LA BIBLIOTECA DEI SUSSURRI

di Desy Icardi

“La biblioteca dei sussurri” di Desy Icardi
Genere: Narrativa contemporanea
Editore:‎ Fazi Editori
Pagine: 350
Edizione: 2 dicembre 2021

Cari amici lettori, è con molto piacere che oggi vi presento la recensione al libro “La biblioteca dei sussurri” di Desy Icardi, un romanzo che gli amanti dei libri non possono e non devono assolutamente perdere! Tra lettori centenari e bambine che diventano “lettrici forti” vi ritroverete all’interno di un mondo meraviglioso che (è un po’ anche il nostro e che) vi coinvolgerà e conquisterà immediatamente!
Buona lettura!

P.S. Procuratevi carta e penna perché mentre leggerete questo libro troverete tanti suggerimenti di lettura da appuntarvi per scoprire libri meravigliosi o semplicemente per ricordarvi di rileggere molti di essi!

a cura di Manuela Morana


Sinossi di LA BIBLIOTECA DEI SUSSURRI

A volte, basta restare in ascolto con attenzione per ritrovare quel luogo del cuore che si chiama casa.
Nella periferia di Torino, c’è una casa sul fiume dove ogni cosa viene fatta il più rumorosamente possibile: le pentole sbatacchiano sui fornelli, i passi riecheggiano nei corridoi, la radio gracida, i mobili scricchiolano.
Siamo negli anni Settanta e la piccola Dora vive in questo ambiente chiassoso insieme a tutta la sua famiglia, fra cui spicca l’eccentrica prozia.
Un giorno, però, questo equilibrio bizzarro ma confortante viene incrinato dal lutto; la casa, di colpo, si fa triste e silenziosa e, altrettanto improvvisamente, Dora comincia a udire dei rumori sinistri.
Per sfuggire a questa atmosfera opprimente, la bambina trova rifugio in un luogo dove il silenzio regna sovrano ma non è espressione di malinconia bensì di rispetto e raccoglimento: la biblioteca.
Qui Dora farà la conoscenza del “lettore centenario”, l’avvocato Ferro, che ha dedicato l’intera esistenza ai libri e che decide di prendere la ragazzina sotto la sua ala per educarla al piacere della lettura.
Nella vita di Dora, però, continuano a susseguirsi eventi inaspettati; la sua famiglia si divide inevitabilmente e la casa sul fiume diventa solo un ricordo. Sarà proprio grazie agli insegnamenti dell’avvocato Ferro e al grande amore per i libri che Dora deciderà di far pace con il proprio passato per riavvicinarsi a coloro che ama di più.

Recensione

“La biblioteca dei sussurri” ci racconta la storia di Dora, dalla sua infanzia ai suoi diciotto anni. Dora è una bambina che vive a Torino con tutta la sua famiglia, in casa con lei, oltre alla sua mamma e al suo papà, vivono infatti suo cugino Fulvio, che da sempre è anche il suo migliore amico e punto di riferimento, la zia Maddalena, che è la mamma di Fulvio e con la sua salute molto fragile vive praticamente a letto e la prozia Dorina, a volte fa delle brevi ma intense visite l’amatissimo zio Bruno, papà di Fulvio e marito di Maddalena, lui è sempre in viaggio per lavoro, fa il rappresentante di caramelle, ha tantissimi soldi, bei vestiti, una bella auto e tantissime storie interessanti che racconta a tutti gli abitanti della casa che sorge vicino al fiume Dora.

Col suo mobilio raffazzonato e le carabattole che la infestavano, quella casa in fondo non aveva nulla di davvero speciale, salvo un dettaglio che a molti potrebbe apparire un difetto, ma che noi di famiglia tenevamo in gran considerazione: il rumore.
Il rumore di cui parlo non era un fattore esogeno come il rombare delle automobili o lo sferragliare del tram in strada, ma scaturiva dalle sue stesse stanze ed era alimentato da noi che ci abitavamo, sempre attenti a non lasciarlo mai spegnere, proprio come si fa con la fiamma dell’ultima candela durante un temporale che ha fatto saltare la corrente elettrica.
Eravamo gente comune, che nella casa sulla Dora faceva cose comuni, solo che le facevamo emettendo il maggior fracasso possibile: sbattevamo le porte, ci lanciavamo lungo le scale facendo rimbombare ogni gradino, trascinavamo le sedie sul pavimento costringendole a gemere e ci chiamavamo a voce spiegata da una camera all’altra come se una sterminata distanza ci separasse.

La prozia Dorina è la padrona di casa, ormai da moltissimo tempo ha un pessimo udito che la porta a parlare ad un tono più alto del normale e anche per questo è la più rumorosa di tutti, ha accolto in casa sua Maddalena e la sua famiglia a causa delle condizioni di salute di lei e poi Bianca, la mamma di Dora, e la sua famiglia per via delle loro condizioni economiche e dell’inesistente aiuto da parte dei genitori di sua nipote.
Nessuno le ha mai chiesto espressamente aiuto ma lei ha una sensibilità speciale e ha capito i bisogni e le preoccupazioni dei suoi cari prima ancora che qualcuno riuscisse ad esprimerli ad alta voce.
La sua sensibilità va oltre il semplice affetto per la sua famiglia, si può parlare di un vero e proprio “dono”, lei riesce a sentire cose che tutti gli altri non sentono!

Dopo la morte del marito la prozia Dorina era rimasta a vivere nella casa sulla Dora, sostentandosi con la pensione da vedova e dedicandosi a quella che considerava la sua missione: ripulire quelle che lei chiamava le “case lamentose” – le abitazioni, cioè, che trattenevano tra le loro mura rimpianti, sensi di colpa, ansie e altre tristezze.
Lei, e le sue antenate ancor prima, chiamavano quelle seccature metafisiche col familiare e rassicurante nome di “Spifferi”.
Guai a provare a definirle con termini più altisonanti o terrifici come fantasmi, spettri o presenze; se qualcuno lo faceva, la prozia andava su tutte le furie poiché quei termini erano, a suo avviso, tanto inappropriati quanto funesti: «Non bisogna parlare di ciò che non si sa, né tantomeno di ciò di cui è meglio non sapere!».

Anche la piccola Dora ha lo stesso dono della prozia Dorina, entrambe riescono a sentire gli Spifferi e questo rende il loro legame molto stretto e intenso. Spesso le due vanno insieme nelle case lamentose e cercano di rassicurare i loro abitanti.
La casa sulla Dora riceveva spesso la visita di un’ospite indesiderato, la riceveva talmente spesso che oramai era quasi la normalità.

«È arrivata Catlina», borbottava la prozia Dorina alzando gli occhi al cielo.
Io allora tendevo l’orecchio della mente e percepivo il frusciare della sua gonna, il tintinnare dei suoi gioielli e il lieve gemito delle molle del divano che si piegavano sotto il suo incorporeo peso.
Catlina, ovvero Caterina in dialetto piemontese, era il nome con il quale la prozia si riferiva alla morte.
Nella cultura contadina nessuno osava chiamare le disgrazie col proprio nome senza temere di attirarle a sé, ecco perché – chissà quando – Catlina divenne il nomignolo abituale della nera mietitrice.

Veniva per portarsi via la zia Maddalena, ma fortunatamente spesso andava via a mani vuote, lasciando alla famiglia il piacere di poter restare con la bellissima e amatissima Maddalena e la sua radio sempre accesa che trasmetteva i radiodrammi a puntate.
Un giorno per Catlina entra improvvisamente e in modo irruento nelle vite dei nostri protagonisti, portandosi via qualcuno che nessuno aveva mai pensato posse abbandonarli così improvvisamente e così presto.
Da quel momento il silenzio cala nella rumorosa casa sulla Dora, un silenzio assolutamente innaturale per quel posto solitamente così caotico. La piccola Dora odia quel silenzio, odia Catlina che gli ha portato via un pezzo importante della sua famiglia e non sa come fare a tornare alla normalità.
Un giorno suo cugino Fulvio decide di portarla con sé in biblioteca e lì per la prima volta conosciamo l’avvocato Ferro, un vecchietto centenario che legge ininterrottamente, il suo scopo nella vita è arrivare a 100 anni di letture (e sinceramente da lettrice piacerebbe moltissimo anche a me arrivare a questo meraviglioso traguardo).
L’avvocato Ferro trasforma Dora in una lettrice, le dà degli ottimi suggerimenti e le consiglia sempre i libri perfetti per ogni momento della sua vita.

Dopo varie vicissitudini Dora è costretta a lasciare la rumorosa casa torinese e a trasferirsi in Svizzera, la sua famiglia ormai conta due persone in meno, strappatele da Catlina, e non può opporsi alle scelte di Fulvio e della prozia Dorina.
La vita in Svizzera non è bella come quella a Torino, anche se qui le condizioni economiche sono molto migliorate, le manca la sua vecchia casa, la sua famiglia e l’avvocato Ferro che però, una volta saputo del suo trasferimento e vista anche la sua veneranda età e la consapevolezza di aver quasi esaurito il suo tempo sulla terra le ha lasciato delle preziosissime lettere da aprire seguendo la data riportata su di esse.

Dora nella sua nuova e silenziosa vita si smarrisce, perde se stessa e arriva a rinnegare le sue origini per adattarsi, farsi accettare e rendersi interessante agli occhi dei nuovi compagni e amici svizzeri. Solo una svolta inaspettata nella sua storia d’amore con Thomas, le sagge parole che l’avvocato Ferro le continua a regalare e l’affetto per la prozia Dorina riescono a riportarla a “casa” e a farle capire quale sia il vero significato di questa meravigliosa parola.

Tra seconde famiglie, chiavi, cucchiaini, pezzi degli scacchi, ritagli di giornale, fontane, rumori e infinite storie da leggere vi ritroverete completamente e perdutamente innamorati di “La biblioteca dei sussurri”.
Le lettere dell’avvocato Ferro poi sono un vero e proprio tesoro, quanto avrei voluto avere un avvocato Ferro nella mia vita che mi guidasse con le sue parole e trovasse sempre il libro perfetto al momento perfetto! Moltissimi dei libri da lui consigliati li ho già letti ma, nonostante ciò, sono riuscita comunque a segnare qualcuno dei suoi titoli e adesso sono andati ad allungare la mia lista dei libri da leggere.

“La biblioteca dei sussurri” è un libro meraviglioso, poetico, evocativo. È un’opera d’arte che, da lettore, non può lasciarti indifferente, ti entra dentro e sembra che parli proprio di te perché ha l’incredibile capacità di parlare al tuo cuore.
Lo stile di Desy Icardi è capace di farti sentire parte della vita di Dora, ti sembra di essere in famiglia e sai che non l’abbandonerai mai perché in fondo anche quando il libro finisce e volti l’ultima pagina sai che non ci sarà mai un vero addio.

«Addio, amica mia», disse appoggiandomi la mano smagrita sulla testa, «ricorda che io e te siamo parenti; non di carne e sangue bensì di carta e inchiostro. Siamo lettori, mia cara, e i lettori non si separano mai del tutto, restano sempre uniti da un filo sottile e invisibile. Per citare la signorina Jane Austen: “Non esistono distanze quando si hanno ragioni”».

Inoltre devo ringraziare di cuore l’autrice perché questo libro è capace di donarti un’immensa speranza: quante volte mi sono disperata pensando “Così tanti libri da leggere e così poco tempo per farlo” e invece potrebbe non esserci un finale così triste e vuoto, almeno non per noi lettori…
Quando non ci sarò più, spero tra molto molto tempo, provate a cercarmi in una biblioteca, potrei essere lì a sfogliare tutti i libri che non sono ancora riuscita a leggere e sinceramente, se così fosse, ho la certezza che sarei felice per l’eternità…

Il nostro giudizio:


TramaVoto 5


StileVoto 5


PiacevolezzaVoto 5


CopertinaVoto 5


Voto finaleVoto 5



Si ringrazia la casa editrice per aver cortesemente fornito il materiale.