di Mario Izzi
(In)giustizia & dintorni – Un maresciallo nel porto delle nebbie di Mario Izzi
Genere: Legal thriller
Editore: Maratta Edizioni
Pagine: 196
Data pubblicazione:16 aprile 2020
a cura di Pamela Mazzoni
Partito quindi da una storia vera, il libro in questione ha poi preso una piega romanzata e, tra realtà e finzione, Izzi ci dipinge un quadro davvero poco edificante, ma purtroppo realistico, di quella parte del nostro sistema giudiziario che troppo spesso è corrotta.
Buona lettura!
Sinossi
Recensione
Lui vuole soltanto fare onestamente il suo lavoro: la sua unica missione è difendere i più deboli, mettere le manette ai polsi dei colpevoli e far sì che la giustizia trionfi.
Non scende mai a compromessi, ed è per questo un personaggio scomodo, un puntino nero fastidioso nella più ampia visuale di coloro che, dall’alto e per scopi tutt’altro che legali, tirano le fila di marionette completamente nelle loro mani: da giudici compiacenti, ad esponenti delle forze dell’ordine corrotti, ad avvocati allettati da facili guadagni. Una vera e propria organizzazione criminale, formata da insospettabili personaggi che ricoprono cariche importanti.
Solitro, dietro ad una forzata promozione, atta ad allontanarlo dalla Puglia dove con il suo onesto e scrupoloso lavoro aveva pestato i piedi ad esponenti di rilievo della criminalità locale, ed a un conseguente trasferimento a Roma, quartiere Parioli, si ritrova spaesato nella grande città, con la moglie Giovanna sempre più insofferente e sempre più sola con i due figli piccoli, dato che Matteo è fagocitato dal lavoro.
In questo clima già teso, a sconvolgere la routine del maresciallo piomba un omicidio, quello dell’avvocato Piera Pampini, trovata uccisa nel suo elegante appartamento: il caso è di quelli di notevole profilo, la Pampini era ammanicata bene ed aveva amici nelle alte sfere; amici che premono per una risoluzione subitanea del caso.
Solitro, per risolvere questo omicidio brutale e sadico, è da subito pressato soprattutto dal suo diretto superiore, per il quale non nutre alcuna forma di rispetto: il capitano Arcibaldo De Meis, uomo incapace, subdolo ed ambizioso, dotato di scarsa intelligenza ed animato solo dalla sete di potere, che vede in un ragazzo tunisino, dipendente della vittima, il perfetto capro espiatorio per chiudere il caso e fare un ulteriore passo nella scalata ad un ignominioso successo.
“«Come…come? C’è un servitore che è sparito dopo l’omicidio?
Abbiamo un probabile colpevole e lei me lo dice così, come se fosse una notiziola? Mi faccia immediatamente un rapporto scritto, dico ‘immediatamente’, perché bisogna chiedere subito al giudice l’autorizzazione a diramare un ordine di arresto!».
«Ma, signor capitano, gli elementi per un arresto ancora non ci sono… al massimo il tunisino può essere iscritto nel registro degli indagati!».
«Sì, adesso ci mettiamo pure a fare i complimenti! Come se non sapessimo di cosa sono capaci questi extracomunitari di merda. Vengono da noi mezzo morti di fame e poi, dopo che li abbiamo aiutati e ospitati e nutriti, spacciano, rubano, stuprano, uccidono. Voglio il rapporto, Solitro, entro un’ora.
Adesso può andare!».
Matteo esce dalla stanza del suo capo masticando bile.”
Solitro cammina in un terreno minato e molto, molto pericoloso: personaggi potenti ed influenti vogliono far insabbiare il caso perché, in caso contrario, si aprirebbe un vaso di Pandora che farebbe cadere parecchie teste.
Ma lui è tenace e, sconvolgendo tutti i suoi equilibri e mettendo in serio pericolo la sua stessa vita, continua ad indagare.
“«No, ‘o ssaccio che il maresciallo Solitro non farebbe mai una cosa del genere, e ti voglio bene e ti stimo anche per questo. Ma sto preoccupato, parecchio preoccupato, perché, credimi, queste vespe che tu sei andato a sfottere sono pericolose, pericolose assai.
Perciò, Matteo statt’accuort. Questo ti volevo dire, guardati le spalle: io da quando sto dietro una scrivania, da quando non vado più di pattuglia, ho visto e sentito tante di quelle porcate, che neanche in vent’anni di servizio attivo alle prese con contrabbandieri, ladri, mafiosi e assassini! Ci sta gente molto più pericolosa di quelli che siamo abituati a considerare delinquenti. Gente con il colletto bianco e la cravatta, gente perbene che se ne va in giro riverita e rispettata. Gente che sposta i miliardi come se fossero caramelle, gente per cui la vita di un uomo, o di cento uomini, o di mille uomini, conta meno di niente. Attento, Matte’ attento, figlio. E mo’, facimmoce n’atu bicchiere, che ne vale la pena!».”
La trama, ben congeniata, coinvolge sino all’atteso epilogo, che ci lascia un po’ di retrogusto amaro in bocca, anche se uno spiraglio di speranza fa timidamente capolino.
Con una narrazione senza fronzoli, diretta e schietta, Mario Izzo ci accompagna tra i corridoi oscuri e spesso inquietanti del tribunale di Roma, il cosiddetto Porto delle nebbie, giocando abilmente su più piani temporali che sembrano non collegati ma che invece, col prosieguo nella lettura, ci aiutano a riannodare i fili di una storia sconcertante.
I personaggi, siano essi principali o secondari, sono caratterizzati molto bene e, via via che le pagine scorrono, acquistano sempre più spessore, con i loro pregi e difetti, vizi e virtù.
Vi consiglio “(In)giustizia e dintorni” per un veritiero ma triste spaccato, purtroppo, di quel sistema in cui, al contrario, dovremmo poter riporre tutta la nostra fiducia…
Il nostro giudizio:
Trama
Stile
Piacevolezza
Copertina
Voto finale
Mario Izzi
Ha pubblicato un romanzo del genere fantascienza distopica dal titolo “2025 – sopravvissuti” e un altro del genere legale-poliziesco dal titolo “(In)giustizia & dintorni – un maresciallo nel porto delle nebbie”, incentrato su una storia vera.
Il sequel, dal titolo “(In)giustizia & dintorni – l’assassino colpisce ancora” è in corso di pubblicazione da Maratta Edizioni.
Tema Seamless Primrose, sviluppato da Altervista
Apri un sito e guadagna con Altervista - Disclaimer - Segnala abuso - Privacy Policy - Personalizza tracciamento pubblicitario