L’ARIA

di Tonino Guerra

Benvenuti al nostro appuntamento con la poesia.
Oggi proponiamo il commento della poesia L’aria ” di Tonino Guerra

Buona Lettura!


a cura di Elisa Mazza

L’aria

L’aria l’e cla roba lizira

che sta dalonda la tu testa

e la dventa piò céra quand che t’roid


Parafrasi della poesia: L’aria

L’aria è quella cosa leggera, che sta intorno alla tua testa e diventa più chiara quando ridi.



Commento della poesia: L’aria

Come si può trasmettere del buonumore in 3 righe? Chiediamolo al grande Tonino Guerra, colonna portante della mia identità culturale e indigena! «L’ottimismo è il profumo della vita» ha spopolato dando vita ad un modo di dire e persino gag nel mondo dello spettacolo (Fabio de Luigi, altro mio conterraneo, interpretò l’ingegnere “Ingegner Cane” in Mai dire Gol dove, a mio modestissimo parere, possiamo notare delle curiose somiglianze).
Ma non sono qui per far salotto!
Oggi, non mi è del tutto chiaro il perché, sento il bisogno anch’io di strapparvi un accenno di sorriso. Voglio solleticarvi con un po’ di spirito di Santarcangelo di Romagna, fatto di passeggiate in paese, canti di osteria, e soprattutto, quell’Aria frizzantina che rende tutto affascinante, luminoso.
Quando la poesia diventa un inno alla gioia oltre che un riflesso di noi stessi, quando un concetto e del sincero sentimento convergono per trasmettersi in parole così semplici che scaldano il cuore, ancora di più si vive, velocemente sento scoppiare una risata, un tripudio di felicità, un “momento perfetto”. Ho scelto L’aria quando non posso che respirarla con soddisfazione. O perché necessito spesso di boccate d’ossigeno per schiarirmi le idee e fare un passo avanti… L’aria perché la felicità sono io, la leggerezza diventa palpabile e il bisogno impellente. Sorridiamoci!

Tonino Guerra

Nei primi anni ’50 si trasferisce a Roma dove prende avvio la sua folgorante carriera di sceneggiatore. Resta nella capitale fino al 1984 quando fa ritorno in Romagna. Dopo un breve periodo trascorso nella sua città natale sceglie come dimora Pennabilli, nel Montefeltro.
Inizia a comporre versi in lingua romagnola durante la prigionia nel campo di concentramento di Troisdorf in Germania, parte di quelle poesie in lingua romagnola vengono raccolte nel primo libro I scarabocc del 1946, a firma Antonio Guerra con la prefazione di Carlo Bo. Segue la raccolta I bu, con introduzione di Gianfranco Contini.
Nella collana “I Gettoni” di Einaudi curata da Elio Vittorini, pubblica nel ’52 il racconto La storia di Fortunato. Le sue prime sceneggiature nascono per i film Un ettaro di cielo, di Aglauco Casadio che uscirà nel 1957 e Uomini e lupi, di Giuseppe De Santis, che uscirà nel 1956.
Da quel momento si dedica con continuità all’attività di sceneggiatore e lavora con i più grandi registi del nostro tempo, tra questi Elio Petri, Franco Indovina, Vittorio De Sica, Damiano Damiani, Mauro Bolognini, Mario Monicelli, Franco Giraldi, Alberto Lattuada, Paolo e Vittorio Taviani, Marco Bellocchio, Francesco Rosi, Federico Fellini, Theo Anghelopulos, Andrej Tarkovskij, Michelangelo Antonioni.
Con quest’ultimo firma nel ’59 L’avventura e inizia un sodalizio artistico che continua ancora oggi. Ultimo lavoro insieme l’episodio Il filo pericoloso delle cose del film Eros presentato al Festival di Venezia nel 2004. Nel 1973 esce Amarcord, vincitore del Premio Oscar, prima sceneggiatura scritta per Federico Fellini, con cui realizzerà anche E la nave va nell’83, Ginger e Fred nell’85. Ma con Fellini lavora anche alla preparazione delle sceneggiature di Prova d’orchestra e Casanova.
Le sue sceneggiature incontrano anche la televisione, che lo vede collaborare al teatro televisivo e ad alcuni sceneggiati. Intanto continua la sua attività poetica e letteraria che abbraccia anche il teatro: la sua produzione è vastissima, punteggiata dal conferimento di significativi premi, tra cui il Premio Pirandello. La raccolta I bu (Rizzoli, 1972), curata da Gianfranco Contini, rappresenta la svolta per la poesia dialettale che assume grazie agli stilemi da lui introdotti grande dignità e la nuova dialettalità assurge a lingua della poesia senza più distinzioni né categorizzazioni. Si apre con lui la nuova stagione dei neodialettali, che si congeda da ogni forma di municipalismo. Pubblica con Bompiani, con Rizzoli e dà avvio con Il miele, nel 1981, alla stagione dei poemi pubblicati dalla Maggioli Editore di Santarcangelo, che ristampa anche le sue precedenti raccolte e i racconti.
Artista a tutto tondo, si dedica alla pittura, alla scultura e all’ideazione artistica realizzando allestimenti, installazioni, mostre, parchi, fontane, in cui trasferisce la sua sconfinata creatività e genialità.
Tonino Guerra muore a Santarcangelo di Romagna pochi giorni dopo aver compiuto novantadue anni. Dalla Biografia del sito dell’Associazione culturale Tonino Guerra, a cura di Rita Giannini