IL TRIPODE DI DELFI

di Lorenzo Bernardo

Il tripode di Delfi

a cura di Rosa Zenone

Il tripode di Delfi di Lorenzo Bernardo
Genere:Poesia
Editore: Città del sole edizioni (Collana Cantieri poetici)
Pagine: 256
Edizione: 1 Aprile 2019

Cari lettori, oggi voglio parlarvi di un’opera fuori dal comune, una raccolta di sonetti e canti assolutamente non ordinaria: Il tripode di Delfi di Lorenzo Bernardo. Per approfondire ulteriormente la sua poesia non perdetevi l’intervista che abbiamo avuto il piacere di fargli.

Sinossi

Il Tripode di Delfi è una silloge di poesie che si intreccia in un volume che presenta una variegata gamma di sonetti rimati e di canti, un suono ineludibilmente antico al richiamo del poeta che rifiuta la voce della Musa moderna. Indubbiamente oltre la ragion d’essere della comprensione lessicale, il presente volume risulta un clangore di suoni che variamente sparsi si contraggono e si esplicano per costituire una fonte di visione unigenita. Si potrà ricercare nelle tematiche delle poesie l’aspetto politico nel suo feticismo silente, quale nel canto Carme alla Palestina; vi è un richiamo lontano di echi di amori come tra un Satiro e le varie ninfe di passioni lontane dell’autore, e suoni dediti ad una Italia e una patria rappresentata come grembo di eterogeneità. Il tutto in un idioma arcaico richiamando il volgare antico, come in una ambage di suoni dell’antica Pizia posta sul tripode in Delfi.

Recensione

In un’epoca come la nostra, dominata da ritmi frenetici, la poesia assume sovente una forma fugace e di rapido consumo, che trova compimento, molto spesso, in frasette veloci nel leggersi ma anche nel volatilizzarsi dalla nostra mente; sicuramente tutti ci siamo imbattuti in talune forme considerabili scialbe dai più.

Conseguenza di ciò è la perdita di letterarietà nei suddetti scritti, viene a crearsi un esteso divario tra la poesia appartenente alla nostra storia letteraria e quella di più recente produzione. Indubbiamente lo scorrere del tempo modifica l’arte scrittoria e fa sì che ogni momento storico abbia le proprie distinte caratteristiche, ma nonostante tale consapevolezza è inevitabile provare un profondo senso di nostalgia. Date tali premesse nell’accostarsi alla poesia moderna dominano sentimenti ambivalenti: curiosità ma anche timore di rimanerne delusi.

Ma poi può capitare che un’opera ci stupisca, ci lasci sbalorditi e positivamente sorpresi: ciò accade nel leggere Il tripode di Delfi. Il titolo è accattivante e ben si presta a ciò che rinverremo all’interno.  Il richiamo al tripode su cui sedeva la Pizia, la sacerdotessa dell’oracolo di Delfi, fa sorgere in noi l’idea di un qualcosa di oscuro, misterioso e archetipo, idea coerente con quello che si rivela essere il contenuto del libro.

Il linguaggio utilizzato infatti va decifrato per essere penetrato fino in fondo e carpirne i segreti, un’operazione impegnativa ma che ne consentirà una fruizione piena e tanto più appagante, rimarrete ammaliati dall’elaborazione che vi si cela dietro.

Speme empirea ch’or or mi abbandoni,
te anelo, quando sovente ermo
piango, e che se pur ne faccio schermo
a questo cor bramo che al suo imo tuoni.

La difficoltà deriva dal largo impiego di arcaismi, il che se da un lato rende il testo ostico e ampolloso, dall’altro vi infonde un fascino innegabilmente intrigante, risvegliando un dizionario ormai assopito e riportandone in auge tutta la musicalità.

È consigliabile leggere i sonetti e i canti ad alta voce per riuscire a coglierne in toto l’armonia sinfonica che li pervade, regalandosi così un piacevole soliloquio in bilico tra passato e presente. Ma tale effetto non è solo frutto della ricercatezza lessicale, ma anche della minuziosità dedicata alla struttura metrica, tramite un sapiente utilizzo di rime alternate, baciate, incrociate e invertite, dimostrazione dell’abilità dell’autore.

Lorenzo Bernardo ci ricorda la bellezza della metrica, oggigiorno quasi dimenticata, disponendo con destrezza le parole come le note di un’avvolgente e calda melodia su un pentagramma. Tale impianto è ulteriormente rafforzato dall’uso di figure fonetiche: allitterazione, ipallage, anastrofe, iperbato, sinchisi, ecc… Non manca naturalmente l’impreziosimento di ulteriori figure retoriche: metafora, metonimia, sineddoche, apostrofe, personificazione e tante altre. Insomma i suoi versi corrispondo all’idea più classica ed alta di poesia dove nulla è lasciato al caso e all’incuria.

I motivi delle poesie sono i più disparati, la politica, l’Italia, personaggi illustri e non, ma anche tematiche di chiara emulazione poetica quali gli amori bucolici e mitologici di chiara derivazione virgiliana e ovidiana. I componimenti sono estremamente variegati e si muovono su una dimensione sia spaziale che temporale.

Indi un lupanare l’ital maniero
fu il Parlamento rocca di un ribaldo,
mortal ferito che al tramontar cede.

.Passato e presente, cristianesimo e paganesimo, storia e mito sono gli elementi di quel delicato ed equilibrato sincretismo che percorre l’opera e che dimostra un’ancorata e ampia erudizione. Un elemento sicuramente gradito, ma che richiede inevitabilmente al lettore una conoscenza dei richiami e delle menzioni all’interno del testo, in particolar modo dei miti della cultura classica.

Da ogni peplo spoglia la tricrinita
in un concilio di Strigi ferali,
nel peristilio appo all’are nuziali
appar maliarda Ecate dea mellita.

Un’aura di classicismo permea la raccolta, rinvenibile anche nell’uso di latinismi e nel ricorrente culto dell’Urbe, e pone l’opera come pura esaltazione delle humanae litterae.

Grande pregio dell’opera è quello di suscitare diverse e vibranti sensazioni in chi ne fruisce, arrivando a coinvolgere non solo l’udito ma anche gli altri sensi, in particolar modo tramite le immagini visive di forte impatto. Un libro la cui compagnia fa riscoprire quell’otium tanto caro ai latini, inteso non solo come momento di piacere ma anche e soprattutto di arricchimento personale e riflessione.

Il tripode di Delfi con le sue risonanze passate si dimostra una boccata d’aria fresca nel panorama attuale, un libro impegnativo sicuramente ma che saprà degnamente ripagare gli audaci lettori. Inoltre, posso dire, ad incoraggiamento di chi se ne lasciasse intimidire, che avanzando nella lettura la fruizione è facilitata dal rinvenire termini già incontrati, ripetuti per esigenze metriche.

Il nostro giudizio:

ContenutoVoto 5

StileVoto 5

PIacevolezza

Copertina

Voto finale

lorenzo bernardo

Lorenzo Bernardo nasce a Capua il 21 agosto 1991. Da autodidatta intraprende una particolare visione della scrittura attraverso una fervida passione per l’italiano arcaico o italiano volgare, un arcaico che vuole non eccessivamente marcato. L’autore partecipa a diverse collane di poesia e all’Enciclopedia di poesia italiana della Fondazione Mario Luzi volume 8. Inoltre ha pubblicato con Albatros il Filo nel 2014 una silloge di poesie, Le Rime, e nel 2016 con la Giuseppe Vozza Editore un poema in terzine dantesche ed endecasillabi rivisitando il testo biblico e il poema dantesco in chiave ironica col nome di La Dragocrazia.


Si ringrazia l’autore per averci cortesemente fornito il materiale.