INTERVISTA a Caterina Ambrosecchia autrice di “LA DONNA GIUSTA” e “SETTE SECONDI”

Buongiorno a tutti i nostri lettori, oggi dedichiamo questo spazio a Caterina Ambrosecchia, autrice di “La donna giusta” e “Sette secondi”, due libri molto emozioanti e profondi, dei quali potrete leggere le nostre recensioni sul blog semplicemente cliccando sui seguenti link: “La donna giusta” e “Sette Secondi”.

a cura di Manuela Morana

Benvenuta Caterina nel salotto virtuale delle Penne Irriverenti, siamo estremamente felici di averti con qui con noi e siamo molto, molto curiose!
Pronta per rispondere alle nostre domande?

Parlaci un po’ di te, chi sei nella vita di tutti i giorni?

Sono una docente di Scienze umane e Psicologia in un istituto superiore di Matera. Ho cominciato molto presto ad insegnare dopo essermi laureata in filosofia presso l’Università di Bari, il mio lavoro mi appassiona ancora molto.
Sono una donna sufficientemente sportiva, ho una grande passione per il calcio, due figli adolescenti che amo seguire, leggo molto perché così mi prendo cura di me stessa e ho l’attitudine alla scrittura a cui mi sono sempre dedicata, è qualcosa che mi viene naturale.

Quando è nata in te l’idea di diventare una scrittrice? E quando hai capito che questo poteva essere non un semplice sogno ma una bellissima realtà?

Diventare una scrittrice è qualcosa di diverso dall’attitudine alla scrittura. L’idea è nata nel momento in cui mi sono imbattuta in una storia che mi hanno raccontato da cui ho preso ispirazione per costruire l’intreccio e le vicende del mio primo romanzo, “La donna giusta”.
Prima del romanzo d’esordio avevo pubblicato altri lavori, “Sedano 40” che è una raccolta di aforismi e brevi racconti e “Ibraforever” che è un saggio ironico sul mondo del calcio e della scuola. Ultimata la stesura de “La donna giusta”, mi sono resa conto che sarebbe stato bello rendere pubblico il racconto, interagire con i lettori attraverso quello che avevo raccontato, cercare un confronto, sperare nel consenso. Intraprendere quest’altra strada non è stato facile, non avevo mai pensato di pubblicare un romanzo prima di allora, a me bastava scrivere e conservare i miei lavori ma questo poi non mi è bastato più, volevo interagire con i lettori attraverso la storia che avevo raccontato e a giudicare dal grande riscontro che ha avuto il romanzo ho avuto la dimostrazione che quello che pensavo fosse giusto.
L’incontro con la casa editrice Gelsorosso di Bari e con Carla Palone mi ha aperto un mondo nuovo; ho lavorato con l’editor Veronica Vuoto per migliorare il romanzo, è stato un lavoro lungo, di rifinitura, di scelte lessicali, di correzioni; abbiamo eliminato le parti che appesantivano il racconto senza dare nulla di più al lettore. Ricordo ancora quando mi hanno mandato la copertina con un messaggino sul telefono, ero in un collegio dei docenti, ad un certo punto sono diventata rossa dall’emozione, ho visto la mia creatura reificata in un’immagine, a quel punto è cominciato il mio nuovo lavoro.
Ho esordito al Salone del libro di Torino nel 2017, era la mia prima volta in una cornice prestigiosa davanti a persone che non conoscevo, è stato un battesimo incredibile, e poi si sono susseguiti incontri, presentazioni dovunque in tutta Italia, è stato stimolante, ne ho tratto nuova forza, lì ho capito di essere diventata una scrittrice.

Parlaci un po’ dei tuoi due romanzi, “La donna giusta” e “Sette secondi”. Noi abbiamo avuto il piacere di leggerli entrambi e dobbiamo confessarti che ci sono piaciuti moltissimo. Come mai hai scelto di raccontare queste storie? Come sono nate?

“La donna giusta” è tratto da una storia vera che mi è stata raccontata. Mi è venuto in mente di scriverla inventando intrecci, personaggi, storie familiari. Si tratta di vicende narrate tenendo presente un duplice piano temporale, gli anni cinquanta e i nostri giorni. È la storia di tre donne che appartengono a tre generazioni diverse, nonna, figlia e nipote. Quando la nonna muore, sua nipote comincia a scavare nel passato della sua famiglia e scopre una verità diversa che lei non conosce, la rivelazione dei segreti nascosti darà un nuovo senso a tutta la sua vita. Il romanzo è ambientato in un Sud vago, imprecisato ma riconoscibile. Da un punto di vista antropologico e sociale la protagonista che vive la sua giovinezza negli anni cinquanta è una donna moderna, tenace, che riesce a fare cose che in quegli anni erano impensabili, anticipando i temi dell’emancipazione femminile.
“Sette secondi” è un romanzo ambientato nel 1994, parla di un viaggio sull’isola di Mykonos di quattro giovani donne; il viaggio estivo e vacanziero si rivelerà ben altro, diventa un viaggio interiore nel loro passato perché le donne si confrontano, si scoprono, si sfuggono, condividono e rivelano i propri segreti. I temi di cui parlo sono tanti, dalla violenza di genere alla ricerca dell’identità, alla fuga da dolori importanti, l’isola diventa il teatro in cui le vicende vengono narrate. Il viaggio è solo l’inizio di un iter diverso che si prolungherà anche al loro ritorno e in una prospettiva futura.

I tuoi due libri sono molto differenti tra loro perché raccontano storie ambientate in posti diversi e nelle quali succedono cose completamente diverse ma abbiamo notato che i tratti che li accomunano sono la presenza di donne forti e la grande empatia che riesci a trasmettere nel raccontarle. Come riesci a far calare i tuoi lettori così bene nelle tue storie? I tuoi libri e personaggi hanno qualcosa di autobiografico?

In tutti e due i romanzi ho cercato di curare la psicologia dei miei personaggi dandogli autonomia e veridicità; per riuscirci mi sono decentrata per cogliere il singolo punto di vista dei personaggi. Ognuno di loro ha una vita propria, una personalità diversa, un modo di parlare e di sentire personale, li ho creati avendoli di fronte, guardandoli negli occhi perché fossero credibili, veri.
Nei riscontri con il pubblico mi è stato spesso detto che nei miei personaggi ci si poteva identificare, c’è chi si è visto rappresentato, chi ha rivissuto situazioni simili a quelle narrate, ho avuto la prova che i miei personaggi erano forti e che trasmettevano contenuti importanti.
È vero che parlo di donne, mi hanno chiesto più volte il perché, l’ho capito durante le varie presentazioni in cui inevitabilmente mi raccontavo come persona; la presenza di donne importanti nella mia vita è stata determinante, donne moderne, antesignane di un certo modo di essere mi sono state di esempio e nel mio inconscio sicuramente hanno giocato e giocano un ruolo importante e quando scrivo, scrivo al femminile. Poi è più semplice parlare con le donne, sono più propense ad aprirsi e a condividere. Mi capita di ascoltare delle storie, dei vissuti, è qualcosa che mi riesce bene e la gente tende a fidarsi della mia capacità di ascolto, è più semplice con le donne, l’uomo per cultura e per natura è più restio ad aprirsi.
Non posso dire che siano storie autobiografiche o che riguardino vicende familiari personali. La storia che ho narrato ne “La donna giusta” è una storia che non mi appartiene; è ovvio che quando si costruiscono personaggi c’è sempre un po’ dell’autore in essi, è un atto creativo e quindi è inevitabile che accada, ma sicuramente nel primo romanzo non c’è niente di autobiografico.
In “Sette secondi” ci sono degli elementi che mi appartengono di più. In effetti nel 1994 io sono stata in Grecia sull’isola di Mykonos con tre donne che non conoscevo bene ma la nostra vacanza è stata sicuramente molto diversa da quella delle protagoniste del mio romanzo.

C’è uno dei tuoi personaggi nel quale ti rispecchi di più? Se si chi è e perché?

La protagonista che più mi si avvicina è Elena, in lei ho proiettato le mie incertezze, i miei dubbi e gli interrogativi di una giovane donna che ancora è alla ricerca di un grande amore, ma oltre a questo Elena ha una personalità diversa dalla mia.
Gli altri personaggi sono frutto della mia immaginazione, le loro sono storie verosimili, reali, fin troppo attuali, ma le protagoniste non esistono nella realtà. È naturale che in loro convergono tante situazioni comuni a più persone, a più donne con cui ho avuto la fortuna di dialogare, e tanti racconti, tante testimonianze sono poi confluite nei miei personaggi.
Li amo tutti allo stesso modo, anche quelli più problematici, più scontrosi, più ruvidi hanno una loro ragion d’essere, sono affezionata a tutti, non li giudico, non li condanno e non li assolvo, hanno la vita che devono avere perché le motivazioni alla base delle loro azioni li fanno muovere in un certo modo, accetto che abbiano una loro vita autonoma.

Come hai scelto le ambientazioni dei tuoi romanzi?

Scegliere l’ambientazione de “La donna giusta” è stato semplice: la storia vera da cui è tratto il romanzo riguarda un paese del Sud Italia, ma non ho voluto specificare il luogo per non confinare in un ambito preciso una storia che a mio avviso è universale. Al di là del luogo geografico dove tutto si svolge, credo che negli anni cinquanta la condizione delle donne fosse comune a tutti i piccoli centri italiani. Le giovani ragazze non avevano possibilità di scelta ed erano assoggettate alla volontà prima dei padri e poi dei mariti, quindi la protagonista del romanzo che vive la sua giovinezza negli anni cinquanta in un piccolo paese del Sud Italia e che con coraggio non accetta di piegarsi alla volontà della famiglia è ancora di più un simbolo di libertà e di rivendicazione di quei diritti che soltanto più avanti saranno riconosciuti alle donne.
L’ambientazione di “Sette secondi” ha una genesi diversa, le storie delle quattro protagoniste erano nella mia mente da molto, ero pronta a raccontarle e narrarle, quello che mi mancava era un contesto, un luogo, uno scenario dove le loro vicende potessero trovare una giusta collocazione. Ad aiutarmi è stato un ritrovamento: un quaderno su cui avevo appuntato a mo’ di diario tutto ciò che avevo visto e vissuto durante il mio viaggio in Grecia nel 1994; rileggere i nomi delle spiagge, dei locali, delle strade, di tutto ciò che avevo visto in quella vacanza, mi ha permesso di collocare in questo contesto fisico e temporale gli intrecci delle vite delle protagoniste. Ho scelto la Grecia anche per omaggiare in questo modo una terra che tanto mi ispira e che amo profondamente. È un luogo a cui sono molto legata e a cui sento di appartenere.

Cosa provi mentre scrivi? Ascolti musica o preferisci il silenzio?

Dire che cosa provo mentre scrivo è impossibile, sono così concentrata a far parlare e agire i protagonisti delle storie che non penso alle mie sensazioni, semplicemente mi metto da parte per liberare quello che ho in mente, mi capita di estraniarmi dal mondo, quando sono in fase creativa tutto ciò che mi sta intorno diventa strano e vivo momenti di alienazione, comincio a pensare come i protagonisti dei romanzi, dialogo con loro, penso a ciò che li renderebbe felici o tristi, posso dire che mentre scrivo mi sento in un’altra dimensione.
Mi capita di scrivere nella confusione come nel silenzio, talvolta ascolto musica, la più disparata, da quella classica al rap e quando voglio ascolto brani della mia adolescenza o giovinezza o quando ho bisogno di amplificare le mie sensazioni ricorro alla voce di Maria Callas che sempre mi suscita profonda commozione.
Non scrivo in una casa lontana isolata dal mondo forse perché non posso o forse perché non ci riuscirei, quando sento la necessità di farlo, scrivo anche in luoghi inaspettati o in momenti poco canonici, sul telefono, sui fogliettini o sui quaderni, se in quel momento non ho a disposizione il computer.

Oltre a essere una bravissima scrittrice sei anche una lettrice? C’è qualche autore che ti ha particolarmente ispirata? Che consiglio daresti a chi vuole diventare scrittrice?

Noi siamo tutto quello che abbiamo studiato, letto, vissuto. Ogni esperienza passata è parte di noi.
Detto questo sono una lettrice ma non posso dire chi sia il mio autore preferito in assoluto; cito ciò che ha significato qualcosa di importante per me nel corso della mia storia.
Il mio pensiero e la mia vita hanno subito un profondo cambiamento dal momento in cui ho letto e studiato le opere di Nietzsche, questo da un punto di vista filosofico ed esistenziale; quando ho incontrato i libri di Massimo Recalcati ho avuto l’opportunità di cambiare il mio punto di vista su varie questioni psicologiche, lo stesso dicasi per i libri di Umberto Galimberti. Da un punto di vista letterario, a vent’anni mi sono innamorata di Thomas Mann leggendo “La montagna incantata”, da allora molti autori mi hanno entusiasmata, altri mi hanno annoiata; gli ultimi, da un punto di vista cronologico, che mi hanno trasmesso qualcosa di diverso e che quindi posso citare sono Kent Haruf, John Williams e Agota Kristoff.
Che cosa potrei consigliare a chi vuole scrivere, di continuare a farlo indipendentemente dalle mode del momento o da quello che di solito ha più successo, scrivere per se stessi prima di tutto, rendere intelligibile ciò che si scrive evitando il narcisismo, specchiarsi in quello che si scrive non è funzionale perché rende il tutto poco comprensibile, cercare di cogliere un punto di vista diverso dal nostro per rendere più universale quello che si narra, non ispirarsi a qualcuno in particolare, cercare una propria originalità ma senza artifici o strategie, lasciando fluire le proprie idee e la propria narrazione come se una forza interiore agisse per noi.

Hai una citazione del cuore?

La citazione che mi piace ricordare è di Nietzsche, Sibi scribere tratta da “Umano troppo umano II” “L’autore ragionevole non scrive per nessun’altra posterità che per la propria, cioè per la propria vecchiaia, per poter anche allora provare diletto di sé.” Credo che questo sia il messaggio più profondo da comunicare, scrivere per sé, per provare gusto di sé, amore di sé, lo diceva il grande filosofo che in vita stentava a trovare un editore che pubblicasse le sue opere e che per avere successo ha dovuto aspettare di morire.

Hai in cantiere qualche nuova opera? In caso affermativo puoi già darci qualche anticipazione?

Ho altri progetti letterari, sto scrivendo un breve racconto per un’antologia che dovrebbe uscire prima della fine dell’anno. Venti autori e un tema di fondo comune.
In contemporanea sto scrivendo il mio terzo romanzo, ancora figure femminili protagoniste di questa storia. Parlo di una donna e della sua maternità problematica ma di più non posso dire.

Sei stata davvero molto gentile a rispondere a tutte le nostre domande, noi Penne Irriverenti ti ringraziamo per la tua disponibilità e speriamo di rivederti e rileggerti prestissimo!!
Buona fortuna per la tua carriera e complimenti per i risultati raggiunti!