FESTA DI NATALE

di Rex Stout

Festa di Natale di Rex Stout
Editore: Interlinea Edizioni
Genere: Gialli e Thriller
Pagine: 123
Edizione: 21 novembre 2003

Cari lettori,
anche se questo Natale sarà sottotono, niente può scalfire l’atmosfera suggestiva che questa festa porta con sé: le incrollabili tradizioni, come l’albero ed il presepe; gli scenografici addobbi; le luci che illuminano tutte le vie e le piazze delle nostre città; le canzoni senza tempo che fanno da colonna sonora.
Ed è proprio per tutto ciò che il Natale ha ispirato tantissimi scrittori di tutti i generi, per assurdo soprattutto i giallisti.
Eh sì, perché se è vero che siamo pervasi dalla magia del momento, è anche vero che spesso sotto il vischio, e dietro finti sorrisi e sguardi che vogliono apparire amorevoli, si celano ataviche gelosie, invidie e rancori, amplificati dallo sforzo di fingere affetto eterno.
Quindi, quale miglior momento per far riaffiorare l’odio e commettere un omicidio?
Con il libro di oggi, Festa di Natale di Rex Stout, insieme ai protagonisti Nero Wolfe e Archie Goodwin, daremo la caccia ad uno scaltro assassino.
Siete dei nostri? Ed allora buona lettura e, soprattutto, un sereno Natale a tutti voi da parte delle Penne Irriverenti.

a cura di Pamela Mazzoni

Sinossi

Nero Wolfe, il detective creato da Rex Stout, genio imponente e assorto, raffinato gastronomo e amante delle orchidee, che risolve i casi più difficili senza muoversi dalla sua casa di arenaria di New York, è alle prese questa volta con un delitto consumato durante una festa di Natale, durante la quale il suo fedele assistente Archie Goodwin dovrebbe dare l’annuncio del suo imminente matrimonio. Un misterioso Babbo Natale fugge dalla scena del crimine e sembrerebbe a prima vista essere l’assassino. Ma i colpi di scena, descritti con ironia e delicatezza, si accavallano e, pagina dopo pagina, il lettore scopre nuovi particolari, messi in luce con arguzia dal più famoso investigatore privato della letteratura poliziesca americana.

Recensione

In questo libro, Festa di Natale di Rex Stout, ritroviamo il gigantesco, burbero, spesso odiosamente sarcastico con chicchessia, ma geniale ed infallibile detective Nero Wolfe ed il suo esilarante e capace assistente Archie Goodwin, come sempre “io” narrante delle loro avventure.
Tutto prende avvio da un fatto quantomeno sconvolgente, sia per Wolfe sia per noi appassionati lettori: Goodwin annuncia al suo “signore e donno“, come è solito appellarlo, che sta per sposarsi. La cosa di per sé potrebbe essere una lieta novella, ma non per il misogino Wolfe il cui cuore, alla rivelazione che Goodwin porterà la futura moglie nella loro casa in arenaria della 35a Strada Ovest di New York, perde diversi colpi; allo stesso tempo è impensabile che il tombeur de femme, nonché impenitente scapolo Archie, abbia trovato la donna capace di farlo capitolare.

“Dal taschino interno della giacca estrassi un foglio ripiegato.
«Non avevo intenzione», gli dissi, «di tirarla fuori prima di domani, o magari anche più tardi, ma immagino che sia ora di farlo. Pazienza».
Mi alzai dalla sedia, spiegai il foglio e glielo porsi. Lui ripose il libro per afferrarlo, gli diede una scorsa, mi lanciò un’occhiata, guardò di nuovo il foglio e lo lasciò cadere sulla scrivania. «Pfui. Che fandonie sono queste?» sbuffò.
«Non sono fandonie. Come vede, è una licenza di matrimonio per Archie Goodwin e Margot Dickey. Mi è costata due dollari. Potrei fare lo svenevole al riguardo, ma non lo farò. Dirò soltanto che se finalmente ho abboccato all’amo, c’è voluta un’esperta. Intende dare la notizia alla festa di Natale in ufficio, e naturalmente ci devo essere. Quando si annuncia che si è preso un pesce all’amo è augurabile avere il pesce in carne ed ossa.”

Ed è proprio durante questo party natalizio organizzato nell’ufficio di Kurt Bottweil, dove la futura signora Goodwin lavora, che accade però l’impensabile: tra sorrisi, auguri e champagne servito da un cameriere travestito da Babbo Natale ecco che, dopo un nefasto brindisi, il padrone di casa si accascia a terra. Avvelenato.
Subito dopo il cameriere sparisce, lasciando dietro di sé solo il suo travestimento e la semplicistica e troppo scontata convinzione, nella polizia, che sia lui il colpevole. Ma nulla è come appare, in questo libro più che mai..
Al maniacale ed ossessivo Nero Wolfe, raffinato gourmet ed amante delle orchidee che coltiva con passione nella sua serra, e per cui il lavoro di detective rappresenta soltanto una noiosa appendice, dato che disprezza il denaro tanto quanto ne ha bisogno per mantenere il suo alto tenore di vita, non rimane altro che intervenire per sbrogliare la matassa ed assicurare l’assassino alla giustizia.
Seduto nella sua poltrona, a rimuginare ad occhi chiusi, con l’immancabile boccale di birra a portata di mano, il grosso e pigro detective userà il suo intuito sempre circondato dalle rassicuranti pareti della sua casa, dato che odia muoversi e lo fa solo in casi eccezionali, ed assolutamente mai per lavoro.
Ed è proprio così che l’indagine farà il suo corso, portando a galla rivalità, odio e gelosie, malamente nascosti dall’ipocrita aria festosa, fino a giungere ad un inaspettato finale, durante il quale Wolfe, come di prassi, riannoda tutti i fili pendenti, primattore che calca un personale palcoscenico, il suo soggiorno, davanti al pubblico involontariamente partecipe formato dai sospettati di turno.
Rex Stout, in Festa di Natale, non si smentisce: lo stile è quello consueto, fluido e scorrevole; la narrazione immancabilmente coinvolgente; i personaggi sempre ben caratterizzati e descritti ampiamente, sia i protagonisti, ormai considerati alla stregua di familiari, sia quelli secondari.
Ma l’affetto è soprattutto per loro, Wolfe e Goodwin: le due facce della stessa medaglia.
Impensabile l’uno senza l’altro: si completano e si compensano, riempiendo a vicenda i loro personali spazi vuoti; una coppia infallibile ed adorabile, spassosi anche nelle loro frequenti ed abituali scaramucce, che non sono altro che imperdibili e divertenti siparietti.
Inoltre, cosa non da sottovalutare, in questo libro l’autore ci mostra una parte di Nero Wolfe che appare raramente: nonostante il suo essere apparentemente empatico come un sasso ed i suoi atteggiamenti da incallito misantropo, il nostro detective un cuore ce l’ha, eccome, anche se questa “debolezza” preferisce celarla.
Che forse, a discapito della fama, anche Wolfe sia preda dell’atmosfera del Natale?

Il nostro giudizio:


TramaVoto 4,5


StileVoto 5


PiacevolezzaVoto 5


CopertinaVoto 3,5


Voto finaleVoto 4,5

Rex Stout

Nato a Noblesville [Indiana] l’1 dicembre 1886 (morto nel 1975). Esordì con un romanzo sperimentale ingiustamente poco considerato, Due rampe per l’abisso (How like a god, 1929). Si affermò poi come uno dei più celebri autori di romanzi polizieschi del secolo. Nelle sue trame perfette, percorse da una vena di sottile umorismo, domina il singolare personaggio di Nero Wolfe, il detective di genio imponente e assorto, raffinato gastronomo e coltivatore di orchidee, che risolve i casi più difficili senza muoversi di casa. Tra i titoli della sua vastissima produzione: La traccia del serpente (Fer-de-lance, 1934), Nero Wolfe e i ragni d’oro (The golden spider, 1953), Peggio che morto (Might as well be dead, 1956), Champagne per uno (Champagne for one, 1958), Troppi clienti (Too many clients, 1960), Gambit (1962).