DIECI PICCOLI INDIANI

di Agatha Christie

Dieci piccoli indiani di Agatha Christie
Genere: Giallo / Classico
Editore: Mondadori
Pagine: 208
Edizione: febbraio 2017

a cura di Manuela Morana

Cari lettori buongiorno, eccoci giunti all’ultimo appuntamento dedicato ad Agatha Christie!
Questa fenomenale giallista è stata la protagonista del nostro appuntamento mensile con la rubrica “Penne d’autore” e ci ha accompagnati, in questo stranissimo aprile, tenendoci compagnia con le sue meravigliose opere.
Insieme abbiamo imparato tante cose sul suo conto, soprattutto grazie alla rubrica “Curiosando in punta di libri”, e vi abbiamo raccontato le nostre impressioni su alcuni dei titoli più noti come: “ASSASSINIO SULL’ORIENT EXPRESS”, “ISTANTANEA DI UN DELITTO”, “POIROT A STYLES COURT” e “UN DELITTO AVRÀ LUOGO”.
Oggi abbiamo deciso di concludere questo ciclo di letture parlandovi di uno dei suoi titoli più famosi “DIECI PICCOLI INDIANI” analizzandolo sia come romanzo che nelle numerose trasposizioni cinematografiche e dedicandogli uno spazio sulla nostra rubrica “Dal libro al film”!
Non mi resta che augurarvi buona lettura! Lasciatevi rapire dall’indiscussa maestria di quest’autrice immortale e, a tutt’oggi, incontrastata Regina del giallo!

Sinossi

Dieci persone estranee l’una all’altra sono state invitate a soggiornare in una splendida villa a Nigger Island, senza sapere il nome del generoso ospite.
Eppure, chi per curiosità, chi per bisogno, chi per opportunità, hanno accettato l’invito. E ora sono lì, su quell’isola che sorge dal mare, simile a una gigantesca testa, che fa rabbrividire soltanto a vederla.
Non hanno trovato il padrone di casa ad aspettarli. Ma hanno trovato una poesia incorniciata e appesa sopra il caminetto di ciascuna camera.
E una voce inumana e penetrante che li accusa di essere tutti assassini. Per gli ospiti intrappolati è l’inizio di un interminabile incubo.
Con “Dieci piccoli indiani”, scritto nel 1939, Agatha Christie ha sfidato sé stessa: dieci assassini, isolati, vittime a loro volta di un assassino invisibile.

Recensione

Quando ognuno dei nostri protagonisti riceve l’offerta di passare qualche giorno in una bellissima villa situata a Nigger Island, un’isoletta a largo del Devon, nessuno sospetta che ci sia qualcosa di cui temere. Inoltre l’isola esercita un fascino tutto suo dovuto al fatto che molti pettegolezzi la circondano.

“I giornali non avevano parlato d’altro, in quegli ultimi tempi. Chiacchiere e insinuazioni interessanti. Ma, probabilmente, avevano lavorato di fantasia. Comunque, la casa era stata costruita da un milionario, e si diceva che fosse quanto di meglio si poteva desiderare in fatto di lusso”.

Il Giudice Wargrave e il Generale Macarthur sono stati invitati con la promessa di rivedere lì dei vecchi amici.
Vera Claythorne e i coniugi Rogers sono stati assunti per lavorare per i signori Owen.
Il Dottor Armstrong e il Signor Blore sono stati convocati per mescolarsi agli ospiti e svolgere con discrezione il proprio mestiere.
Lombard e Marston, sono giunti sull’isola dopo aver ricevuto un ottimo incentivo in denaro mentre la Signorina Brent è stata tentata dalla lettera di una donna incontrata in villeggiatura qualche anno prima e che la invita con la promessa di “una vacanza con buona cucina familiare, brava gente all’antica e niente nudità o musica fino a tarda notte” il tutto assolutamente gratis.

L’isola si rivela un po’ diversa da quella che tutti avevano immaginato e i vari invitati scoprono presto di non conoscersi tra loro ma tutto questo non sembra turbarli né scoraggiarli, così prendono la barca che li conduce a destinazione senza sapere che questo viaggio cambierà per sempre le loro vite.

Vera osservò, sorpresa: «Ma è molto lontana dalla terraferma». Se l’era immaginata diversa: un’isola vicino alla terraferma, coronata da una bella casa bianca. Ma non si vedeva la casa: solo le rocce che componevano un disegno vagamente simile a una gigantesca testa di negro. C’era qualcosa di sinistro in quell’isola, che la fece rabbrividire leggermente.
[…]
Fred Narracott spense il motore, e il battello finì dentro una piccola insenatura fra le rocce.
«Dev’essere difficile approdare, col cattivo tempo» disse Philip Lombard.
Fred Narracott rispose: «Non si può approdare qui, quando c’è vento di sudest. Qualche volta, Nigger Island resta isolata dalla terraferma per una settimana e più».
Vera Claythorne pensò: “Fare provviste dev’essere difficile, ed è il peggior inconveniente delle isole. Tutti i problemi domestici si complicano”.
[…]
Il generale Macarthur esclamò: «Ah, che incanto!». Ma si sentiva inquieto. Era strano, maledettamente strano, quel posto.

Una volta arrivati sull’isola non c’è nessuna traccia dei padroni di casa e gli invitati si rendono conto che nessuno di loro ha mai visto i Signori Owen.
Nemmeno Thomas ed Ethel Roger, i domestici, che ricevono gli ospiti e che sono stati incaricati di prendersi cura di loro senza fargli mancare nulla hanno mai visto i loro datori di lavoro.
Nonostante l’assenza dei mittenti degli inviti la serata procede tranquillamente, il cibo è ottimo e il servizio impeccabile.
Durante la cena i commensali si rendono conto di un particolare e singolare centrotavola e lo commentano tra loro:

Improvvisamente Anthony Marston disse: «Graziose quelle figurine, vero?».
In mezzo alla tavola rotonda, su un centro di cristallo, c’erano delle statuine di porcellana.
«Negretti» soggiunse Anthony. «L’isola si chiama Nigger Island; immagino sia per questo.»
Vera si chinò a osservare: «Crede? Quante sono? Vediamo… Dieci? Sì, sono dieci. Ma che carini! Sono i dieci negretti della poesia. Nella mia camera è incorniciata e appesa sopra il caminetto».
«Anche in camera mia» disse Lombard.
«E nella mia.»
«Nella mia pure.»
Tutti fecero coro.
«Un’idea originale, no?» commentò Vera.
Ma il giudice Wargrave brontolò: «Puerile». E si versò un altro bicchiere di Porto.

Al termine della cena mentre tutti si rilassano piacevolmente ecco però accadere qualcosa di assolutamente incredibile e inquietante…

E in quel silenzio si udì la Voce. Improvvisa, inumana, penetrante…

Signore e signori! Prego, silenzio!

Tutti sussultarono. Si guardarono attorno, si fissarono l’un l’altro, scrutarono le pareti. Chi parlava?

La Voce continuò: una voce alta e chiara.

Siete imputati delle seguenti colpe:

Segue un dettagliato elenco di omicidi commessi a opera dei nostri protagonisti, ognuno di loro viene accusato di un crimine con date, nomi e cognomi delle vittime, davanti a quelle accuse lapidarie non sembrano esserci dubbi né scusanti.
Apparentemente ci troviamo proprio davanti a dieci assassini che sono tuttavia riusciti a “ingannare il sistema”, raggirare la giustizia e restare impuniti.

Da quel momento niente è più lo stesso e quella che sembrava dover essere per molti solo una simpatica vacanza o un lavoro temporaneo diventa un incubo a occhi aperti.
Il panico inizia a farsi spazio nei nostri protagonisti soprattutto quando uno dei commensali poco dopo aver confessato il suo crimine, del quale tra l’altro non sembra nemmeno particolarmente pentito, beve un sorso del suo drink e cade a terra morto, avvelenato con il cianuro.
All’inizio si valuta anche l’ipotesi del suicidio ma, quando l’indomani mattina un altro degli ospiti viene trovato morto nel suo letto, le cose iniziano a farsi davvero preoccupanti.

Inoltre si scopre che due delle dieci statuine che componevano il centrotavola sono sparite e che le morti sono avvenute in modi riconducibili alla filastrocca dei “dieci piccoli indiani”.

Se qualche sospetto inizia a farsi spazio nelle menti dei presenti la conferma definitiva arriva quando dopo la seconda morte l’orrore non si ferma, e in un crescendo di ansia e tensione vedremo morire uno dopo l’altro tutti i presenti seguendo esattamente lo schema dell’inquietante filastrocca.
Ma chi è l’assassino, dove si nasconde e perché ha deciso di attuare questo folle piano?
La polizia si troverà di fronte un caso quasi impossibile da risolvere e il finale a sorpresa è garantito.

Questo, tantissimi anni fa, è stato il primo libro di quest’autrice che ho letto ed è stato quello che mi ha fatto innamorare di lei e della sua incredibile ed attualissima penna, infatti nonostante i suoi libri abbiano quasi un centinaio d’anni lo stile con il quale sono scritti è assolutamente coinvolgente ed accattivante.

“Dieci piccoli indiani” è uno dei capolavori indiscussi di Agatha Christie, in questo romanzo pieno di suspense e colpi di scena è praticamente impossibile capire chi è l’assassino o di chi puoi fidarti.
Quando sembra di essere arrivati alla soluzione ecco che questa sguscia via tra le nostre mani quasi beffandosi del lettore.
L’unica cosa assolutamente palese è che dietro queste strane morti c’è uno schema ben preciso, c’è un disegno ben chiaro nella mente di chi ha organizzato questa “vacanza” a Nigger Island, niente è infatti lasciato al caso e ogni azione ha una motivazione.

Un romanzo che vi terrà davvero incollati alle pagine e con il fiato sospeso per tutto il tempo, un finale immenso e incredibile che solo una mente geniale come quella della Christie poteva ideare.

Il nostro giudizio:


TramaVoto 5


StileVoto 5


PiacevolezzaVoto 5