I GRANDI RIFIUTI – (Prima parte)

Curiosando in punta di libri – I GRANDI RIFIUTI (Prima parte)

a cura di Pamela Mazzoni


Cari lettori, Snoopy non è l’unico aspirante scrittore ad aver ricevuto tanti rifiuti.
La storia letteraria ci racconta di molti incredibili “No, grazie” che poi si sono dimostrati delle solenni cantonate prese da editori, o chi per loro, che hanno incredibilmente rifiutato testi, che poi si sono rivelati dei capolavori, di autori che, al contrario delle loro previsioni, hanno ottenuto un grandissimo successo.
Per spezzare una lancia in loro favore c’è da dire che spesso sono stati costretti in alcuni casi dal contesto storico, in altri dalla pressione della censura, in altri ancora perché magari il libro proposto non rientrava nelle scelte della stessa casa editrice.
Comunque sia e in ogni caso sono stati errori madornali che hanno fatto mangiare le mani a chi li ha compiuti.
Con Curiosando in punta di libri andremo a scoprirne qualcuno tra quelli più eclatanti e, dove possibile, leggeremo anche stralci di alcune lettere di rifiuto, con annesse variopinte motivazioni, inviate agli autori e pubblicate qualche anno fa dal Telegraph.
Seguiteci!

ECCO A VOI I RIFIUTI A:

Stephen King

«Non siamo interessati alla fantascienza distopica. Non vende.»
Queste lapidarie parole furono usate da uno dei tanti editori a cui Stephen “The King” aveva inviato il manoscritto di Carrie, il suo primo romanzo.
Così tanti furono i rifiuti inanellati in poco tempo che l’autore si convinse di avere davvero scritto una schifezza, tanto che gettò quella bella pila di fogli nel cestino.
Fortunatamente la moglie Tabitha credeva in lui più di King stesso: raccolse il tutto e lo inviò all’ennesima casa editrice, che finalmente lo pubblicò nel 1974 con una tiratura di 30mila copie.
L’anno successivo furono quasi un milione…e meno male che non doveva vendere.
Nonostante il tempo trascorso Carrie, pur essendo un horror, rimane un testo attualissimo, trattando temi quali l’adolescenza, il bullismo e l’emarginazione.

“Quasi nessuno scopre mai che le sue azioni feriscono davvero gli altri. La gente non migliora, diventa solo più furba. Quando diventi più furbo, non smetti di strappare le ali alle mosche, cerchi solo di trovare dei motivi migliori per farlo.”

Mario Puzo

Mario Puzo, americano di origini campane e già autore di alcuni romanzi, a quarantacinque anni aveva 5 figli e molti debiti contratti a causa del vizio del gioco.
Nella sua testa vorticava però la saga di una famiglia mafiosa e propose questa sua idea a ben otto case editrici, con lo scopo di ottenere un anticipo: la risposta unanime fu un bel “Non siamo interessati.”

Fortunatamente Puzo non si perse d’animo: si chiuse in uno scantinato e dette alla luce il capolavoro che tutti conosciamo, Il Padrino, che fu pubblicato negli Stati Uniti il 10 marzo 1969.
Quando si arrivò alla versione italiana, questo romanzo ricevette rifiuti illustri anche dalle nostre case editrici tra cui Rizzoli, Mondadori e Feltrinelli, tutti concordi nel definirlo un romanzo volgare, troppo crudo e violento.
Fu la Dell’Oglio a crederci e a stampare in Italia nel 1970 il romanzo che in totale fino ad oggi ha venduto ben 21 milioni di copie.

“Sono cosa nostra – sentenziò Don Corleone – questi sono affari nostri. Amministriamo il nostro mondo da soli, perché è cosa nostra.”

Frederick Forsyth

La W.H. Allen&Company, dopo aver letto il manoscritto di uno scrittore allora sconosciuto, glielo rispedì al mittente dicendogli senza mezzi termini che “quello non era un libro interessante”.

Ebbene, l’autore era Frederick Forsyth e il romanzo secondo loro da cestinare Il giorno dello sciacallo.
Peccato per il loro affrettato giudizio, dato che lo stesso romanzo fu pubblicato poi nel 1971 e da allora ha venduto 10 milioni di copie, rimanendo tutt’oggi una pietra miliare del genere spy-story.

“Erano gli occhi che lo lasciavano perplesso. Ne aveva visti di ogni genere, quelli umidi e miti dei deboli, quelli opachi e impenetrabili degli psicopatici e quelli vivaci e attenti dei soldati.”

Antonio Pennacchi

Furono molte le porte sbattute in faccia al nostro Antonio Pennacchi, morto di recente il 3 agosto scorso, per il suo primo romanzo Mammut, scritto nel 1987.
La prima volta che decise di proporre il suo lavoro, Pennacchi partì con la sua 127 carica di copie del libro alla volta di Milano e le lasciò a tutte le case editrici, famose e non.
Molte non gli risposero neppure e alcune gli inviarono lettere tutte sullo stesso tono: “Ci dispiace ma il suo libro…”

Dopo anni di rifiuti e sei stesure, Mammut fu pubblicato nel 1994.

“E poi io credevo a una cosa. Avevo in testa un mito. Un’idea. Purtroppo la storia è andata avanti: la classe operaia, come classe che doveva dirigere tutto, come diceva Marx… oramai è una specie in via d’estinzione. Anche numericamente. Come il lupo… Ci siamo estinti già da un pezzo. Come il bisonte dell’Europa. Come i Mammut.”

Siamo giunte al termine delle nostre curiosità, ma riprenderemo l’argomento nel prossimo appuntamento tra due mercoledì.

Le Penne Irriverenti vi augurano un buon proseguimento di settimana!