CURIOSITÀ N° 18 – SCRITTORI CHE VAI, PAROLE CHE TROVI (SECONDA PARTE)

a cura di Pamela Mazzoni

Cari Lettori,
ben trovati al nostro appuntamento quindicinale con la rubrica Curiosando in punta di libri. La volta scorsa abbiamo iniziato un percorso rivolto all’origine di alcune parole e modi di dire; espressioni che noi usiamo abitualmente e che sono parte integrante della nostra lingua italiana, ma che nel corso degli anni sono state coniate da scrittori i quali, non solo nelle loro opere, hanno creato quelli che sono stati veri e propri neologismi.
Anche oggi, dunque, andremo alla ricerca di alcuni di questi vocaboli, e degli scrittori che per primi li hanno utilizzati.
Buona lettura!

La modernità del passato

Spesso utilizziamo parole che, essendo legate al mondo dei socials, diamo per scontato siano di recente conio; in realtà alcune di esse appartengono al passato, e soprattutto alla letteratura.
Twitter, ad esempio, ci rimanda ad uno dei social network più conosciuti, ma questo termine apparve per la prima volta ne “I racconti di Canterbury” del 1387, coniato dallo scrittore Geoffrey Chaucer : il vocabolo, onomatopeico, descriveva il cinguettio degli uccellini (da qui il logo di Twitter).
La parola Yahoo, invece, che abbiniamo al motore di ricerca di Internet, fu utilizzata in primis da Jonathan Swift ne “I viaggi di Gulliver”, dove indicava un’immaginaria razza composta da orribili creature.

L’estro di Gabriele  D’Annunzio e le sue parole

Un altro onomaturgo seriale fu senza dubbio Gabriele D’Annunzio.
Poeta, drammaturgo, scrittore, giornalista nonché patriota, il poliedrico Vate era dotato di grande e fantasiosa inventiva che ritroviamo nelle sue creazioni letterarie, e che oggi ci sono così familiari.
Il triangolo di stoffa tricolore, ovverosia lo scudetto, deve la sua nascita ed il proprio nome a D’Annunzio: infatti, durante la tormentata occupazione di Fiume da parte di volontari italiani guidati dal poeta, e precisamente il 7 febbraio 1920 presso lo stadio di Cantrida, fu organizzata una quantomeno singolare partita di calcio tra gli invasori ed i residenti fiumani.
Fu proprio in questa occasione che i nostri indossarono la classica maglia azzurra ma, anziché applicare il consueto scudo sabaudo, il Vate ebbe, a conferma del suo radicato nazionalismo, l’idea di far cucire sulla divisa un pezzetto di stoffa con i colori della nostra bandiera.
Nel 1924 gli organizzatori del Campionato di calcio decisero quindi di utilizzare proprio lo stemma di dannunziana creazione, da far cucire sulle maglie della squadra che avesse vinto il titolo, a partire dall’anno successivo: fu così che nel campionato 1924/1925 la squadra del Genoa fu la prima a giocare con il primo scudetto appuntato sul petto.
( Foto da Internet – La squadra del Genoa sfoggia per la prima volta lo scudetto)
Da fiero patriota qual era, D’Annunzio era del tutto contrario alle intrusioni di parole straniere nella lingua italiana tanto che quando, al Caffè Mulassano di Torino nel 1925, assaggiò uno degli allora chiamati sandwiches, decise di rinominarlo all’italica maniera: nacque così il tramezzino, parola sembra derivata dall’ambito dell’architettura, dove con tramezzo si intende un elemento posto appunto nel mezzo; così come quel goloso panino con burro e acciughe si poneva, giustamente come pensò il Vate, tra i pasti principali.
Sempre da un francesismo deriva la parola pompieri, ed anche qui D’Annunzio volle dire la sua: nacque così il termine Vigili del fuoco, per il quale il poeta trasse ispirazione dai vigiles dell’antica Roma.
Dal suo essere provetto pilota, inoltre, attinse per inventare le parole velivolo e fusoliera.
Un estro non comune quello del poeta, che lo portò ad essere anche un abile ed acuto pubblicitario: fu sempre lui infatti a nominare Rinascente la famosa catena di negozi, che nacque con il nome di I grandi magazzini dei fratelli Bocconi, i fondatori.
Ma nel 1917 un incendio distrusse la sede di Milano, primo negozio in assoluto, e proprio dalla sua ricostruzione, dal rinascere dalle ceneri, che D’Annunzio trasse il nome che oggi conosciamo così bene.
Nel 1922, sempre sulla stessa scia di fantasiosa inventiva, il grande poeta coniò il nome per una piccola azienda genovese che produceva wafer: nacque la Saiwa, che altri non è che l’acronimo di Società Accomandita Industria Wafer e Affini.
Concludiamo l’articolo con un motto in latino, partorito sempre dalla fantasia dannunziana: Memento Audere Semper, “Ricordati di osare sempre”, coniato in occasione dell’incursione militare, effettuata per indebolire la flotta austro-ungarica, nota col nome di Beffa di Buccari.
Questo motto è l’acronimo di MAS, i motoscafi anti sommergibile utilizzati in questa impresa.

Nel ringraziarvi per l’interesse che sempre ci dimostrate, vi rinnoviamo l’appuntamento al prossimo articolo della rubrica Curiosando in punta di libri.



A presto dunque!