CANTO DI NATALE

di Charles Dickens

Canto di Natale di Charles Dickens
Genere: Classici / libri per ragazzi
Editore: Giunti Editore
Pagine: 144
Data pubblicazione: 10 ottobre 2012

Cari lettori è con immenso piacere che oggi vi parliamo di “Canto di Natale” di Charles Dickens, uno dei classici più famosi di tutti i tempi!
Questo breve racconto, che tutti conosciamo, è capace di spingere tutti noi a riflettere sull’importanza dei sentimenti e della bontà e riesce ad addolcire anche i cuori più duri.

a cura di Manuela Morana

Sinossi di CANTO DI NATALE

Nella gelida notte della vigilia di Natale il vecchio Scrooge, che ha passato tutta la sua vita ad accumulare denaro, riceve la visita terrificante del fantasma del suo socio.
Ma è solo l’inizio: ben presto appariranno altri tre spiriti, per trasportarlo in un vorticoso viaggio attraverso il Natale passato, presente e futuro.
Un viaggio che metterà Scrooge di fronte a quello che è realmente diventato: un vecchio tirchio, insensibile e odiato da tutti, che ama solo la compagnia della sua cassaforte.
Riuscirà la magia del Natale a operare un miracolo sul suo cuore inaridito?

Recensione di CANTO DI NATALE

Ebenizer Scrooge è il protagonista di “Canto di Natale”, uno dei libri sul Natale più famosi di sempre. Scrooge è un uomo con il cuore di pietra, per lui l’unica cosa importante è il denaro, non esistono festività che tengano né è importante passare del tempo in famiglia o divertirsi.
Non ha nessuno che gli voglia bene, non si è mai sposato, non ha avuto figli e l’unico parente che gli è rimasto è suo nipote Fred, figlio di Fanny, la sua amata e defunta sorella.
Nonostante Fred sia l’unico parente in vita, nonché l’unico che prova a dimostrargli affetto, il nostro protagonista continua ad evitarlo e a rifiutare i suoi inviti per passare insieme il giorno di Natale.

— Non siate così di malumore, zio — disse il nipote.
— Sfido io a non esserlo — ribatté lo zio — quando s’ha da vivere in un mondaccio di matti com’è questo. Un Natale allegro! Al diavolo il Natale con tutta l’allegria! O che altro è il Natale se non un giorno di scadenze quando non s’hanno danari; un giorno in cui ci si trova più vecchi di un anno e nemmeno di un’ora più ricchi; un giorno di chiusura di bilancio che ci dà, dopo dodici mesi, la bella soddisfazione di non trovare una sola partita all’attivo? Se potessi fare a modo mio, ogni idiota che se ne va attorno con cotesto “allegro Natale” in bocca, avrebbe a esser bollito nella propria pentola e sotterrato con uno stecco di agrifoglio nel cuore. Sì, proprio!
— Zio! — pregò il nipote.
— Nipote! — rimbeccò accigliato lo zio, — tieniti il tuo Natale tu, e lasciami il mio.
— Il vostro Natale! ma che Natale è il vostro, se voi non ne fate?

Scrooge ha un unico commesso che lavora per lui, Bob Cratchit, il poveretto è sotto pagato, sfruttato e costretto a morire di freddo mentre lavora perché il suo titolare non tollera che venga sprecato del carbone per riscaldarsi.
Nonostante le condizioni tremende nelle quali è costretto a lavorare, Bob è grato al suo capo ed è un lavoratore molto serio e preciso che non prende mai un giorno di ferie, per questo è molto intimorito dal fatto di chiedere la giornata di Natale libera per poter restare a casa con la sua famiglia.

— Mi figuro — disse Scrooge — che la giornata di domani la vorrete tutta, eh?
— Se vi piace, signore.
— Non mi piace punto e non è giusto. Se vi risecassi per questo una mezza corona, scommetto che vi riterreste trattato male, non è così? —
Il commesso sbozzò un debole sorriso.
— Eppure — proseguì Scrooge — a voi non vi pare che io sia trattato male, quando sborso il salario di una giornata per niente. —
Il commesso notò che si trattava di una volta all’anno.
— Bella scusa per cacciar le mani nelle tasche d’un galantuomo ogni 25 di dicembre! — esclamò Scrooge abbottonandosi il pastrano fin sotto il mento. — Vada per tutta la giornata, poiché così ha da essere. E badate almeno a trovarvi qui più presto del solito doman l’altro! —
Il commesso promise, e Scrooge se n’uscì grugnendo.

Durate la notte della vigilia però qualcosa cambia per il nostro Scrooge, il fantasma del suo vecchio socio, morto sette anni prima, va a fargli visita e lo mette in guardia su quale sarà il suo futuro se non smetterà di essere così cattivo e spilorcio, inoltre gli prospetta la visita di tre spiriti: quello del Natale passato, quello del Natale presente e quello del Natale futuro.
Inizialmente Scrooge non crede a una parola di ciò che gli dice il fantasma di Marley ma poco dopo la sua sparizione ecco che comincerà la nottata più magica e strana della sua vita.

Le cortine furono tirate da parte; e Scrooge, balzando a sedere, si trovò faccia a faccia con l’essere soprannaturale che le avea tirate, così vicino come io a voi, io che sto in ispirito al vostro fianco.
Era una strana figura, un che tra il bambino ed il vecchio. Per un’arcana lontananza pareva ridotto alle proporzioni infantili. Aveva canuti i capelli, fluenti sul collo e giù per le spalle; ma non una ruga sul viso anzi il rigoglio più fresco.

Ecco lo spirito del Natale passato che gli mostra un giovane se stesso pieno di sogni e speranze, un ragazzo timido e dal cuore dolce che ben presto però è stato sostituito da un uomo senza scrupoli, che ha spezzato il cuore alla sua fidanzata dell’epoca, e che si è buttato a capofitto nel lavoro.

Il viaggio continua grazie allo spirito del Natale presente che gli mostra come suo nipote si stia divertendo passando il Natale in famiglia e nonostante sia circondato da allegria e calore il suo pensiero corre comunque a lui e si rammarica dei suoi comportamenti bizzarri e scostanti.
Un altro episodio che gli viene mostrato è il Natale a casa Cratchit: molti figli, poco cibo e il piccolo di casa fragile e malato anche se sempre sorridente e speranzoso. È qui che il cuore di Scrooge ricomincia a battere dopo molto, molto tempo.
Vedere quel bambino in quelle condizioni lo scuote nel profondo più di qualsiasi altra cosa prima e sente che deve fare qualcosa affinché il futuro sia diverso, affinché quel bambino possa rimettersi in forze e guarire.

Lo spirito del Natale futuro, infine, è il più spaventoso, gli mostra come sarà la sua morte: nessuno a dispiacersi per la sua scomparsa ma solo avvoltoi pronti ad accaparrarsi i suoi beni e a rivenderli per ricavarne denaro mentre parlano malissimo di lui e sghignazzano su come ha vissuto e come è morto.
Non si può certo dire che la nottata di Scrooge sia stata tranquilla, ma è stata proprio quello che ci voleva per scuoterlo fin nel profondo e fargli capire il valore dell’amore, della generosità, della condivisione e dell’armonia.

“Canto di Natale” è un classico senza tempo, davvero intramontabile, rappresenta una denuncia nei confronti della società dell’epoca, dello sfruttamento dei lavoratori e dei minori. Viene messo in luce come la povertà si accompagni sempre alla miseria e all’ignoranza e come le persone benestanti ci tenessero a tenere i bisognosi in quella condizione al fine di poterli sfruttare per continuare ad arricchirsi.

Lo stile di Charles Dickens è appropriato al proprio tempo, il libro è stato scritto nel 1843, e quindi il linguaggio può apparire a tratti un po’ ostico, desueto e abbastanza ridondante ma nonostante ciò è un libro che va assolutamente letto e tramandato alle generazioni future, soprattutto perché i suoi messaggi sono estremamente attuali e reali anche adesso che siamo nel 2020.

“Canto di Natale” ha ispirato tantissimi registi e infatti troviamo molti film, cartoni animati e opere teatrali che si basano su questo racconto, nella nostra rubrica “Dal libro al film” abbiamo deciso di mettere a confronto quest’opera con il cartone animato realizzato da Walt Disney!!!

Non perdetevi il nostro articolo, buona lettura e buona visione!

Il nostro giudizio:


TramaVoto 5


StileVoto 5


PiacevolezzaVoto 5


CopertinaVoto 5


Voto finaleVoto 5



Charles Dickens

Scrittore (Landport, Portsea, 1812 – Gadshill Rochester 1870).
Sin dall’infanzia, povera e dolorosa, fu a contatto con la vita del popolo londinese, che gli diede un’esperienza feconda.
Dopo aver lavorato in una fabbrica di lucido da scarpe, divenne (1828) stenografo parlamentare.
Nel 1833 uscirono sul Monthly Magazine i primi Sketches by Boz (pubblicati in volume nel 1836), che contengono già tutti gli elementi caratteristici della sua ispirazione.
“The posthumous papers of the Pickwich Club” (1837), pubblicato a dispense mensili, come poi la maggior parte delle sue opere, gli procurò fama e fortuna immediata; i personaggi incarnavano in modo spontaneo i lati più tipici e costanti del temperamento inglese, e la tecnica era quella cara all’autore: l’improvvisazione di episodî e scene intorno a un gruppo di personaggi.
Divenuto il romanziere più popolare dell’Inghilterra, fece seguire: “Oliver Twist” (1838); “Nicholas Nickleby” (1839); “The old curiosity shop”(1841); “Barnaby Rudge” (1841); “A Christmas carol”(1843); “The Chimes” (1845); “The cricket on the hearth” (1846); “Dombey and son” (1848); “David Copperfield” (1850); “Bleak House” (1853); “Hard times” (1854); “Little Dorrit” (1857); “A tale of two cities” (1859); “Great expectations” (1861); “Our mutual friend” (1865); “Edwin Drood” (1870, incompiuto).
Si servì della sua popolarità per svolgere una polemica umanitaria e sociale, prendendo di mira molte istituzioni, di cui diede una rappresentazione quasi sempre caricaturale.
Dopo aver compiuto un primo viaggio in America, dove si batté per una legge internazionale sui diritti d’autore (American notes, 1842; Martin Chuzzlewit, 1843), e uno in Italia (Pictures from Italy, 1846), tenne pubbliche letture dei suoi romanzi (1858); in tale anno si separò dalla moglie che aveva sposato nel 1837.
Fece poi un secondo viaggio in America (1868), riscuotendo enorme successo come conferenziere.
Da giovane aveva tentato il teatro e continuò per molti anni ad occuparsene come dilettante.
Fondò varî periodici, un quotidiano (The Daily News) e le riviste Household Words (1850-59) e All the year round (1859-70). “La sua History of England for children” (1852-54) lo dimostra privo di senso storico.
L’arte di Dickens è incline al sentimentalismo e al gusto melodrammatico; sebbene i suoi intrecci siano non di rado improbabili e un po’ meccanici, la potenza dei personaggi (talvolta solo abbozzati in dialoghi vivacissimi e spesso troppo caratterizzati in un senso o nell’altro, o molto cattivi o molto buoni) è innegabile.
La sua vena umoristica è genuina; ma nonostante l’ottimismo che fa dei suoi romanzi il monumento più tipico dell’età vittoriana, egli fu il primo romanziere che sentì la poesia di certi aspetti e ambienti torbidi e sinistri di una grande metropoli moderna.