BORA NERA

di Salvo Bilardello

“Bora nera” di Salvo Bilardello
Editore: MARATTA EDIZIONI
Genere: GIALLO
Pagine: 246
Data di pubblicazione: 15 marzo 2020

Un saluto ai nostri lettori! È con piacere che oggi vi parleremo di Bora Nera di Salvo Bilardello, scrittore siciliano che vive tra Marsala e Trieste, proprio come il suo personaggio il commissario Renzo De Stefano, nato proprio a Marsala ma trasferitosi nella città giuliana.
Per De Stefano però, proprio il giorno del suo insediamento ufficiale presso la Questura di via di Tor Bandena, Trieste ha in serbo un’accoglienza tutt’altro che festosa…
Buona lettura!

a cura di Pamela Mazzoni

Sinossi di BORA NERA

Bora nera è la prima indagine del commissario De Stefano, impegnato a risolvere una serie di omicidi che sconvolgono Trieste.
Un giallo che scava nell’animo dei suoi personaggi, mettendo a nudo i loro punti forti e le loro debolezze, mescolando Scirocco e Bora, Sicilia e Friuli Venezia Giulia.
L’anima e la storia di Trieste, città dove regna “Madonna Bora” e della Piazza dell’Unità che sembra abbracciare chi arriva dal mare, tingono di mitteleuropeo le pagine del giallo. Il ritrovamento del cadavere di un uomo senza testa nel parco di S. Giusto è la perfida accoglienza che la città riserva al commissario De Stefano, da poco insediatosi alla Questura di Trieste.
La vittima, Giuseppe Milan, è un impiegato di un notissimo studio legale triestino. Unico indizio, un foglio bianco su cui è riportato un nome, George Morgan.
Ma la scia di sangue è solo all’inizio. Ben presto, il commissario De Stefano si ritrova con una serie di delitti e nessun movente.
Unico comune denominatore, il fantomatico George Morgan.
Quale è il legame che unisce i delitti? E chi è George Morgan, l’assassino senza volto?

Recensione

Una città, Trieste, elegante e aperta, cosmopolita e dall’anima multietnica, crocevia di popoli, lingue e religioni.
Un commissario, Renzo De Stefano, interista convinto, burbero e scontroso ma dal cuore tenero, insofferente alle incursioni dei termini inglesi nella lingua italiana, all’uso del dialetto e alle pratiche burocratiche cui è costretto; una persona semplice e vera come lo può essere il vicino della porta accanto.
Ecco i protagonisti di Bora Nera di Salvo Bilardello, che aveva già introdotto la figura del commissario nel suo primo giallo, “Le strane morti di Aquileia”.
Ed è proprio da Aquileia che De Stefano si trasferisce a Trieste per seguire la sua amatissima compagna Ilaria, ma senza nessun rimpianto particolare: questa città gli piace, la sta facendo sua grazie agli ormai immancabili riti quotidiani, come la passeggiata mattutina lungo le Rive e un buon “nero”, il caffè triestino, seguito dalla prima Merit della giornata.
E poi ha accanto, oltre a Ilaria, i suoi amici più cari, Roberto e Marina, quest’ultima cuoca sopraffina dei suoi piatti siciliani preferiti. Ma ecco che il vento di Trieste inizia a soffiare sempre più forte, sempre più freddo, fino a insinuarsi sin dentro le ossa, provocando un persistente brivido: non è la Bora chiara, quella del cielo sereno; e neppure quella scura, che porta con sé il maltempo. Lo dice il titolo del libro: questa è la Bora Nera, foriera di una catena di omicidi che metteranno a dura prova l’intuito e le capacità di De Stefano.
Tutto ha inizio con il ritrovamento del cadavere senza testa di Giuseppe Milan, impiegato modello in un noto studio di avvocati: un uomo solitario, privo di amicizie e di vita sociale.
Perché uccidere una persona dall’apparente vita irreprensibile?
Ma a sconvolgere ancor di più i triestini e il commissariato arrivano altri due assurdi e inspiegabili omicidi, quello di una giovane donna titolare di una copisteria e di una editor di una casa editrice, che infittiscono ulteriormente la trama.
Nessuna logica infatti sembra legare né tantomeno spiegare i tre delitti, tutto è nebuloso e complicato, ma dai piani alti chiedono a gran voce una veloce risoluzione dei casi.
Renzo De Stefano, coadiuvato dai capaci ispettori Drago e Diodovich, si troverà impantanato in un’indagine difficoltosa tra assassinii, reticenze, corruzione, apparenti suicidi e figure influenti, con il fil rouge di un fantomatico personaggio che ricorre nel racconto e del quale conosciamo solo il nome: George Morgan.
Ma come la Bora, che tutto scuote e tutto rischiara, anche De Stefano riuscirà a squarciare le tenebre e a chiarire una faccenda oscura, offrendoci una stravolgente risoluzione che ci lascia con una domanda: fin dove saremmo capaci di spingerci per mantenere ciò che abbiamo costruito?
Uno stile semplice ma altamente coinvolgente e una narrazione a ritmo serrato, dove non esistono tempi morti, sono le peculiarità di questo giallo ben orchestrato, dove ho apprezzato molto anche le micro storie che si legano al racconto, come quella del consulente chimico farmaceutico Roberto e della moglie Marina, giornalista: sotto trame che hanno il pregio di arricchire umanamente il racconto e di completarlo, delineandone nettamente i contorni.
Un plauso particolare va però all’autore per il modo molto particolare di presentare i personaggi, senza descriverli minuziosamente ma svelandoceli piano piano, pagina dopo pagina, attraverso una parola detta, un certo comportamento, un pensiero o magari un dettaglio del loro abbigliamento: sfumature che fanno sì che acquisiscano corposità e caratura, tanto da renderli molto realistici.
Certo è che il commissario De Stefano rimane nel cuore, vuoi perché è il protagonista, vuoi per il suo modo di fare, spesso rude e irritante ma che non riesce a celare del tutto la sua bontà d’animo e l’umanità, nonché per il suo particolare metodo d’indagine:

“De Stefano aveva il suo modus operandi, per quanto discutibile potesse sembrare a molti dei suoi colleghi.
Quando arrivava sul luogo del delitto, prima ancora che gli raccontassero cosa era successo e in che modo era stato scoperto il cadavere, aveva bisogno di perlustrare l’intera zona da solo. Analizzarla con i suoi occhi, come dei fotogrammi, sezionarla in vari stadi e farsi una prima opinione. Annusare e ascoltare. Solo dopo quel posto sarebbe diventato “la scena del crimine”.
La prima sensazione era la più importante di tutta l’indagine, ripeteva sempre ai suoi, anche se questo suo modo di vedere contrastava con le regole della scientifica.”


Una personalità molto sfaccettata per un personaggio che ne richiama alla mente un altro, commissario come lui: il cugino d’oltralpe Maigret, di cui sono appassionati sia De Stefano sia il suo creatore, Salvo Bilardello.
Vi lascio con la poetica e bellissima leggenda che ci narra del legame indissolubile tra Trieste e la sua Bora:

“La leggenda narra che Eolo e Bora, figlia prediletta e capricciosa, un giorno giunsero su un verdeggiante altopiano che scendeva ripido verso il mare e Bora s’allontanò per andare a giocare con le nuvole.
Incuriosita, entrò in una caverna dove incontrò l’eroe umano Tergesteo, un Argonauta. Fu amore a prima vista e i due giovani vissero felici in quella grotta sette giorni di travolgente e tempestosa passione. Quando Eolo si avvide che Bora era sparita, preoccupato, decise di andare a cercarla.
Dopo giorni, finalmente, la trovò e, vedendola abbracciata a Tergesteo, s’infuriò a tal punto che s’avventò contro l’umano, scagliandolo con violenza contro le pareti della grotta finché rimase a terra privo di vita.
Il padre le ordinò di ripartire ma lei, distrutta dal dolore, non volle saperne e scoppiò in un pianto così disperato che ogni lacrima che sgorgava si trasformava in pietra.
Le lacrime furono tante che il verdeggiante suolo dell’altopiano venne completamente ricoperto da un manto pietroso, mentre dalle gocce del sangue di Tergesteo nasceva il sommacco, meravigliosa pianta che da allora inonda di rosso le pietraie carsiche.
Alla fine, Eolo desistette e decise di ripartire da solo. Col tempo sull’altopiano si formò una ridente collina sulla quale sarebbe stata fondata Tergeste, ora Trieste.
Qui, ancora oggi, Bora regna sovrana perché il Cielo le ha concesso di rivivere ogni anno tre, cinque o sette giorni di splendido amore: sono i giorni in cui Bora soffia impetuosa, “chiara” fra le braccia del suo amore o “scura”, accompagnata da lacrime di pioggia, nell’attesa di incontrare di nuovo Tergesteo.”


Il nostro giudizio:


TramaVoto 5


StileVoto 5


PiacevolezzaVoto 5


CopertinaVoto 4


Voto finaleVoto 4,5



SALVO BILARDELLO autore di BORA NERA

Salvo Bilardello, siciliano di origine, ha vissuto a Palermo dove ha compiuto gli studi di chimica. Per quasi trent’anni ha lavorato come chimico nelle più grosse multinazionali del farmaco. Da alcuni anni si occupa di consulenze chimiche. Autore di diversi articoli di divulgazione scientifica. Ama scrivere romanzi gialli, la letteratura russa e francese e gli scacchi. Grazie alla moglie Patrizia ha imparato ad amare anche i gatti. Sposato, vive tra Marsala e Trieste. Ha già pubblicato “Le strane morti di Aquileia”, la prima indagine del commissario De Stefano. Il terzo romanzo della serie è in corso.