IL GIOIELLO DELLA CORONA

di Paul Scott

Il gioiello della corona

Il gioiello della corona (The Raj Quartet Vol. I) di Paul Scott
Genere: Romanzo storico
Editore: Fazi editore (Collana Le strade)
Pagine: 600
Edizione: 17 settembre 2020

a cura di Rosa Zenone

Bentrovati accaniti divoratori di libri,
oggi vi presentiamo una novità odierna, Il gioiello della corona di Paul Scott, un romanzo estremamente complesso, primo volume di The Raj Quartet. Su uno sfondo d’eccezione, quello dell’India sottoposta al controllo della corona britannica, si alternano vicende pubbliche e private strettamente connesse. In una società così rigidamente gerarchizzata e organizzata perfino l’amore infatti potrà rivelarsi un atto sovversivo… Seguiteci in questo suggestivo ed emozionante viaggio spaziale e temporale diretto nell’India della prima metà del XX secolo. Buona lettura.

Sinossi

Paul Scott, vincitore del Man Booker Prize, torna nelle librerie italiane con Il gioiello della corona, primo capitolo di The Raj Quartet: la sua opera più celebre, definita il Guerra e pace anglo-indiano, in una nuova, brillante traduzione.
India, 1942. La seconda guerra mondiale ha mostrato che l’Impero britannico non è invincibile: la frattura con l’India – il gioiello della corona imperiale – si sta facendo sempre più profonda e pericolosa, mentre gli indipendentisti ingrossano le loro fila. In questo clima carico di tensioni e contraddizioni vive la giovane inglese Daphne Manners, che si è da poco trasferita nella cittadina di Mayapore. Qui ha conosciuto il bellissimo Hari Kumar, ragazzo intelligente e colto che come lei è nato e cresciuto in Inghilterra, ma è indiano; per questo, i due sono costretti a tener segreto il loro amore. Una notte, dopo un incontro appassionato con Hari nei giardini di Bibighar, Daphne viene sorpresa da un gruppo di uomini e violentata: per la polizia, guidata dal sovrintendente Merrick, questa è l’occasione ideale per stringere il pugno di ferro sulla popolazione locale. A partire dalla missionaria Miss Crane, insegnante da sempre vicina alla causa indiana che si trova spiazzata e incapace di agire di fronte all’aggressività degli scontri, tutti i membri della comunità di Mayapore dovranno fare i conti con questo e altri crimini violenti.
Amori, segreti, rivolte e complotti sullo sfondo di un affresco storico di grande impatto che mostra in maniera dirompente il razzismo, l’ingiustizia sociale ma anche la forte crisi politica e identitaria di due paesi dai destini intrecciati: India e Inghilterra, gioiello e corona, stretti nel soffocante abbraccio imperiale.

Recensione

Questa è la storia di uno stupro, degli eventi che vi hanno condotto e che l’hanno seguito e del posto in cui è accaduto. Ci sono le azioni, le persone e il luogo; sono tutti correlati tra loro, ma nel complesso sono del tutto isolati dal continuum etico delle vicende umane. (…) la vicenda che ebbe inizio la sera del 9 agosto 1942 a Mayapore si concluse con lo spettacolo di due nazioni in violenta opposizione, non per la prima volta e non per l’ultima, essendo ancora intrappolate in un abbraccio imperiale di così lunga durata e tale ambiguità che per entrambe non era più possibile sapere se si odiassero o si amassero, né cosa le tenesse insieme e sembrasse aver confuso le immagini dei loro rispettivi destini.

Siamo in India, gioiello della corona britannica, in un clima sociale e politico particolarmente complesso e turbolento, rappresentato con massima perizia storica. La situazione è particolarmente delicata e critica, poiché l’Inghilterra si trova a dover fronteggiare da un lato la guerra contro il Giappone, dall’altro i movimenti irredentisti e le rivolte dell’India.

Ed è proprio all’interno di quest’ultima che si incentra l’attenzione dell’autore, che delinea un quadro di impatto ed esaustivo della società indiana dell’epoca, marcando le difficoltà di convivenza tra britannici e indiani. I pregiudizi conseguenti le rispettive differenze etniche fanno sì che le due popolazioni, pur vivendo a stretto contatto e sfiorandosi, in realtà non si incontrino e comprendano mai realmente. Esemplificativa nel romanzo è la lunga dissertazione inerente la presenza di due diversi circoli destinati rispettivamente agli uni e agli altri. Tale dualità, tanto fermamente contrapposta, è una tematica chiave dell’opera ed è anche un aspetto incandescente che vi cova e rischia di scatenare un incendio.

E la tragedia è che a frapporsi tra noi c’è il piccolo problema del colore della pelle, che ci impedisce di vedere al di là dei rispettivi difetti, di guardarci reciprocamente dentro. 

La diversa colorazione della pelle non solo diventa un muro, ma anche uno status symbol, infatti quella bianca diviene sinonimo di un’indiscussa superiorità, inglobante in sé intelligenza e superiorità. Un retaggio condiviso perlopiù da ambedue le popolazioni e difficile da scrollarsi.

In questo contesto si susseguono i diversi personaggi della nostra storia, appartenenti a entrambe le etnie. La trama si sviluppa in modo particolare quanto macchinoso, attraverso una sorta di struttura composta ad anelli che si susseguono concentrici. Ognuno di questi è occupato da un personaggio di cui non solo vengono fornite le generalità e la storia, ma che impone la propria focalizzazione sugli avvenimenti al centro del libro, di volta in volta sempre più approfonditi e chiariti dai diversi interventi.

La narrazione comincia con il presentarci Edwina Crane, insegnante della scuola missionaria, una donna vicina ma allo stesso tempo distante sia dai propri compatrioti sia dagli altri abitanti, ma dotata di un grande spirito che la spingerà fino in fondo nel proprio ruolo nonostante numerose vicissitudini e che le consentirà, che man mano, di riuscire a mettere meglio a fuoco se stessa e ciò che la circonda.

Le sue vicende sono portate innanzi per il libro e accompagnano gli eventi che rappresentano il cuore del romanzo e che coinvolge i due protagonisti: Daphne Manner e Hari Kumar.

 Ella è una ragazza inglese ospite di un’amica indiana della zia, Lili Chatterjee, padrona della MacGregor House, una villa circondata da storia e leggende affascinanti al pari di Bibighar, luogo in cui avverrà il suo famigerato e discusso stupro, un episodio destinato ad acuire i contrasti già preesistenti.

Hari Kumar è un ragazzo indiano ma cresciuto ed educato in Inghilterra, dilaniato nelle sue componenti ed in cerca di un proprio posto negatogli dall’esclusione subita da ambedue le etnie che stentano a riconoscerlo come propria parte. Tra i due giovani, nonostante la differenza di appartenenza sociale e colore della pelle , scocca la scintilla, ma il loro è un amore difficile e proibito, impossibile da vivere in quegli anni allo scoperto. L’intensità della loro relazione, amplificata dagli ostacoli, rendono la loro storia appassionante, emozionante e toccante.

La loro frequentazione però non passerà del tutto inosservata e non tarderanno ad arrivare le reazioni e i commenti della comunità che si sente minata nella propria fondamenta da questa accoppiata così eterogenea. La violenza sessuale subita dalla già chiacchierata ragazza getterà ancor più scompiglio e non potrà non coinvolgere anche la già precaria posizione di Hari, avversario e nemico di Merrick, il sovrintendente di polizia, oltre che indiano.

Io invece vedevo solo i pericoli che correva, lui uomo di colore, trasportandomi in braccio attraverso un portale che dava sul mondo dei bianchi.

Nell’avanzare nella lettura vengono adagiati i vari tasselli che compongono il mosaico, accennando e riprendendo, ma solo alla fine tutte le domande potranno trovare risposta e si apprenderà la verità circa l’episodio di Bibighar, una verità scomoda e pericolosa.

Il gioiello della corona è un libro raffinato ed estremamente elaborato, accurato nella trama quanto nel contesto e nei personaggi. Altrettanta meticolosità è impiegata nel ritrarre luoghi, usi e costumi, che infondono quel fascino esotico dell’India davanti al quale difficilmente noi occidentali riusciamo a rimanere impassibili e a non farci trascinare.

Lo stile di Paul Scott è fitto e dettagliato, richiede una lettura attenta e concentrata per essere apprezzato appieno poiché talvolta potrebbe risultare sovrabbondante, ben si presta a coloro i quali prediligono una scrittura particolareggiata e rifuggono una prosa approssimativa ed eccessivamente lineare.

Il gioiello della corona ha insiti la propria maestosità e il proprio valore già dall’imponente titolo, è un romanzo non solo basato su una trama appassionante, ma riesce anche a calarci in una realtà totalmente distante da noi e, nonostante ciò, ad elargirci riflessioni e insegnamenti validi per ogni epoca e territorio circa la superficialità e l’arroganza dei pregiudizi che insidiano quando decidiamo di contrapporre un “noi” a un “loro”, confinando così distante una diversità dal cui incontro, in realtà, non potrebbe scaturire altro che ricchezza e bellezza.

Ebbene, la vita non si riduce al fatto di starsene all’asciutto sulla terraferma e bagnarsi i piedi di tanto in tanto. Il fatto che alcuni di noi si trovino su una riva e altri su quella opposta è solo un’illusione. Stando fermi in quelle posizioni non stiamo vivendo, ma solo sognando. Dobbiamo entrare, tuffarci e lasciarci risvegliare dallo shock. Anche se finiremo per annegare, se non altro per un momento o due prima di morire saremo completamente svegli e vivi.

Il nostro giudizio:

Trama5

Stile4,5/5

Piacevolezza4,5/5

Copertina5

Voto finale5

Paul Scott

Nacque a Londra e durante la seconda guerra mondiale prese servizio principalmente in India e Malesia. In seguito lavorò per molti anni nell’editoria. Dei suoi tredici romanzi, i più celebri sono quelli appartenenti a The Raj Quartet, pubblicati a partire dal 1966. Nel 1977 ha vinto il Man Booker Prize con il romanzo Staying On. Dalla tetralogia è stata tratta una serie tv.

Si ringrazia la casa editrice per aver gentilmente fornito il materiale.