IL DOLCE DOMANI

di Banana Yoshimoto

Il dolce domani di Banana Yoshimoto
Genere: narrativa
Editore: Feltrinelli
Pagine: 112
Edizione:25 giugno 2020

a cura di Elide

Cari amici lettori,
torna in libreria Banana Yoshimoto, autrice estremamente nota nel panorama della letteratura nipponica, con un titolo molto diverso dai suoi precedenti lavori; “Il dolce domani” è un elaborato che si esaurisce in pochissimo tempo ma che si interroga sul futuro di chi resta, di chi sopravvive a una perdita durissima.
Buona lettura!

Sinossi:

Sayoko e Yōichi hanno avuto un incidente, lei è rimasta gravemente ferita, lui invece non c’è più. La loro era una storia bellissima, in cui la scarsa volontà di impegnarsi era compensata da un amore profondo e libero, e senza di lui Sayoko si sente vuota, o forse, come le dice l’amico okinawano Shingaki, deve solo andarsi a riprendere il suo mabui. È proprio la ricerca del mabui, di una cosa che somiglia molto all’anima e che Sayoko non sa nemmeno se la rivuole per davvero, il tema centrale di un romanzo che, con profondità e delicatezza, racconta il dolore e la rinascita di chi è sopravvissuto alla morte di qualcuno che amava. Ambientato fra i templi e gli onsen di Kyoto, con riferimenti a Frankenstein e agli zombie, Il dolce domani, scritto dopo l’incidente di Fukushima, sembra suggerire la nostalgia per ciò che si è perduto come mezzo per superare il trauma di aver vissuto il disastro di Fukushima e le sue conseguenze.

Recensione:

«La morte è sempre a un passo da noi. Ed è davvero solo un piccolo passo, pensai. »

E questo Sayoko lo sa molto bene. Quando i suoi occhi si chiudono a causa di quel bastone che le si è conficcato nella pancia, ella ha un unico pensiero e una unica speranza: che Yoichi sopravviva. Una speranza che rapidamente viene disattesa e che porta con sé l’uomo che la donna ha amato risparmiando della dipartita lei stessa. Eppure, lei ha avuto fortuna. Lei ha avuto un tetto sotto al quale dormire. Lei ha avuto una famiglia al fianco. Perché il destino ha preso il suo compagno che ancora aveva tanto da vivere e non lei che invece aveva già così tanto vissuto?
Ha ventotto anni all’epoca dei fatti, la donna. E per lei quelli sono anni che possono durare in eterno e non venire mai meno. Non è facile risvegliarsi e avere la consapevolezza che invece non è così, che la vita è un soffio labile, che tutto può spezzarsi in un breve istante, che siamo niente, che possiamo essere spezzati in un qualsiasi momento.
E come andare avanti? Come ricominciare a vivere quando quel peso sul cuore è così pesante? Cosa ne è di chi resta?

«Avevo anch’io un effetto sul mondo. E non lo sapevo. La luce che emanavo mi veniva restituita in egual misura. A volte era un luccichio, a volte un bagliore, come un’onda, come l’eco. Per quanto insignificante fosse la mia presenza, le mie emozioni erano in grado di mettere in movimento tutto il resto. C’era un intero mondo, invisibile agli occhi, in cui le cose avvenivano, e cambiando prospettiva potevo vederle: ecco che cosa avevo imparato dall’altra parte.»

Ambientato tra i templi e gli onsen di Kyoto, “Il dolce domani” di Banana Yoshimoto è scritto all’indomani del terremoto e dello tsunami di Fukushima e non è altro che un inno alla vita, al domani. Perché per chi sopravvive a un fatto quale una catastrofe, andare avanti è impensabile. Perché chi sopravvive a una perdita non perde soltanto un legame ma perde anche tutto quel che da questo può nascere e tutto quello che questo significa.

«Ognuno di noi vive la propria vita portandosi dietro il peso del dolore che ha provato. Ci sono anche quelli che non provano niente e che non portano alcun peso: basta un’occhiata per capire chi sono. Sembrano automi, sono diversi dagli altri. Quelli che portano un peso li riconosci dal colore, dall’incedere pieno di grazia. Ecco perché sono contenta di avere un peso da portarmi dietro. Finché avrò giorni da vivere, voglio vivere con grazia.»

Il sopravvissuto si porta dietro un dolore che mai lo abbandonerà, un fardello che entrerà a far parte del proprio bagaglio e che mai potrà essere scardinato. Banana ci insegna tanto in “Il dolce domani” e tra le cose che ci insegna ci insegna a vivere, ci ricorda di vivere. Perché la nostra vita è fragile ma può essere vissuta, deve essere vissuta in ogni secondo.

Il nostro giudizio:
Stile: 5
Piacevolezza:
Copertina:5
Trama:5
Voto finale:5

Banana Yoshimoto

Nel 1994, lo stesso anno in cui Oe Kenzaburo riceve il Premio Nobel per la letteratura, il “Fenomeno Banana” ha acquistato una tale rilevanza internazionale che la rivista «Kaien» dedica a questo tema un numero monografico dal titolo Yoshimoto Banana nel mondo (Yoshimoto Banana no sekai). Nel 1999 comincia ad apparire a puntate su «Mari Kureru» (edizione giapponese di «Marie Claire») la sua corrispondenza via e-mail con Nara Yoshitomo.
Nel 2000 si sposa con Tahata Hiroyoshi.
Fra il 2000 e il 2001 Banana pubblica un’edizione in quattro volumi delle sue opere, scelte della stessa autrice e illustrate da Hara Masumi.
Nel 2002 esce in Giappone Itarian Banana, scritto in collaborazione da Banana e Alessandro G. Gerevini (NHK shuppan, Tòkyo).
Nel 2003 nasce il figlio di Banana.
Nel 2004, al Festival internazionale delle Letterature di Roma, legge in giapponese La felicità di Tomo-chan.
Pubblica nel 2005 L’abito di piume. Nel 2006 esce Ricordi di un vicolo cieco, seguito l’anno successivo da Il coperchio del mareChie-chan e io Delfini sono rispettivamente del 2008 e del 2010. Nel 2010 pubblica Un viaggio chiamato vita e nel 2011 High & Dry. Primo amore. Nel 2014 Feltrinelli pubblica Andromeda Heights, nel 2015 Il lago, nel 2016 Il giardino segreto, nel 2017 Another world, nel 2018 Le sorelle Donguri e nel 2020 Il dolce domani.
Tra i Premi ricevuti: nel 1987 il Premio Kaien per scrittori esordienti per Kitchen; nel 1988 – Premio Izumi Kyoka sempre per Kitchen; 1988 – Premio del Ministro per la Pubblica istruzione per scrittori esordienti per Kitchen e Utakata/Sanku-chuari; 1989 – Premio Yamamoto Shugoro per Tsugumi;
1993 – Premio Scanno per N.P.; 1995 – Premio Murasaki Shikibu per Amrita;
1996 – Premio Fendissime Under 35 per Lucertola; 1999 – Premio Maschera d’Argento; 2000 – Premio Bunkamura Deux Magots per La piccola ombra