FORMULE MORTALI

di François Morlupi

Formule Mortali di François Morlupi
Genere: Giallo Noir
Editore: Croce Edizioni
Pagine: 320
Edizione: aprile 2018

a cura di Pamela Mazzoni

Buongiorno a tutti, da molto tempo covavo il desiderio di leggere il libro di cui parleremo oggi, ma tra altri romanzi già avviati, impegni da portare a termine ed incombenze varie, sono passati ahimè dei mesi.
Poi il famigerato lockdown mi ha offerto la possibilità di mettermi un po’ in pari con le letture accantonate e finalmente ho letto, con estremo piacere e con un pizzico di rimorso verso l’autore per non averlo fatto prima, questo giallo che è l’opera prima di un valido e promettente scrittore.
Il libro in questione è Formule mortali, partorito dalla mente acuta e brillante dell’italo-francese, ma romano de Roma, François Morlupi. Buona lettura!

Sinossi

In una torrida estate romana un passante scopre un cadavere di un uomo atrocemente torturato e mutilato. Sul terreno insanguinato gli arti amputati disegnano una celebre formula fisica. È il primo di una serie di omicidi rituali che coinvolgono vittime senza alcun legame apparente. A tentare di risolvere il caso è chiamato il commissario Ansaldi, professionista integerrimo ma tormentato dall’ansia e dagli attacchi di panico.
Ad accompagnarlo in questa avventura verso il male, il vice ispettore Loy, una ragazza con un forte disturbo antisociale di personalità, e altri tre membri del commissariato di Monteverde. Tenteranno insieme di venire a capo di quello che ormai i media hanno battezzato come “il caso delle formule mortali”, un’indagine dopo la quale nessuno dei protagonisti sarà più lo stesso.

Recensione

Un felice esordio quello di François Morlupi, che con il suo “Formule mortali” dimostra di essere completamente a suo agio nei panni dello scrittore, confezionandoci una storia cruda ed avvincente, capace di toccare a pieno emozioni e paure e che inchioda il lettore alle pagine sin dall’inizio.
Siamo nel periodo del Ferragosto in una placida e sonnacchiosa Roma, i cui contorni sfocati riflettono il riverbero di un caldo torrido e soffocante.
Ma il male non conosce soste e la tranquillità vacanziera della Città Eterna viene scossa da una serie di raccapriccianti omicidi rituali: i corpi delle vittime vengono ritrovati martoriati da torture di antico retaggio, perpetrate con inaudita ed insana ferocia.
All’orrore del modus operandi si aggiunge il rinvenimento, nelle varie scene del crimine, di alcuni elementi comuni a tutti i delitti: tra questi, alcune formule scientifiche apparentemente slegate tra loro, ma in realtà con più legami di quello che appare ad una prima occhiata.
L’assassino è scaltro, crudele e molto pericoloso: sbeffeggia le forze dell’ordine, allestendo a bella posta una malvagia mise en scene, con l’arroganza e la sicumera di chi si ritiene infallibile.
Riuscirà la polizia a decifrare le tracce?
E, soprattutto, saranno in grado di bloccare l’attuazione del diabolico e perverso piano che si cela dietro a tutta questa violenza?
Una vera e propria gatta da pelare è il compito che viene affidato al commissariato di Monteverde, nella persona del commissario Ansaldi che, coadiuvato dalla sua squadra, si ritroverà così a muoversi in infide sabbie mobili, in un’indagine dove elementi di un lontano passato vanno insolitamente a braccetto con un preoccupante presente nel quale a farla da padrona è la tecnologia: ed ecco che siamo catapultati tra simboli e strumenti di tortura, testimoni dell’ennesimo atavico conflitto tra religione e scienza, qui a livelli di un malato fanatismo, che però hanno uno stretto legame con il dark web, l’oscuro e sommerso mare nelle cui acque il male è a proprio agio e dove arruola i suoi proseliti.
In una così difficile situazione la squadra capitanata da Ansaldi dovrà fare i conti con una violenza indicibile e tra interrogatori, vicoli ciechi, momenti di impasse, dolore e difficoltà anche personali, tutti i componenti riusciranno però a mantenere una rara umanità, mettendosi in gioco e rischiando anche la vita per scoprire e fermare chi si cela dietro a questi crimini.
Un’indagine questa che varcherà anche i confini nazionali in una corsa contro il tempo che li porterà sull’orlo di un precipizio, costretti a trovarsi faccia a faccia con una crudeltà che altererà i loro già fragili equilibri toccando le corde della loro interiorità.
E niente sarà più come prima.
Perché l’aberrazione umana molto spesso si fa scudo di personali e deliranti dogmi visti attraverso una lente che altera e distorce la realtà, creando mostri convinti di potersi arrogare il diritto all’onnipotenza che li porta dritti ad un’apoteosi di follia incontrollabile.
Con Formule mortali Morlupi riesce a trascinarci in un incubo, ma con altrettanta abilità intercala, a scene dal forte impatto emotivo, le coinvolgenti storie personali dei protagonisti, spesso sotto forma di battute ed aneddoti, in grado di far affiorare diversi sorrisi sulle nostre labbra; un modo per allentare la tensione senza però il venir meno dell’attenzione, che l’autore riesce a tenere sempre viva nel lettore.
I personaggi meritano una menzione a parte: figure che non ambiscono alla perfezione e per questo realistiche, autentiche, umane al punto che ti aspetti quasi che fuoriescano dalle pagine e si fermino nel tuo salotto a prendere un caffè e a fare due chiacchiere; non ci sono dubbi, li ami fin da subito, indistintamente.
A partire dall’inquieto ed ansioso, ma tenace ed abile, commissario Biagio Maria Ansaldi, un omone più grosso che alto, cui

“La barba folta brizzolata, unita a degli occhiali tondi blu da bohémien, assicuravano un’aria da poeta maledetto. Gli occhi neri, esaltati dalla particolare montatura, erano intensi, penetranti e grandi.”

La vita lo ha reso solitario ed introverso, al punto che riesce a gestire le situazioni più complicate ingurgitando Lorazepam come fosse acqua; ha una mania dell’ordine che cozza con il caos interiore che è una costante nella sua vita; ama l’arte in tutte le sue forme, con una particolare predilezione per la pittura.
La sua complessa personalità ed il patologico modo di isolarsi trovano una corrispondenza ed una strana alchimia con quelli della sua vice, Eugénie Loy.

“Siamo qui lui ed io, in una stanza di questo squallido ospedale in un orario in cui gente normale dorme. Due puntini in mezzo alla galassia che non stanno bene né da soli né insieme, né in luogo né in un altro. Come faremo per non inabissarci definitivamente? Ma soprattutto, che diavolo stai facendo qui, Eugénie? – si chiese lei?”

La Loy, che “Se fosse stata un caffè, sarebbe stata sicuramente uno amaro.”, è mal sopportata dal resto del gruppo, incapace secondo loro di provare sentimenti; ma dietro all’espressione perennemente triste del suo volto ed alla freddezza dei suoi atteggiamenti, si nasconde una ragazza fragile ed impaurita, che si costringe a rimanere distaccata per il timore di essere di nuovo ferita, come in passato, incapace di sopportare altro dolore.
E poi il duo Roberto Di Chiara e William Leoncini, simili a “Ripetenti del quinto superiore (…) In loro non c’era sostanza né continuità, ma entrambi potevano avere delle intuizioni che sfioravano la genialità.”; sempre insieme tra battute, passioni, spirito cameratesco e legati da una bella amicizia.
Ed infine Caldara, il paziente, tranquillo, gentile Matteo Caldara, che “Non è né sarà mai Messi, ma un buon Gattuso quello sicuramente.”, con una moglie oppressiva che però lui ama infinitamente, così come i due figli, e che sopperisce alla scarsa intuitività con un impegno indefesso nel lavoro.
Protagonisti ai quali l’autore dona uno spessore psicologico notevole, caratterizzati come sono da ossessioni, tormenti interiori, paure e debolezze: mille sfaccettature che ce li rendono indimenticabili.
Ma non crediate che i personaggi secondari siano da meno, anzi, tanto ben descritti che si ritagliano, anche se in poche righe, un posto nel cuore del lettore.
Lungo il racconto di “Formule mortali” Morlupi, con elegante nonchalance e senza alcuna pedanteria, dissemina tematiche importanti ed attuali e si muove agilmente e con notevole competenza tra chimica, fisica, matematica e i segreti del web, non tralasciando di dipingere un quadro che trasuda grande amore ma anche obiettività sulla sua città natale, Roma: ancora oggi ammantata da un fascino senza tempo, offuscato però dalle gravi problematiche che l’affliggono.
“Formule mortali” è un noir degno di questo nome, caratterizzato da una struttura suggestiva, da una scrittura fluida, veloce e chiara, con una narrazione a tratti spietata nei particolari ma altamente coinvolgente, e grazie all’utilizzo di capitoli brevi la suspense si mantiene viva fino al sorprendente finale, che ci apre nuovi scenari in attesa del prossimo libro che, speriamo, potrà uscire a breve.
François, chapeau!

Il nostro giudizio:


TramaVoto 4


StileVoto 4,5


PiacevolezzaVoto 4,5


CopertinaVoto 4


Voto finaleVoto 4,5

L’Autore

François Morlupi (Roma, 1983), italo-francese, lavora in ambito informatico in una scuola francese di Roma. Grande appassionato di gialli in generale, e in particolare di quelli scandinavi, di storia contemporanea e di film coreani.
Formule Mortali, il suo esordio letterario, è un noir ambientato nei luoghi e fra la gente della Roma che frequenta quotidianamente.