INTERVISTA a François Morlupi autore di “FORMULE MORTALI”

Buongiorno a tutti i nostri lettori, oggi dedichiamo questo spazio a François Morlupi, autore di “Formule Mortali”, un noir denso nella trama e con personaggi molto azzeccati, del quale potrete leggere la recensione nel nostro blog.

a cura di Pamela Mazzoni

Ciao François benvenuto nel salotto virtuale delle Penne Irriverenti, siamo molto felici di ospitarti qua oggi.

Il piacere è tutto mio, davvero!

Parlaci un po’ di te, chi è François Morlupi?

Un 35enne come tanti, un responsabile informatico, un romano italo-francese, un amante del cinema coreano e della pizza cicoria e salsicce e ovviamente un appassionato della lettura, soprattutto del genere giallo.

Con il tuo primo libro, “Formule mortali”, hai centrato subito il bersaglio: un ottimo riscontro da parte del pubblico, premi, scalata alle classifiche di vendita…
Cosa è cambiato nella tua vita?

Sicuramente si è arricchita di emozioni, ho conosciuto in questi due anni lettori, autori, blog con cui ho condiviso la mia passione principale, ovvero la lettura/scrittura. È stato magnifico poter entrare in punta di piedi in questo mondo che veicola cultura e poter fare alcune esperienze come la fiera di Roma e di Torino, o le tante presentazioni/firma copie sparse in tutta Italia.

Poi, è evidente che i quattro premi vinti mi hanno emozionato e nel mio piccolo, reso felice. Molto felice, chi l’avrebbe mai detto?

Come e quando è nata l’idea di questo libro?

Fondamentalmente sono stati tre i motivi che mi hanno spinto a scrivere…

Il primo, forse il più importante, era la volontà di evadere dalla quotidianità che mi stava attanagliando a lavoro dove le cose non andavano benissimo. Ho tentato dunque di rifugiarmi in un mondo nuovo, dove io ero il protagonista e nessuno mi schiacciava con il suo peso.

Poi leggere una quantità industriale di libri ha fatto sì che nel mio cervello, qualcosa venisse seminato ogni giorno. Il tutto ha germogliato in un determinato periodo, ma probabilmente bolliva da parecchio. Lo stress da lavoro non ha fatto altro che accelerare un processo inevitabile.

The last but not the least, è che spesso rimango deluso da alcuni romanzi. Mi sento quasi tradito quando compro un libro pubblicizzato che poi non mi soddisfa. Invece di criticare soltanto, ho voluto mettermi alla prova, agire. E ho partorito “Formule Mortali”.

Qual è stato il momento in cui hai deciso di dare una svolta alla tua esistenza ed hai capito di voler diventare uno scrittore?

Rientrando dalle vacanze di agosto, mi sono ritrovato una sera davanti al pc…e ho osato, mi sono buttato, superando paure e pensieri negativi!

Ansaldi, Eugenie, Leoncini, Caldara, Di Chiara: sono i cuori pulsanti del commissariato di Monteverde, protagonisti di “Formule Mortali”.
Tutti personaggi con peculiarità caratteriali che li collocano, come hai già avuto modo di dire, in una sorta di “zona grigia”: non rasentano la perfezione, caratterizzati come sono da ansie, fragilità, debolezze ma proprio per questo molto veritieri.
Per la loro creazione quanto ha inciso la fantasia e quanto invece hai attinto dalla realtà, ovverosia da persone che conosci?

Di fantasia devo dirti la verità, c’è ben poco. Sono tutti personaggi che hanno preso spunto dalle caratteristiche di amici, conoscenti, o anche del sottoscritto! Spesso, le situazioni che descrivo, tranne gli omicidi (per fortuna!), sono scene di vita vissuta. Non ho dovuto dunque inventare troppo, ma attingere da un teatro veritiero che è la mia quotidianità.

Hai fatto bene a sottolineare come i protagonisti di “Formule Mortali”, non siano né “bianchi” né “neri”, li amo definire “grigi”, con le loro debolezze e qualità. Al tempo stesso la loro vita personale non può non influire su quella professionale e vice versa, per questo sono sembrati così reali ai lettori. Forse è per questo che sono stati tanto amati.
Il miglior complimento riguardo i protagonisti, che mi sia stato fatto, è quello di un lettore che mi disse, testuali parole: “Quando ho finito il libro, già mi mancavano.”

Poi è ovvio che spesso ho voluto romanzare e acuire alcuni dettagli, ma al 90% è tutto vero.

C’è qualcosa di tuo in ognuno dei protagonisti, è vero?

Certo tutti posseggono alcune mie caratteristiche! Ad Ansaldi ho offerto la mia passione dell’arte e un pizzico della mia ipocondria, a Eugénie il mio background italo francese (per fortuna non il suo disturbo emotivo), a Caldara la mia pazienza, a Leoncini la mia passione per la seconda guerra mondiale (purtroppo non il suo savoir faire con le donne!) e a Di Chiara il mio amore per il cinema coreano, la Roma, il calcetto e la pizza!

Nel libro sono molti gli argomenti trattati: dalla chimica, alla fisica, alla matematica, al deep web… a parte quest’ultimo, che rientra nella sfera delle tue conoscenze di informatico, le altre materie facevano già parte delle tue passioni o sei stato costretto ad approfondirle perché pilotato dalla storia che stavi scrivendo?

Non facevano parte delle mie passioni, ma avendole studiate per anni…sono diventate parte di me. Non ti nego però che ho dovuto ripassare alcune tematiche e magari…ristudiare alcune parti per essere il più realistico possibile.

È un fatto comprovato che dietro ogni scrittore si celi un instancabile lettore.
Allora ti chiediamo: tu che tipo di lettore sei?
E quali sono gli autori che maggiormente ti hanno influenzato?

Sono assolutamente d’accordo, uno scrittore è innanzitutto un gran lettore! Sono un lettore da ottanta libri l’anno (ora un po’ meno, comincio a invecchiare). Sono stato influenzato ovviamente dai grandi autori noir del nord come Indridason, Mankell, il commissario Beck, Nesbo e le loro atmosfere soporifere ma intrise di considerazioni sociali e umane…poi da alcuni autori francesi come Lemaitre, Bussi, Thilliez, Chattam Izzo e dalla loro violenza e crudeltà e per finire dai nostrani/mediterranei ovvero De Giovanni, Markaris e tanti altri.

Come persona e come scrittore, hai qualche rituale scaramantico?

No nessun rituale scaramantico. Musica di sottofondo e si tenta di scrivere qualcosa di sensato!

La storia di “Formule mortali” è ambientata a Roma, la città dove sei nato e dove vivi, e per la quale provi un amore profondo, appena intaccato però dalle problematiche che la assillano e che sono note a tutti.
Noi Penne Irriverenti ti nominiamo Sindaco della Città Eterna per un giorno, con la possibilità di prendere a cuore tre problemi: quali cercheresti di risolvere per primi?

Sono romano e ho con la città un rapporto di amore/odio come se fosse una donna! Roma infatti è capace di portarti in paradiso e un paio di secondi dopo…all’inferno! Ho sempre vissuto nella capitale italiana e l’indagine è anche una scusa per poter raccontare altro, come ad esempio le problematiche della mia amata città. Mi è parso naturale ambientare la storia nella città che conosco più di tutte. Sarebbe stato ridicolo ambientare la storia in America o in altri posti sconosciuti.

Diventare però sindaco della mia città è un compito arduo e assolutamente terribile; come fai, fai male. Se avessi però la bacchetta magica risolverei in sequenza: il traffico/assenza di mezzi pubblici, le buche e la sporcizia.

A breve uscirà il tuo secondo libro che sarà il sequel di “Formule mortali”, dove ritroveremo i nostri già inseparabili personaggi.
Puoi anticiparci qualcosa?

Sarà ambientato in Bulgaria e probabilmente sarà più duro, cupo e letale del primo.

Quale citazione dal tuo libro vorresti dedicare ai tuoi ed ai nostri lettori?

È una domanda troppo difficile, davvero! Se proprio dovessi scegliere dedicherei loro tutto il pezzo della Corsica, augurando ai miei lettori di passare delle vacanze come ha fatto il sottoscritto per svariati anni.

Un ringraziamento a François Morlupi per questa intervista che ci ha permesso, con piacere, di approfondire la conoscenza di questo talentuoso scrittore, di cui sentiremo ancora parlare.
In attesa del suo prossimo libro, auguriamo a lui ed a tutti i nostri lettori una buona giornata!

Grazie a voi per la gentilezza, la pazienza e la professionalità dimostrate! Siete bravissime!