FREDDIE MERCURY. UNA BIOGRAFIA INTIMA

di Peter Freestone

Freddie Mercury.Una biografia intima

a cura di Pamela Mazzoni


Freddie Mercury. Una biografia intima di Peter Freestone
Genere:Biografia
Editore: Arcana
Pagine:254
Edizione: ottobre 2019

Buongiorno cari lettori, oggi vi proponiamo una biografia su uno dei cantanti più iconici della storia della musica, colui al quale la frase “genio e sregolatezza” calza come un guanto. Un personaggio unico, complicato ed affascinante come pochi, una voce incredibile capace di far vibrare le corde dell’anima, l’uomo che mi ha rubato un pezzo di cuore. Signore e signori, vi presento Freddie Mercury, attraverso il libro Freddie Mercury.Una biografia intima

Sinossi

Questa è la storia di chi voleva vivere per sempre. Freddie Mercury scintillava per l’innato carisma, e non è stato dimenticato: oltre cento statue in tutto il mondo documentano la sua gloria. Ma questo libro racconta l’uomo, prima che l’artista, e lo fa con la voce intima di chi ha vissuto al suo fianco, giorno dopo giorno, per oltre dodici anni. Peter Freestone si è preso cura di Freddie ricoprendo i ruoli più disparati: per lui ha cucinato e ha lavato piatti, è stato maggiordomo, cameriere, valletto, segretario, amanuense, uomo delle pulizie, consulente. E baby-sitter. Lo ha visto all’opera quando la sua capacità creativa era straripante ed è stato testimone delle sue frustrazioni davanti alle avversità della vita. Gli ha fatto anche da guardia del corpo e alla fine, ovviamente, da infermiere.

Recensione

L’autore di questo libro, “Freddie Mercury. Una biografia intima.” è Peter Freestone, (conosciuto anche come “Phoebe” data la mania di Freddie di dare nomignoli a tutti), che con il cantante ha vissuto dodici anni giorno e notte, ricoprendo vari ruoli: da addetto al guardaroba, ad assistente, segretario, cameriere, factotum ed infine infermiere, assistendolo nel periodo più buio, quello della malattia antecedente la conseguente morte. Un’amicizia solida la loro, cresciuta e rafforzata dai tours in giro per il mondo, dalle registrazioni dei dischi, dalla quotidianità tra le pareti di casa e dalle nottate di bagordi tra un night e l’altro.

Freestone nella prima parte del libro risulta un po’ prolisso, quasi didascalico, nel presentarci un elenco cronologico di eventi più che altro legati alle tournée ed alle lunghe sessioni in sala di registrazione che, a dispetto del titolo, di intimo hanno ben poco; tra l’altro lo stile risulta impersonale, quasi freddo e privo di coinvolgimento emotivo, cosa che di certo non mi aspettavo da una persona che ha condiviso tanto con Mercury.

Fortunatamente, però, da circa la metà in poi il registro cambia e ci addentriamo con estremo piacere nella conoscenza dell’anima più profonda di uno dei più grandi performers che la musica abbia mai avuto. Tra aneddoti, storie divertenti, momenti bui, ricordi preziosi ecco fuoriuscire dalle pagine il ritratto che spoglia della tutina aderente il talentuoso e carismatico genio delle sette note e ci mostra l’uomo generoso, dotato di uno spiccato sense of humour, amante dell’arte, del Giappone e dei gatti (la sua preferita era Delilah, cui ha dedicato anche l’omonima canzone).

Se Freddie era via da Londra, ogni tanto sentiva il bisogno di – telefonare ai gatti -. Dall’albergo chiamava Stafford Terrace per parlarci. Mary teneva a turno Tom e Jerry vicino alla cornetta del telefono perché sentissero la voce del padrone: la stessa scena si ripeté negli anni, con tutti i felini che di volta in volta abitarono casa Mercury.

Il cantante nutriva un bisogno viscerale di cavalcare sempre l’onda, abbeverandosi della vita come da una fonte miracolosa, dormendo poco perché secondo lui era uno spreco di tempo. Ma proprio colui che in pubblico risultava immenso, che con la sola presenza scenica sul palco infiammava gli stadi, nel privato era fragile e vulnerabile, con la spasmodica necessità di essere sempre circondato da amici. L’istrionico Freddie adorava essere una Queen amata e venerata, non per mero egocentrismo però, piuttosto per il doloroso bisogno di essere parte di un tutto, riuscendo a creare in questo modo quel nucleo familiare che gli era mancato da piccolo. Non per questo peccava di ingenuità, anzi: non sopportava chi gli dava sempre ragione, gli adulatori erano banditi dalla sua cerchia di amicizie.

Odiava gli adulatori, i tirapiedi fautori del politically correct. Se si detestano i leccapiedi, bisognerebbe incoraggiare chi ha la forza di esprimere il proprio dissenso, sia di fronte a un: – No grazie -, sia a un: – No, e vaffanculo! – . Freddie stimava enormemente la gente spontanea, e si teneva stretti gli amici e i colleghi che non abbassavano la testa davanti a lui. Magari ci litigava, ma poteva sapere davvero come la pensavano.

Freddie cercava lo scontro, la polemica costruttiva, il raffrontarsi vis a vis: era la sua linfa vitale, e la sua creatività se ne alimentava con avidità. Il successo gli aveva aperto molte porte, ma rifuggiva i giornalisti e le cerimonie a cui di rado presenziava; preferiva di gran lunga organizzare feste nella sua meravigliosa villa, Garden Lodge. Freestone tra l’altro ce la descrive in modo minuzioso e riusciamo a vederne tutti i particolari, i suoi occhi diventano i nostri e ci rendiamo conto che quella non è una semplice casa, è lo scrigno che protegge il cuore e l’anima di Freddie Mercury. Tutto il suo essere è stato assorbito da quel luogo, e lì rimarrà per sempre.

Le inclinazioni artistiche di Freddie non si limitavano alla sua attività musicale in studio o sul palco, ma riguardavano ogni aspetto della sua vita. Passò i suoi anni a collezionare persone e oggetti d’arte, tutti tessere del grande mosaico che aveva in testa. L’abitazione di Garden Lodge rappresentava il coronamento delle sue propensioni. Più che una casa, era la tela su cui aveva dipinto la propria vita, circondandosi con la sua idea di bellezza.

Peter Freestone ad un certo punto con Freddie Mercury.Una biografia intima ci fa fermare e ci dà il tempo di prendere fiato e poi, in punta di piedi, ci accompagna in quello che è il periodo più triste della vita di Freddie, quello della malattia che l’ha portato via. Conosciamo tutti la tragica fine della storia, ma sentirlo raccontare da chi era presente ci trasmette un gran dolore e ci ammanta di tristezza infinita per l’ineluttabilità di un destino ormai segnato. Quello stesso destino però non ha impedito a Freddie Mercury di ottenere quello che più desiderava: non voleva essere una star, ma diventare una leggenda.

E ci è riuscito.

Il nostro giudizio:

Stile

Trama

Piacevolezza

Copertina

Voto finale

Peter Freestone

Peter Richard Leslie Freestone, classe 1955 da Carshalton, nel Surrey. Nel 1979, mentre lavora come costumista alla “Royal Opera House” di Londra, incontra per la prima volta Freddie Mercury, ospite di un gala di beneficenza. Scambiano qualche parola, e due settimane dopo riceve una telefonata dal management dei Queen in cui gli propongono un contratto come costumista per il tour della band. Oggi vive in Repubblica Ceca.