IL SENSO DEL DOLORE. L’INVERNO DEL COMMISSARIO RICCIARDI

di Maurizio de Giovanni

Il senso del dolore. L’inverno del commissario Ricciardi di Maurizio de Giovanni
Genere:Giallo storico 
Editore:Einaudi
Pagine:206
Edizione:12 Giugno 2012

a cura di Rosa Zenone


In un’estate tanto afosa non c’è miglior modo di trovare refrigerio se non tramite un bel giallo; la mia scelta è ricaduta su una lettura che mi ripromettevo da tempo di fare, forse per una sorta di campanilismo data l’origine del protagonista nel Cilento a me così vicino… Probabilmente avrete già capito di chi si tratta, ebbene sì, del famoso Commissario Ricciardi di Maurizio De Giovanni, nello specifico del primo libro della serie: Il senso del dolore. L’inverno del commissario Ricciardi, una scelta che si è rivelata più che felice e che con profondo entusiasmo non posso che consigliare a coloro che come me l’hanno rimandata fino ad oggi. Non perdiamo altro tempo e andiamo assieme a conoscere meglio questo commissario la cui fama ormai lo precede. Buona lettura!

Sinossi

Il talento infinito, l’amore del pubblico, la devozione delle donne, l’amicizia dei potenti: e Arnaldo Vezzi, il più grande tenore del suo tempo, crede di essere un dio. Quindi si prende quello che vuole, se ne serve e lo getta via; calpesta cuori e anime; deride, distrugge. Tutto deve essere suo, nulla gli si può rifiutare. Ma un dio può non essere immortale.

Recensione

In Il senso del dolore compare per la prima volta il famoso Commissario Ricciardi. De Giovanni ha creato un personaggio insolitamente affascinante e profondamente tenebroso. Taciturno, triste e non di rado burbero, stakanovista, insofferente alle gerarchie, ma allo stesso tempo dotato di grande spessore d’animo e di una sensibilità ìmpari. Ricciardi ha un dono soprannaturale, il “Fatto”, ossia ha la capacità di vedere coloro che sono deceduti per morte violenta nel loro ultimo momento.

“Li vedeva come in una fotografia che fissava il momento in cui si era conclusa la loro esistenza, con i contorni che andavano man mano sbiadendo fino a scomparire: anzi, come in una pellicola, di quelle che aveva visto qualche volta al cinematografo, che però replicava sempre la stessa scena. L’immagine del morto con i segni delle ferite e l’espressione dell’ultimo attimo prima della fine; e le ultime parole ripetute incessantemente, come a voler finire un lavoro cominciato dall’anima prima di essere strappata via. Sentiva l’emozione, più di tutto: coglieva di volta in volta il dolore, la sorpresa, la rabbia, la malinconia.”

Proprio da tale caratteristica deriva la sua vocazione di commissario, ma anche la condanna di convivenza perenne col dolore altrui che si riversa sullo stesso. Egli è chiuso nella propria solitaria sofferenza, mitigata per brevi istanti alla sera nello scorgere nella finestra di fronte la vicina Enrica, a lui sconosciuta ma per la quale nutre un forte amore platonico.

Siamo a Napoli, in piena età fascista, precisamente nel 1931, ambientazione particolarmente suggestiva nonché riuscita. De Giovanni ci trasporta nell’ attraente città partenopea, nella sue sfaccettature di bellezza e disperazione.

“La città sazia e quella affamata, la città della festa e quella della disperazione. Quante volte Ricciardi era stato testimone del contraddittorio tra le due facce della stessa medaglia. Il confine: via Toledo.”

Qui, al celebre teatro San Carlo, il grande ed elogiato tenore Arnaldo Vezzi, è stato rinvenuto morto in una pozza di sangue nel proprio camerino prima di entrare in scena. Questo il caso del nostro commissario che, giunto sul posto, avrà una delle proprie solite visioni che coinvolgono la vittima negli istanti che precedono la dipartita.

“ Ricciardi rivedeva l’immagine del pagliaccio in lacrime, col sangue che schizzava tutto attorno dal buco nella carotide, la mano protesa in avanti che cantava… « io sangue voglio, all’ira m’ abbandono…» « … in odio tutto l’amor mio finì » “

Le indagini seguono un doppio percorso: da un lato il solito iter a tutti conosciuto di investigazione basata su indizi e interrogatori, dall’altro il tentativo di ricostruzione basata sulla visione ma che conduca anche alla spiegazione della stessa. Quest’ultimo elemento fa sì che sia un caso sui generis e infonde ancor maggior pathos nel testo. Le domande che si porrà il lettore saranno svariate e sarà davvero appassionante seguire il commissario Ricciardi fino alla risoluzione.

Pian piano la vita di Vezzi sarà completamente sviscerata, la vita di un uomo tanto geniale quanto arrogante, amato e odiato contemporaneamente. Una folta schiera di personaggi molto caratteristici fa la propria comparsa in questo libro. Indubbiamente spiccano il fascino di Livia, moglie di Vezzi, l’arrivismo del vicequestore Garzo, ma anche personaggi molto vicini al commissario Ricciardi: la genuinità del brigadiere Maione, suo fedele collaboratore, l’affetto bonario e semplice di Rosa, sua tata e sua unica “famiglia”.

Una trama coinvolgente e ben congegnata, redatta con uno stile fluido e asciutto, ma assolutamente non superficiale. Una forte tensione attraversa l’opera e tiene inchiodati fino all’ultimo in un caso dai risvolti imprevedibili: una lettura davvero goduriosa!

Il senso del dolore ha il grande pregio di combinare elementi classici del giallo alla dote soprannaturale di Ricciardi e, attraverso quest’ultima, di focalizzarsi sulla natura umana, sui sentimenti, le emozioni, i desideri e sofferenze. La morte non è solo un mero spirare, ma coinvolge e si proietta sulla vita stessa con tutto il suo carico di dolore.

“Ricciardi sapeva di dover cercare i due vecchi nemici: la fame e l’amore. Uno dei due, o entrambi: alla base della morte, la fame e l’amore.”


Il nostro giudizio:

TramaVoto 5/5

StileVoto 4,5/5

PiacevolezzaVoto 5/5

CopertinaVoto 4,5/5

Voto finaleVoto 5/5

maurizIo De giovanni

Maurizio de Giovanni (Napoli, 1958) ha raggiunto la fama con i romanzi che hanno come protagonista il commissario Ricciardi, attivo nella Napoli degli anni Trenta. Su questo personaggio si incentrano Il senso del dolore, La condanna del sangue, Il posto di ognuno, Il giorno dei morti, Per mano mia, Vipera (Premio Viareggio, Premio Camaiore), In fondo al tuo cuore, Anime di vetro, Serenata senza nome, Rondini d’inverno, Il purgatorio dell’angelo e Il pianto dell’alba (tutti pubblicati da Einaudi Stile Libero). Dopo Il metodo del Coccodrillo (Mondadori 2012; Einaudi Stile Libero 2016; Premio Scerbanenco), con I Bastardi di Pizzofalcone (2013) ha dato inizio a un nuovo ciclo contemporaneo (sempre pubblicato da Einaudi Stile Libero e diventato una serie Tv per Rai 1), continuato con Buio, Gelo, Cuccioli, Pane, Souvenir, Vuoto, Nozze e Fiori, che segue le vicende di una squadra investigativa partenopea. Ha partecipato, con Giancarlo De Cataldo, Diego De Silva e Carlo Lucarelli, all’antologia Giochi criminali (2014). Per Rizzoli sono usciti Il resto della settimana (2015), I Guardiani (2017), Sara al tramonto (2018), Le parole di Sara (2019) e Una lettera per Sara (2020); per Sellerio, Dodici rose a Settembre (2019); per Solferino, Il concerto dei destini fragili (2020). Con Cristina Cassar Scalia e Giancarlo De Cataldo ha scritto il romanzo a sei mani Tre passi per un delitto (Einaudi Stile Libero 2020). Sempre per Einaudi Stile Libero, ha pubblicato della serie di Mina Settembre Troppo freddo per Settembre (2020) e Una Sirena a Settembe (2021). I libri di Maurizio de Giovanni sono tradotti in tutto il mondo. Molto legato alla squadra di calcio della sua città, di cui è visceralmente tifoso, de Giovanni è anche autore di opere teatrali.