I GRANDI RIFIUTI – (QUARTA E ULTIMA parte)

Curiosando in punta di libri – I GRANDI RIFIUTI (Quarta e ultima parte)

a cura di Pamela Mazzoni


Bentrovati ai nostri lettori, con oggi concludiamo il tema dei rifiuti in campo letterario.
Abbiamo visto che molti scrittori diventati poi celeberrimi non sono stati immuni dal ricevere giudizi negativi sulle loro prime opere, questi però non hanno inficiato il risultato finale: quelle stesse opere sono poi diventate caposaldi della letteratura.

Che questo sia di sprone agli autori emergenti: non lasciatevi abbattere dai “no” delle case editrici e continuate a credere in voi stessi e nel vostro lavoro.
Non si può mai dire quello che potrebbe succedere…

“La scrittura esige virtù scoraggianti, sforzi, pazienza; è un’attività solitaria in cui il pubblico esiste solo come speranza.”
(Simone De Beauvoir)

ECCO A VOI I GRANDI RIFIUTI A:

Anna Frank

“La ragazza non possiede, a mio parere, una speciale percezione o sensibilità che sollevi quel libro al di sopra del livello di curiosità.”
Questo fu l’illuminato giudizio di uno dei 15 editori che bocciarono il Diario di Anna Frank.
Il libro, scritto da Anna stessa sotto forma di opera diaristica e ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale, fu ritrovato dal padre Otto, unico superstite della famiglia, che decise di renderlo pubblico; non prima però di aver eliminato per pudicizia le parti dove Anna parlava della sua sessualità (per la versione integrale si dovrà aspettare il 1980).
Dopo i suddetti rifiuti il libro fu pubblicato il 25 giugno 1947 dalla casa editrice Contact di Amsterdam con il titolo di Het Achterhuis, “L’alloggio”, con una tiratura iniziale di appena 3mila copie.
Ebbene sì, la convinzione che traspare dalle parole della lettera di rifiuto forse si è sgretolata di fronte ai dati di fatto: il Diario di Anna Frank è uno dei libri più letti al mondo con quasi 30 milioni di copie vendute.

“Viviamo tutti con l’obiettivo di essere felici; le nostre vite sono diverse, eppure uguali.”

John Le Carré

Lo scrittore britannico, maestro della spy story ed ex agente segreto al servizio di Sua Maestà, aveva già scritto alcuni libri quando presentò “La spia che venne dal freddo” ad alcuni editori.
Uno di essi, nel passare il manoscritto a un suo collega, presentò l’autore e il suo lavoro con questo scarno e nient’affatto lungimirante biglietto da visita: “Benvenuto in Le Carré, non ha nessun futuro.”
La risposta a questa gentilissima presentazione arrivò nel 1963 quando il romanzo fu pubblicato: fama mondiale per l’autore e ad oggi 20 milioni di copie vendute.
Mutismo e rassegnazione.

“L’aeroporto gli ricordò la guerra: macchinari, mezzo nascosti dalla nebbia, nell’attesa paziente di coloro che li facevano andare; voci risonanti e i loro echi, un grido improvviso e l’assurdo ticchettio dei tacchi di una ragazza su un pavimento di pietra, il rombo di un motore che poteva esserti vicinissimo. Dappertutto quell’aria di complotto che nasce tra coloro che sono in piedi dall’alba.”

Vladimir Nabokov

“Per gran parte è nauseante, anche per un freudiano illuminato… è una specie di incrocio instabile tra una realtà orribile e una fantasia improbabile. Spesso diventa un sogno a occhi aperti nevrotico e selvaggio… Consiglio di seppellirlo sotto una pietra e tenerlo lì per almeno mille anni.”
Si, lo ammetto, è una lettera di rifiuto piuttosto impietosa e offensiva, ma “Lolita” era un libro troppo forte e scabroso per le menti bigotte e puritane del tempo.
C’è da dire però che Vladimir Nabokov, esule russo che viveva negli Stati Uniti dal 1940, non difettava né di talento né tantomeno di perseveranza.
Dopo due anni di categorici rifiuti da parte delle case editrici americane, Nabokov riuscì a far pubblicare il suo romanzo in lingua inglese in Francia nel 1955 dall’Olympia Press, una casa editrice specializzata in letteratura erotica.
Il libro però risultò troppo scandaloso anche per gli animi alquanto libertini dei francesi, tanto che l’allora Ministro degli Interni lo mise al bando.
Lolita uscì poi in Gran Bretagna nel 1957, l’anno successivo negli Stati Uniti mentre in Italia arrivò solo nel 1962.
Una riflessione sulle parole dell’editore: sì, è vero, forse era meglio seppellire Lolita visto che è stato tradotto in sole 30 lingue e ha venduto appena 50 milioni di copie…

“Lolita, luce della mia vita, fuoco dei miei lombi. Mio peccato, anima mia.”
Con questa quarta parte siamo giunte definitivamente al termine di queste particolari curiosità sugli inizi degli scrittori di cui forse non tutti erano al corrente e salutiamo i grandi rifiuti ricevuti dai nostri amati scrittori.
Nella speranza che l’argomento sia stato di vostro gradimento, vi diamo appuntamento tra due settimane con nuove e interessanti aneddoti, sempre legati al mondo letterario.
Buon proseguimento!