GLI INDIFFERENTI

di Alberto Moravia

Gli indifferenti di Alberto Moravia
Editore: Bompiani
GenereNarrativa
Pagine:324
Edizione: 31 Marzo 2016

a cura di Rosa Zenone

Bentrovati cari amici lettori, oggi comincia la nostra rassegna su Moravia, autore al quale abbiamo dedicato la nostra scheda d’autore, e non potevamo non cominciare dalla sua prima opera nonché una delle più famose, Gli Indifferenti; un libro che vale sempre la pena rileggere per soffermarcisi sempre più e naturalmente, per chi non l’avesse mai fatto, leggere per la prima volta, state certi che non vi lascerà “indifferenti” 😉

Sinossi

Quando Alberto Moravia cominciò a scrivere questo capolavoro, nel 1925, non aveva ancora compiuto diciott’anni. Intorno a lui l’ltalia, alla quale Mussolini aveva imposto la dittatura, stava dimenticando lo scoppio d’indignazione e di ribellione suscitato nel 1924 dal delitto Matteotti e scivolava verso il consenso e i plebisciti per il fascismo. Il giovane Moravia non si interessava di politica, ma il ritratto che fece di un ventenne di allora coinvolto nello sfacelo di una famiglia borghese e dell’intero Paese doveva restare memorabile. Il fascismo eleva l’insidia moderna dell’indifferenza a condizione esistenziale assoluta.

Recensione

Gli indifferenti è un’opera incentrata su una famiglia borghese ormai quasi in bancarotta, gli Ardengo, ossia la madre Mariagrazia e i due figli Michele e Carla. Il libro appare come un dramma di ambientazione borghese, le scene sembrano scorrere su un palcoscenico dinanzi ai nostri occhi. Pochi personaggi e poche ambientazioni caratterizzano quest’opera che scorre rapida ma in grado di scalfire in ogni pagina.

Lo spaccato familiare che Moravia dipinge è sconcertante e in grado di turbare e mandare in tumulto qualunque animo attraverso l’approfondita introspezione degli Ardengo con il loro inconfondibile marchio di indifferenza. Un sentimento che pervade perfino la loro villa, rendendo l’abitazione un luogo asfissiante e non certo una culla di serenità e sicurezza.

“(…)in quel corridoio l’abitudine e la noia stavano in agguato e trafiggevano l’anima di chi vi passava come se i muri stessi ne avessero esalato velenosi spiriti; tutto era immutabile, il tappeto, la luce, gli specchi, la porta a vetri del vestibolo a sinistra, l’atrio oscuro della scala a destra, tutto era a ripetizione.”

Ad appesantire l’irrespirabilità dell’aria contribuisce Mariagrazia, una donna “matura e puerile”, alquanto insopportabile e amante del lusso, che si non risparmia in ostentate moine e scenate di gelosia allo storico amante, Leo Merumeci. Leo è l’incarnazione tipo del borghese, ricco, pragmatico e ancorato alla materia, sia essa carnale o venale. Tale natura è esplicata nel debito che vi hanno gli Ardengo, e che per estinguerlo rischiano di dovergli cedere la propria villa, ma soprattutto da un altro aspetto,  che diviene il perno centrale del romanzo e che lo insidierà di una vigorosa tensione.

 Egli infatti ha messo gli occhi sulla giovane e procace Carla e ha tutta l’intenzione di sedurla, ciò ce lo fa apparire come un essere alquanto viscido. Leo è però un personaggio lineare e coerente, ma soprattutto immune alla sofferenza.

Mentre, la sofferenza, certo non si può dire estranea ai due ragazzi Ardengo. Carla è esasperata dalla propria piatta esistenza e vorrebbe avviare una nuova vita, per uscire da quell’indifferenza è disposta a compiere qualunque gesto, di qualunque portata, poiché ella mira ad ottenere una scossa e la totale distruzione di sé e del proprio mondo.

“ “Finirla”, pensava “rovinare tutto…” e le girava la testa come a chi si prepara a gettarsi a capofitto nel vuoto.”

Le morbose e audaci attenzioni di Leo potrebbero rivelarsi adatte allo scopo, inoltre contribuiscono a complicare la trama e allettano la nostra curiosità nel prosieguo.

Ancor più tormentato di Carla, è il fratello Michele, il malato di indifferenza per antonomasia. Egli è davvero il tipico protagonista ideato da Moravia, incapace di aderire alla realtà e di provare i sentimenti secondo quello che è un comune e diffuso sentire. Si sforza di aderire a quelli che sono i comportamenti e gli atteggiamenti che ci si aspetterebbe da lui, ma data la poca convinzione e il gioco di finzione ottiene risultati alquanto mediocri e che rendono le sue uscite tragicomiche.

“Invece egli non era così; schermo bianco e piatto, sulla sua indifferenza, i dolori e le gioie passavano come ombre senza lasciare traccia, e di riflesso, come se questa sua inconsistenza si comunicasse anche al suo mondo esterno, tutto intorno a lui era senza peso, senza valore, effimero come un giuoco di ombre e di luci (…)”

Michele è inerme, e qualunque evento gli si scagli davanti egli è incapace di provare qualcosa se non indifferenza. È il protagonista assoluto e il più complesso, gioca un ruolo di primo piano ma quasi da spettatore esterno che assiste ai cambi di scena senza mai prendervi realmente parte.

Tanto più risalta la sua indifferenza nel confronto con altri personaggi, Lisa l’amica della madre invaghitasi di lui, ma soprattutto con Leo, un uomo che dovrebbe odiare per l’arroganza e le angherie ma ne risulta impossibilitato.

Il suo animo è pervaso di una forte nostalgia di tempi passati, di quei tempi in cui la realtà era afferrabile e qualunque atto scaturiva spontaneo e sincero.

“(…) quando la vita non era come ora ridicola, ma tragica, e si moriva veramente, e si uccideva, e si odiava, e si amava sul serio, e si versavano vere lacrime per vere sciagure, e tutti gli uomini erano fatti di carne ed ossa e attaccati alla realtà come alberi alla terra.”

Moravia in Gli indifferenti adotta una focalizzazione interna dal punto di vista dei suoi vari personaggi, in tal modo mette in rilievo tutto l’assurdo della loro condizione ma allo stesso tempo ne evidenzia lo spessore  rinvenibile in individui in carne ed ossa. Con perizia crea dei personaggi verosimili e dotati di vita propria, attraverso una forte introspezione ne scandaglia i pensieri con tutte le proprie contraddizioni senza mai saltare su un piano sicuro e banale, bensì infondendo loro una complessità difficilmente emulabile.

La prosa di Moravia è veloce, scorrevole e rapida, ma allo stesso tempo in grado di fornire impressioni vive e indelebili.

Gli indifferenti è una lettura che crea un certo turbamento, ma ciò proprio per la capacità di essere una rappresentazione di esseri imperfetti e autentici. Il lettore partecipa alla lettura emotivamente e intellettualmente: riflette, soffre, sorride, si arrabbia, fa il tifo, si incuriosisce nel proseguire e conoscere le sorti della famiglia. Ma soprattutto avverte tutta l’angoscia di quelle esistenze ordinarie.

Indubbiamente l’opera rimane a distanza di quasi un secolo uno di quei libri in grado di segnare per sempre l’esistenza del singolo e di non esaurire mai la propria carica imperitura.

Gli Indifferenti è un capolavoro dall’inizio alla fine, un libro che rigetta scorciatoie per immergersi nel più intricato groviglio mentale umano, e lo fa in modo del tutto sublime.

“(…) non c’era rimedio, tutto era inamovibile e dominato da una meschina fatalità.”

Il nostro giudizio:

TramavOTO 5/5

StilevOTO 5/5

PiacevolezzavOTO 5/5

CopertinavOTO 5/5

Voto finalevOTO 5/5

Alberto moravia

Alberto Pincherle Moravia (Roma, 1907 – 1990), è stato scrittore, giornalista, saggista, reporter di viaggio e drammaturgo. È uno dei più importanti romanzieri italiani del XX secolo. Collaborò con giornali come La stampaIl Corriere della sera e L’Espresso. Tra i suoi libri più noti e tradotti in tutto il mondo Gli indifferentiLa ciociaraLa romanaRacconti romani e La noia. Nel 1952 venne insignito del premio Strega per I racconti, messi all’Indice dalla Chiesa. Dai suoi romanzi sono stati tratti numerosi film, tra i quali La ciociara di Vittorio De Sica, Il disprezzo di Jean-Luc Godard e Il conformista di Bernardo Bertolucci.