IL PRIMO CHE PASSA

di Gianluca Nativo

Il primo che passa di Gianluca Nativo
Genere:Narrativa
Editore: Mondadori
Pagine:216
Edizione:19 Gennaio 2021


a cura di Rosa Zenone


Cari lettori, bentrovati!
Oggetto della presentazione odierna è Il primo che passa , esordio di Gianluca Nativo, un libro che narra della scoperta e ricerca di sé di Pierpaolo, un ragazzo omosessuale… Non voglio anticiparvi troppo, ma vi posso già premettere che vale la pena leggerlo!

Sinossi di IL PRIMO CHE PASSA

Pierpaolo è cresciuto in un quartiere popolare alla periferia di Napoli, ma ha avuto la fortuna di nascere in alto, all’ultimo piano di una delle palazzine innalzate dal padre, e da quella posizione privilegiata lui e i genitori dominano la giungla di tetti, antenne e terrazzi abusivi sotto di loro. Studia medicina per accontentare i suoi, esce con le ragazze per non deludere gli amici, convinto che assecondando le aspettative degli altri possa difendersi da se stesso: ha vent’anni e ha appena capito di essere gay. Sono le cinque di mattina, è sotto casa dentro la macchina di un amico che gli piace e uno dei due forse è sul punto di svelarsi, quando l’intimità dell’abitacolo viene violata dalle luci blu delle volanti. Non sono venuti a prendere lui, come si sorprende a pensare, ma pochi minuti dopo a sbucare dal portone scortato dai carabinieri è suo padre. Il signor Tammaro nel quartiere è rispettato da tutti, è considerato uno che ce l’ha fatta, uno che si è emancipato dalla mandria, quasi una divinità, e Pierpaolo non ha mai avuto dubbi sulla natura dei suoi affari. Perché allora lo stanno portando via in manette, nel cuore della notte, come un criminale? Nei mesi seguenti, mentre il padre, condannato ai domiciliari, vivrà con la madre un tempo di clausura forzata e ripiegamento, in Pierpaolo avrà la meglio una spinta contraria e paradossale, di apertura alla città, al sesso, all’amore: è l’inizio di un percorso sempre più audace di esplorazione di sé e del proprio desiderio. E tra le decine di uomini che conoscerà per le vie di Napoli, incontri tanto eccitanti quanto deludenti, si nasconde la rivoluzione del primo amore e, forse, la speranza di una vita diversa da quella che gli altri hanno immaginato per lui. “Il primo che passa” è la storia di una dolorosa e ingenua iniziazione sessuale, un coming of age nervoso e febbrile come certi film di Xavier Dolan. Ma è anche il potente racconto di un amore giovane che germoglia in una Napoli combattuta tra squallore e grazia, messo in scena con la scrittura raffinata e le luci morbide di “Chiamami col tuo nome”.

Recensione

“Al momento non ero niente. Continuavo a dissiparmi nel mio pendolarismo: non appartenevo alla città dove avevo gli amici e l’università, non appartenevo al mio quartiere dove dormivo ogni sera. Anche casa mia, l’immensità dei suoi lastrici, lo spazio aperto che si perdeva nelle colline lontane mi toglievano il respiro. Restava comunque la stessa domanda: “E io, a cosa appartengo?” “

Protagonista di Il primo che passa è Pierpaolo, uno studente napoletano di Medicina, inghiottito da un senso totale di disorientamento. Egli vive in una zona periferica, ma in un lussuoso appartamento all’ultimo piano, tale ubicazione fa sì che egli non riesca a identificarsi completamente con alcuno spazio: né con il proprio quartiere né col centro cittadino.

Lo stesso domicilio assurge a una strada segnata, poiché se da un lato lo pone in una condizione di solitaria distanza da tutto il resto, dall’altro prefigura anche un futuro già stabilito.

“Avremmo poi ricoperto le poltrone dei nostri padri, preceduti magari da stage a Milano e master a Londra. Avevamo la benedizione dei nostri genitori. L’unica lezione che avevano da darci, quasi un indottrinamento, era: tutto andrà nel verso giusto.”

Nella sua famiglia, quelli dei Tammaro, non vi è spazio per alcuna esitazione, dubbio o sofferenza: bisogna procedere lungo un percorso lineare che non tiene conto degli ostacoli che vi si potrebbero frapporre. È una famiglia tutta di un pezzo, basata sulla figura fondante del padre, uomo dalle mille risorse che ha sfondato nella società e che ha saputo guadagnare per sé e la sua famiglia una posizione invidiabile, che li pone al di sopra degli altri.

“E chi riusciva a svettare più in alto godeva di un privilegio che subito si traduceva in rispettabilità, in una licenza che altri non avrebbero potuto ottenere.“

La storia di Pierpaolo si svolge in un preciso contesto sociale ben delineato e considerato e non può non esserne esente da influenze.

Se in casa non vi è posto per alcun tentennamento, tantomeno sembra esserci nel gruppo di amici con il quale Pierpaolo trascorre la propria adolescenza, in particolare poggiandosi al carisma e alla sicurezza prorompente dell’amico Angelo, un ambiente di goliardica e assodata ostentazione di virilità.

“Il sesso per me restava un affare complicato. Non ero abituato – nessuno me l’aveva insegnato – a seguire impulsi che fossero miei e non di tutti. Nessuno dei miei amici aveva speso il tempo che ho speso io a domandarsi chi dovessero essere. Lo sapevano già. (..) Il sesso, per gli altri era un impulso che aveva il diritto di non definirsi, per me era una legge del desiderio già scritta, cui obbedire senza entusiasmo. Chissà se, a mia insaputa, lanciavo già segnali nell’universo, come un satellite in avanscoperta, in attesa di un indizio che confermasse la realtà dei miei istinti.”

Pierpaolo realizza di essere gay, ma sopprime le spinte in tal senso, cercando di adattarsi a ciò che gli altri gli hanno imposto di essere. Ma una nuova amicizia e l’arresto del padre, scombussoleranno il mondo che gli è stato costruito intorno, conducendolo ad annullare i suoi moti di repressione.

Da qui ha inizio una dura e acerba iniziazione sessuale, fatta di incontri fugaci, sordidi e mai appaganti. Una lunga serie di esperienze con “il primo che passa”, che diventano una forma di apprendistato per una materia fino ad allora ignota, ma soprattutto l’occasione per capire e trovare sé stesso nell’estremo tentativo di emanciparsi da una pozione assegnatagli e che risulta sempre più soffocante.

Perplessità, sensi di colpa, malessere, ma anche il sapore di una libertà pian piano conquistata, sono gli stati d’animo che costellano il personaggio di Pierpaolo. Le sue emozioni e le sue sensazioni sono trasmesse in modo vivido attraverso una narrazione in prima persona che si sofferma a dispiegarne pieghe e implicazioni. La scrittura di Gianluca Nativo procede spedita e non dà segno di immaturità, ha un forte e tangibile potere evocativo che rende possibile e completa l’immersione nell’universo narrativo delineato, un universo da nitide tinte neorealiste, dove l’omosessualità non è solo una tematica inquadrata in relazione alla società, ma soprattutto terreno di dissidi interiori e personali da affrontare.

Il primo che non passa è un romanzo che si fonda su una grande capacità di introspezione e una profonda e spiccata sensibilità, rigetta facilonerie e diffusi luoghi comuni, piuttosto aderisce con piglio deciso alla realtà, una realtà che non può servirsi di edulcorazioni e pronte vie di fuga.

Un libro che rifiuta appiattimento, riduzione e sintesi, bensì assume su di sé il carico di una complessità che diviene forma scritta nella scelta ben precisa di non essere “la solita storia”, una direzione che si compie e in modo ammirabile. Quello di Gianluca Nativo è un esordio che lascia dietro di sé una lunga scia di aspettative.

Il nostro giudizio:

TramaVoto 4,5/5

StileVoto 5/5

PiacevolezzaVoto 5/5

CopertinaVoto 4,5/5

Voto finaleVoto 4,5/5

gianluca nativo

Gianluca Nativo è nato nel 1990 a Napoli, dove si è laureato in Lettere Moderne. Da cinque anni vive e lavora a Milano. Ha pubblicato racconti su riviste letterarie come “Nuovi argomenti”, “Altrianimali” e “Inuti- le”.