DONNE

di Charles Bukowski

Donne di Charles Bukowski
GenereNarrativa
EditoreCasa Editrice Guanda
Pagine:306
Edizione 4 Maggio 1995

a cura di Marinella Santopietro

Bentrovati amanti dei libri,
oggi vi porterò con me, alla scoperta di un’opera il cui autore, davvero singolare nel suo genere, è da tanti amato e da molti disprezzato. Il libro in questione è Donne, scritto dall’irriverente Charles Bukowski.
A lui, noi Penne, rendiamo omaggio nell’anno in cui ne avrebbe compiuti 100, attraverso rubriche e recensioni che potranno di sicuro essere utili a chi vorrà scoprire di più su un mito del ‘900. Seguitemi, vi porterò in America a fare la conoscenza di Henry Chinaski.

Sinossi

“Donne”. Fin dall’inizio, e per tutte le sue trecento pagine, il romanzo è la confessione esplicita, quasi ostentata, di una passione stregante: le donne per Bukowski sono un’attrazione costante, un bisogno che non conosce pause e che non si arresta neppure di fronte alle situazioni più disagevoli, o riprovevoli, o disgustose. No, la ricerca del narrante non si arresta di fronte a nulla, forse perché l’amore, e la lotta, tra i sessi è per lo scrittore americano il mezzo più sicuro per tenersi in rapporto con la realtà. In questo, che è il suo romanzo più esplicitamente erotico, Bukowski racconta con strepitosa immediatezza le sue – vere o immaginarie – avventure d’amore. Storie tumultuose, incontri sguaiati e grotteschi, memorabili o miserabili prodezze, dialoghi enormemente e quasi commoventemente sboccati, sullo sfondo di un’esistenza randagia, segnata da maratone alcoliche, gravata dalla continua e assillante ricerca di denaro, vissuta sempre e rigorosamente on the road.

Recensione

Donne di Charles Bukowski mi è capitato tra le mani all’improvviso, da tempo questo scrittore destava in me una curiosità particolare, leggevo spesso sue frasi di qua e di là, alcune volte poetiche, altre ritratto fedele della realtà nuda e cruda, altre ancora provocatorie e dissacranti. Nel mese in cui avrebbe festeggiato un secolo di vita, comincio il mio percorso per comprendere e conoscere meglio un personaggio che, ancora oggi, a 26 anni dalla sua morte divide nettamente l’opinione pubblica. Da tanti ritenuto indiscussa icona del secolo scorso, considerato un artista unico ed inimitabile, Bukowski è disprezzato e quasi ‘schifato’, passatemi il termine, dalla restante parte, etichettato come un “porco” ubriacone, non meritevole della fama e del successo che lo hanno visto protagonista dello scenario letterario. La cosa che mi colpisce è che Bukowski non lascia indifferente nessuno, lo si ama o lo si odia.
Donne è una specie di diario al cui interno la vita di Henry Chinaski, scrittore e poeta, viene raccontata senza tralasciare nessun dettaglio o azione compiuta da lui e da chi, soprattutto donne, lo circonda. Chinaski in realtà è la trasposizione su carta di Bukowski, si tratta quindi, di un testo autobiografico a cui, per sua stessa ammissione aggiunge un tocco di fantasia.
Come in tutti i diari, non c’è un filo conduttore, non c’è una storia vera e propria con un inizio, una trama e un epilogo. Donne è un susseguirsi di giornate in cui Henry parla in prima persona della sua esistenza vissuta in balia del caso, assecondando passivamente gli eventi e godendo di ogni occasione.

“Che razza di stronzo ero? Certo che ne giocavo, di sporchi tiri. Che cosa mi spingeva a farlo? Stavo cercando di pareggiare qualche conto? Potevo continuare a raccontare a me stesso che si trattava semplicemente di un lavoro di ricerca, di studio sulla donna? Lasciavo semplicemente che le cose accadessero senza fare niente, senza pensarci. Non pensavo a niente se non al mio stupido meschino piacere. Ero come un ragazzino viziato. Ero la peggiore di tutte le puttane;” […]

Non è facile per me trovare il modo giusto di trasmettere ciò che mi passava per la mente mentre leggevo e nemmeno ciò che nella mente è rimasto. È proprio questo che rende Bukowski così particolare.
Henry è un uomo sulla sessantina, brutto e con la pancia floscia, si alza la mattina, espleta i suoi bisogni fisiologici, molte volte specificandoli nel dettaglio, beve una delle prime birre di una lunga serie, esce per andare a comprare birra e alcolici nel negozio di liquori, per andare alle corse di cavalli e dalle sue donne.
Si, perché Chinaski è pieno di donne. Loro lo cercano, gli scrivono, lo contattano telefonicamente e finiscono nel suo letto. La sua fama di poeta gioca un ruolo fondamentale in tutto questo. Nemmeno lui, infatti, riesce a comprendere come donne giovani e tante volte bellissime possano approcciarvisi.
Se dovessi indicarne una tra tutte come protagonista del libro, non potrei farlo. Quello che mi sovviene è un elenco di nomi: Lydia, Tammie, Dee Dee, Debra, Sara e potrei continuare per molto ancora. Corpi: labbra, gambe e culi. Prestazioni sessuali varie, esplicite e non sempre appaganti. Atti quasi animaleschi fini a se stessi, senza coinvolgimenti, senza un futuro.
Le donne, sono fondamentali. Non come la birra ed il whisky, intendiamoci!

“Da dove venivano le donne? Ce n’era una scorta infinita. Ciascuna di esse era diversa, unica. Avevano la passera diversa, i seni diversi, la bocca diversa, ma nessun uomo poteva godersele tutte, ce n’erano troppe, con le gambe accavallate, a far impazzire gli uomini. Che pacchia!”

All’inizio della mia lettura e fin quasi a metà, ammetto che leggere di continuo la stessa storia, ripetuta, anche se con protagoniste diverse, mi ha irritata. Anche le frasi erano le stesse, un mantra che rischiava di annoiare. Ad un certo punto però, mi sono resa conto che non facevo più caso alle parole, erano diventate il linguaggio scurrile, esplicito e dissacrante necessario a comprendere.
Mi spiego meglio: se lo stesso libro fosse stato scritto da un autore educato, rispettoso e pudico, lo avrei abbandonato a metà. Non avrebbe avuto alcun senso proseguire. L’irriverenza, la provocazione, la voglia di uscire dagli stereotipi perbenisti e di condiscendenza esplode. Mettendo tutto in secondo piano. Henry Chinaski vive la sua vita fottendosene.

“Era un gran casino. La gente si aggrappava ciecamente a tutto quello che trovava: comunismo, macrobiotica, zen, surf, ballo, ipnotismo, terapie di gruppo, orge, ciclismo, erbe aromatiche, cattolicesimo, sollevamento pesi, viaggi, solitudine, dieta vegetariana. India, pittura, scrittura, scultura, composizione, direzione d’orchestra, campeggio, yoga, copula, gioco d’azzardo, alcool, ozio, gelato di yogurt, Beethoven, Bach, Buddha, Cristo, Meditazione Trascendentale, succo di carota, suicidio, vestiti fatti a mano, viaggi aerei, New York City, e poi tutte queste cose sfumavano e non restava niente.
La gente doveva trovare qualcosa da fare mentre aspettava di morire.
Era bello avere una scelta.
Io l’avevo fatta da un pezzo, la mia scelta. Alzai la bottiglia di vodka e la bevvi liscia. I russi sapevano il fatto loro.”

Ama bere, gli schiarisce le idee, e poi scrive, scrive, con una facilità assurda. Beve e scrive, scrive e beve. Anche durante e prima dei readings, che gli permettono di sopravvivere economicamente, lui beve. Fa quello che gli piace e legge le sue poesie per sbarcare il lunario. Un’ora o due che gli permettono di soddisfare le sue voglie per il tempo restante, da passare a bere, a fare sesso e a scrivere.
In fondo, la vita è una… quanti lo vorrebbero imitare? Quanti vivono senza preoccuparsi di piacere agli altri? Quanti non hanno paura di mostrare i propri difetti, i propri pensieri e di vivere secondo le proprie voglie non adeguandosi a ciò che li circonda?
Questo è il primo quesito che mi pongo e che, devo dire, ha trovato una risposta.
Durante la lettura, alle volte, ho avuto la sensazione che con le donne Chinaski colmasse un vuoto. Le donne a lui piacciono tanto, ma riempiono solo quel vuoto; non sono fondamentali come la macchina da scrivere o la birra, nessuna di loro è insostituibile, tutte intercambiabili come calzini. Tranne in un caso, forse, le donne le ho immaginate come ‘vuoti a perdere’, consumate e messe via.
Hank non si arrabbia mai, non ha reazioni, nemmeno quando una delle sue ‘scopate’ spacca il parabrezza della Volks, per esempio; nessuna gelosia, nessun rimpianto, nessun coinvolgimento.

«L’amore va bene per quelli che riescono a sopportare il sovraccarico psichico. È come trasportare sulle spalle un bidone pieno di spazzatura oltre un fiume di piscio in piena»

Il libro parla delle sue donne, come dicevo, non una in particolare. Giovani, meno giovani, ma comunque più giovani di lui. Di sicuro è ossessionato dalla gioventù. Tutte o quasi, donne problematiche: alcol, droga o mal di vivere. Anche questo colpisce, sembrano allodole attratte dalla luce. La scrittura di Bukowski è chiara, schietta, senza termini altisonanti, senza mezze misure. Arriva forte al lettore per i suoi toni provocatori, che riescono a catturare l’attenzione. Bukowski è stato per me una scoperta, che merita di sicuro un approfondimento, il prossimo passo sarà leggere le sue poesie. Non è stato semplice per me recensire Donne. Sono sicura di aver tralasciato degli aspetti fondamentali, e sono certa che di cose da dire ce ne sono tante ancora.
Il mio invito, però, è quello di abbandonare i pregiudizi e leggere questo libro, guardando al di là del sesso. Per me non è un libro erotico come dicono in tanti, erotismo sottozero direi e oltrepassato quel gradino, forse ognuno troverà un pezzetto di sé, pur non riconoscendolo.
Vi auguro buona lettura, sperando di aver convinto anche solo uno di voi a fare la conoscenza di Charles Bukowski.

Il nostro giudizio:


TramaVoto 4,5


StileVoto 4,5


PiacevolezzaVoto 4,5


CopertinaVoto 4,5


Voto finaleVoto 4,5

CHARLES BUKOWSKI

Charles Bukowski è nato ad Andernach, in Germania, nel 1920. È emigrato negli Stati Uniti con la famiglia all’età di due anni. È morto nel 1994 a Los Angeles, dove ha passato tutta la vita scrivendo, bevendo e cercando di lavorare il meno possibile. Tra i suoi titoli più noti apparsi in Italia: Storie di ordinaria folliaPanino al prosciuttoCompagno di sbronzeConfessioni di un codardoFactotumDonnePulp, Post Office e Taccuino di un vecchio sporcaccione.