di Giorgio Faletti
Io uccido
di Giorgio Faletti
Editore: BALDINI&CASTOLDI
Genere: Thriller
Pagine: 682
Edizione: 5 novembre 2002
Cari lettori,
oggi vi proponiamo l’esordio letterario nel regno del thriller di Giorgio Faletti, scelto da noi Penne Irriverenti come autore di questo mese. E possiamo tranquillamente parlare di debutto col botto dato che Io uccido, uscito nel 2002, ebbe un clamoroso successo divenendo ben presto un best seller.
Se siete appassionati del genere è un romanzo che non può e non deve mancare nella vostra libreria.
a cura di Pamela Mazzoni
Sinossi
Recensione
“Montecarlo, sotto il sole, era un piccolo ed elegante alveare con troppe api regine. Molti si comportavano come tali, pur senza esserlo. Facciate, solo facciate. Persone che dietro avevano pali a sorreggere un’elegante fragilità, come certe costruzioni posticce nelle scenografie dei film. Dietro la porta soltanto la linea lontana dell’orizzonte. E quell’uomo con una lunga palandrana scura, che con un inchino di scherno stava aprendo a una a una tutte quelle porte e con una mano guantata di nero stava indicando loro il vuoto che c’era dietro.”
Montecarlo, la luccicante città avvolta da una patina dorata dove tutto trasuda ricchezza e successo, ma che spesso è solo apparenza, e nella quale il crimine non è contemplato, è scossa sin dalle fondamenta da una serie di raccapriccianti delitti ad opera di un assassino sadico, malvagio e freddo come il ghiaccio, ma scaltro e imprevedibile che mutila in modo brutale le vittime, perseguendo un assurdo fine che nella sua mente distorta diventa logico e di vitale importanza.
E talmente sicuro di sé da precedere i suoi delitti con una telefonata a Jean-Loup Verdier, deejay conduttore di Voices, una seguitissima trasmissione notturna di Radio Monte Carlo, durante la quale lascia, celati in brani musicali, degli indizi che, trovati, potrebbero portare alla vittima predestinata.
Telefonata che termina sempre con due sconvolgenti e lapidarie parole: “Io uccido…”, lasciate anche scritte col sangue sulle scene del crimine.
Per il killer un assurdo mantra, per i suoi inseguitori un grave campanello d’allarme: è pericoloso, e molto…
“Puoi andare a casa e spegnere la tua mente e ogni sua malattia. Io no. Io di notte non posso dormire, perché il mio male non riposa mai. »
«E allora tu che cosa fai, di notte, per curare il tuo male?»
Jean-Loup incalzò leggermente il suo interlocutore. La risposta si fece attendere e fu come se un oggetto avvolto in diversi strati di carta prendesse lentamente la luce.
« Io uccido… »”
E questo pericolo lo percepiamo anche noi lettori nei capitoli dedicati all’assassino e intitolati, non a caso, “ Carnevale”: entriamo infatti tra i suoi pensieri contorti e ci affacciamo in un abisso di indicibile orrore.
Quanto male possono provocare gli abusi e i dolori subiti nel passato da trasformare una persona da agnello a lupo cattivo?
Frank Ottobre, tormentato agente dell’FBI divorato dai sensi di colpa in congedo temporaneo e nel Principato di Monaco per riprendere in mano le redini della sua vita, viene trascinato in questa inquietante indagine dall’amico Nicolas Hulot, commissario francese: per entrambi sarà l’inizio di un incubo che li catapulterà loro malgrado nelle bassezze umane, tra violenza, personaggi ignobili ma potenti, crudeltà e un faccia a faccia doveroso e catartico con il loro personale passato.
Ma l’assassino è sempre un passo avanti e la sua cattura non sarà facile per i nostri poliziotti, impegnati in una corsa affannosa contro il tempo su di un terreno accidentato tra false piste e intoppi: una storia sconvolgente dove però troveranno posto anche sentimenti forti come l’amicizia e l’amore, quasi a stemperare e mitigare tutta la malvagità e la cattiveria insita nel racconto.
“«Sai, Nicolas, a volte, quando penso alle cose che succedono nel mondo, cose come questa, come il World Trade Center, le guerre e tutto il resto, mi viene da pensare ai dinosauri.» Il commissario lo guardò senza parlare. Non riusciva a capire dove volesse andare a parare. «Da un sacco di tempo tutti si affannano a cercare di capire il motivo della loro estinzione. Si chiedono perché questi animali che dominavano il mondo di colpo siano scomparsi. Forse fra tutte le spiegazioni la più valida è anche la più semplice. Forse sono morti perché sono impazziti tutti quanti. Proprio come noi. Ecco cosa siamo, nient’altro che dei piccoli dinosauri. E la nostra pazzia prima o poi sarà la causa della nostra fine.”
Giorgio Faletti con Io uccido si approccia al thriller con talento, confezionando un romanzo adrenalinico, con alcuni punti in comune con l’hard-boiled americano e qualche chiaro omaggio al pensiero pirandelliano, dal ritmo incalzante e dalla trama complessa ma ben supportata da una narrazione scorrevole, ricca di pathos e colpi di scena che ci accompagna a un intenso finale, nel quale viene raggiunta una parvenza di malinconica giustizia.
Sicuramente quelle che per i detrattori dello scrittore sono un punto a suo sfavore e che invece a me affascinano, sono le descrizioni minuziose e dettagliate dei luoghi e dei personaggi, tanto precise che durante la lettura le scene raccontate ci appaiono vivide davanti agli occhi, quasi come la visione di un film.
Tutti i personaggi, buoni e cattivi, protagonisti o secondari, contribuiscono a dare corposità al racconto, grazie al loro spessore e alla bravura di Faletti di indagare nella psiche umana, scoprendo sia i punti luminosi che le profonde oscurità dell’anima e provocando così nel lettore tutta una gamma di sensazioni ben definite: dalla tenerezza, alla paura, alla pena fino al ribrezzo.
Un thriller da leggere, assolutamente…
Il nostro giudizio:
Trama
Stile
Piacevolezza
Copertina
Voto finale
Giorgio Faletti
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