venga alterata, intersecando con maestria il suo vissuto personale con un drammatico spaccato della nostra storia, il tutto romanzato a dovere.
1978
L’Italia è stretta nella morsa delle Brigate Rosse e attende con palpitazione la sorte di Aldo Moro, ancora nelle mani dei rapitori.
Questo clima pesante travolge e sconvolge la nostra penisola, ma la Milano by night sembra non farci caso e continua la sua vita lussuriosa e sfrenata.
Appena calano le ombre l’Ascot Club, locale cult della movida meneghina (il nome è fittizio, ma rappresenta il famoso Derby di Faletti & Co.), diventa il punto di ritrovo di una fauna variopinta e viziosa: prostitute, malavitosi, poliziotti corrotti e spacciatori si mescolano a giovani borghesi annoiati e potenti uomini senza scrupoli né morale tra un drink, una giocata in una bisca clandestina, cocaina e un po’di sesso scevro di inutili sentimentalismi.
“A parte qualche concessione per quanto riguarda la facciata, vale a dire aspetto e vestiti adatti per frequentare certi ambienti, la mia di solito è una vita dietro le quinte. Milano è una città che di notte offre molti nascondigli.
Nonostante le luci e nonostante le insegne. Quanta più luce c’è, tanta più ombra hai a disposizione. E io in quell’ombra ho sempre saputo muovermi molto bene.”
È proprio in questo sottobosco notturno, infatti, che si muove indisturbato il disincantato e cinico protagonista Bravo che, ritenendosi in credito con il fato che con lui non è stato affatto magnanimo, conduce un’esistenza discutibile com’è discutibile il suo lavoro, cioè soddisfare le richieste dei suoi ricchi clienti a cui fornisce compagnia femminile dietro lauto compenso: un magnaccia, direte voi… si, un magnaccia ma con un’etica personale, anche se distorta, che fa capolino da dietro le apparenze.
“Tutto è cominciato quando ho capito che c’erano delle donne disposte a vendere il proprio corpo per avere del denaro e quando mi sono reso conto che c’erano uomini disposti a spendere il proprio denaro pur di avere quel corpo.
Ci vogliono avidità o rancore o cinismo per essere nel mezzo di questo scambio.
Io li avevo tutti e tre.”
È proprio lui infatti il “venditore di donne” del titolo ed è sempre lui che ci racconta in prima persona la sua storia, cruda e spietata, che sembra prendere una piega più morbida quando la sua strada si interseca con quella della bellissima e dolce Carla.
Che la vita di Bravo abbia una svolta positiva?
Ma in Appunti di un venditore di donne vale più che mai la regola di pirandelliana memoria che ci insegna che niente, e soprattutto nessuno, è quello che sembra: da questo momento infatti Bravo si ritroverà in un mare di grossi guai che lo metteranno in serio pericolo.
Il nostro protagonista sarà più che mai solo contro nemici più grandi di lui, diventando una sorta di animale braccato con alle calcagna diversi cacciatori, determinati a stanarlo.
Bravo si vedrà anche costretto, suo malgrado, a fare i conti con un passato tanto doloroso quanto difficile da epurare.
Basteranno il suo brillante intelletto e la sua scaltrezza a salvarlo?
La trama è talmente coinvolgente che avrei voglia di raccontarvi tanto altro ma rischierei di spoilerare spudoratamente, dato che ogni fatto è concatenato a quello precedente, ogni pagina apre nuovi scenari e, soprattutto, in questo modo vi priverei del piacere più grande: una totale immersione nel tessuto narrativo di questo libro, intenso e feroce, che corre verso un finale sorprendente e, per certi versi, catartico.
La penna di Faletti è incisiva, cinica e precisa nel dipingere l’ambiente dove si svolge tutta la vicenda e nel tratteggiare i vari personaggi, ognuno dei quali ben rappresenta la vasta gamma dei sentimenti che albergano nell’animo umano: la solitudine, la disperazione, la cattiveria, la mancanza di coscienza, l’ipocrisia, la voglia di riscatto, il dolore, la falsità, il coraggio di cambiare.
Alla fine, i buoni appaiono meno buoni e i cattivi meno cattivi, perché non sempre tutto è bianco o nero ma nel mezzo esistono tante sfumature, che ci fanno riflettere specialmente nella prima parte del libro mentre la seconda dà spazio a una narrazione più serrata e adrenalinica.
Ed ecco che pagina dopo pagina facciamo la conoscenza dell’enigmatico e solitario Bravo, con le sue donne e i suoi segreti ma senza vizi particolari e dotato di una cultura da sembrare quasi una mosca bianca nel contesto che lo circonda; l’amico Daytona, sempre alla ricerca di soldi facili e che forse così innocuo come appare non è; Tano Casale, criminale avido e letale; la misteriosa Carla, pronta a vendere il suo corpo per tirarsi fuori da una squallida esistenza; Lucio, struggente musicista cieco che condivide con Bravo il pianerottolo, i giochi enigmistici e un legame che si avvicina molto all’amicizia; e poi il Tulipano, feroce e psicopatico scagnozzo di Tano; le giovani e disinibite Cindy e Barbara; la bella Laura, ingenua nella sua brama di riscatto e Remo, che forse avrà l’occasione di cambiare l’esistenza a sé stesso e alla propria famiglia…
Tante tessere, ognuna a suo modo fondamentale per lo svolgimento della storia, che si incastrano tra loro alla perfezione andando a completare un disegno complesso e sconvolgente.
Sono proprio loro infatti i cardini su cui si poggia la salda struttura di Appunti di un venditore di donne che, opinione personale, è il miglior romanzo di Giorgio Faletti.
“Quando nasci ti tirano a sorte. È solo una questione di culo la pagina dove vai a finire. Da quel punto ci sono poi il bianco e il nero, gli spazi vuoti da cui cacciare le incognite, le lettere pronte a qualunque calligrafia, ognuna nella sua casella con la presunzione di essere importante. Per poi rendersi conto che non è nulla senza tutte le altre.
In fondo è solo questo che siamo: orizzontali e verticali. Una semplice serie di atteggiamenti e di posizioni, parole che si incrociano mentre camminiamo, dormiamo, giochiamo, facciamo l’amore, torniamo a casa con i brividi e cadiamo nel letto ammalati. Finché un giorno tutto si omologa e ci si rende conto che l’enigma, quello che si sta provando a risolvere da tanto e con tanta fatica, non potrà mai essere risolto.
Il resto del tempo è una lunga linea orizzontale.”
Il nostro giudizio:
Trama
Stile
Piacevolezza
Copertina
Voto finale