I GRANDI RIFIUTI – (Seconda parte)

Curiosando in punta di libri – I GRANDI RIFIUTI (Seconda parte)

a cura di Pamela Mazzoni


“Il successo non è mai definitivo, il fallimento non è mai fatale; è il coraggio di continuare che conta.”

Winston Churchill


Ben ritrovati a tutti i lettori nella nostra rubrica Curiosando in punta di libri.
La frase sopracitata calza a pennello ai tanti scrittori, poi diventati celebri, che all’inizio della loro carriera hanno ricevuto dei sonori rifiuti dalle case editrici; ma chi con la perseveranza, chi con l’appoggio di persone che credevano in loro, chi con un pizzico di fortuna non hanno desistito dai loro propositi e hanno raggiunto l’agognato successo, alla faccia di tutti quelli che avevano chiuso loro la porta in faccia.
Oggi continuiamo il nostro viaggio alla scoperta di alcuni dei più eclatanti e perentori “No, non siamo interessati!” ricevuti da molti scrittori: abbagli che ancora bruciano alle case editrici che li hanno presi.
Che dire, è proprio vero che tutti possiamo sbagliare…

Siete pronti? Allora cominciamo!

ECCO A VOI I RIFIUTI A:

Primo Levi

Nel 1948 Natalia Ginzburg e Cesare Pavese erano rispettivamente lettrice e direttore editoriali di Einaudi.
Furono loro a rifiutare seccamente Se questo è un uomo di Primo Levi.
La motivazione? Secondo loro era un libro che non interessava… (ma come??)
Levi attese pazientemente finché non trovò una piccola casa editrice, la De Silva, che ne stampò inizialmente solo 2500 copie, aumentate poi di parecchio nel corso degli anni.
Dopo un secondo, e aggiungerei ingiustificabile, rifiuto Einaudi capitolò: ci mise però ben dieci anni a capire il valore di questo indimenticabile libro che nel 1958 entrò nel loro catalogo.
Meglio tardi che mai!?

“Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case,
Voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d’inverno.
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi; Ripetetele ai vostri figli.”

JK Rowling

Si vocifera che siano stati ben 12 i rifiuti alla celebre autrice il primo romanzo della saga con il maghetto più amato al mondo, Harry Potter e la Pietra Filosofale, convinti che fosse “troppo lungo per essere un libro per bambini” e consigliando alla Rowling di non abbandonare il suo lavoro da impiegata, certi che come scrittrice avrebbe fatto la fame.
Effettivamente non avevano tutti i torti, dato che la saga di Harry Potter ha venduto soltanto 450 milioni di copie…
Fu però merito di Alice, una bimba di allora 8 anni e figlia del fondatore della casa editrice Bloomsbury, Nigel Newton, se la Rowling e la sua creatura spiccarono il volo verso il successo mondiale: il padre le fece leggere il primo capitolo e la bambina ne fu talmente entusiasta da pretendere di leggere anche tutto il resto.
Fu così che Harry Potter fece il suo trionfale ingresso nelle nostre vite il 26 giugno 1997, il resto è storia.

Un ulteriore curiosità su questa prima edizione, che ora è molto rara dato che la tiratura fu di sole 500 copie, è che in copertina fu messo per esteso il primo nome dell’autrice, mentre invece dovevano essere messe solo le iniziali, quelle JK che adesso sono inconfondibili, e ne fu così bloccata la diffusione.
Stesso errore nella prima edizione italiana, pubblicata da Salani nel 1998, con in più un altro refuso: sul disegno di copertina, Harry Potter è senza i suoi inseparabili occhiali.
Logicamente, è inutile che vi dica quanto valgono ora queste copie…

“«Non mi ricordo mai… che differenza c’è fra stalagmiti e stalattiti?» gridò Harry a Hagrid, cercando di sovrastare con la voce il frastuono del carrello. «Le stalagmiti hanno la ‘m’» disse Hagrid.”


(Prima edizione italiana, con i due errori)

Ernest Hemingway

«Se posso essere schietta, signor Hemingway – lei sicuramente lo è, nella sua prosa – ho trovato il suo libro noioso e offensivo al tempo stesso. Lei sicuramente è un “vero uomo”, non è così? Non sarei sorpresa di scoprire che ha scritto tutta la storia chiuso dentro a un club, con il pennino in una mano e un bicchiere di brandy nell’altra.”

Con queste veramente poco educate parole la casa editrice Peacock & Peacock, nella persona di Moberley Luger, nel 1925 rispose a Ernest Hemingway dopo aver letto Fiesta (Il sole sorgerà ancora), il primo romanzo del grande scrittore americano.
A dispetto del pensiero della signora Luger l’anno successivo la Scribner, casa editrice statunitense, pubblicò il romanzo con il titolo The Sun Also Rises e Hemingway, sicuramente con una penna in una mano e un bel cocktail Martini nell’altra, ci ha lasciato veri e propri capolavori.

“Non sopporto il pensiero che la mia vita stia scorrendo via così in fretta e che io in realtà non la viva.”
Anche per oggi siamo giunte al capolinea, ma proseguiremo la prossima volta con “i grandi rifiuti della storia editoriale”.
Vi diamo appuntamento con la nostra rubrica tra due settimane.
Buona giornata!