di Daniele Cellamare
La Carica di Balaklava di Daniele Cellamare
Editore: Les Flâneurs Edizioni
Genere: Narrativa storica – cronaca di guerra
Pagine: 373
Edizione: Aprile 2020
a cura di Elisa Mazza
Amici Lettori,
oggi recensirò per voi il romanzo storico La Carica di Balaklava di Daniele Cellamare, uno spaccato di guerra minuziosamente ricostruito, una tenera storia d’amore che palpita e il legame saldo dell’amicizia che aiuta a superare i spaventosi eventi che tempestano.
Buona Lettura!
Sinossi
Fra i valorosi del 17° reggimento Lancieri di Sua Maestà, gli uomini della Morte o della Gloria, c’è George Dillon, un giovane contadino irlandese dal drammatico passato. Arrestato insieme al suo amico Thomas per aver partecipato alla rivolta scoppiata in seguito alla Grande Carestia del 1845 e recluso nel terrificante carcere di Kilmainham a Dublino, viene liberato al prezzo di una divisa da cavalleggero inglese e un ingaggio nella guerra di Crimea. Laggiù George ritroverà la sua amata Janet, infermiera nell’ospedale militare, che gli darà la forza di continuare a vivere e a combattere.
Ma i suoi fantasmi continueranno ad aleggiare anche nella desolata piana di Balaklava, fino al giorno della resa dei conti.
Recensione
Perduta la madre in tenera età, vive col padre una vita frugale, e rurale, nella verde Irlanda; nonostante le difficoltà e l’esistenza scarna di agi e ricca di privazioni, conserva il cuore gonfio d’orgoglio per le sue radici oneste e lavoratrici. C’è gran fermento al villaggio, una brutta epidemia rovina irrimediabilmente i raccolti condannando migliaia di persone a morire di fame. Basta. È ora di agire, il regime d’Inghilterra va estirpato ne più ne meno come una gramigna nei campi e l’Irlanda deve rinascere libera dall’oppressione. Ma tutto ha un prezzo, e spesso lo paga chi non ha usufruito o nemmeno chiesto il conto. Il giovane Dillon si ritrova coinvolto in una faccenda ben più grande di lui: mentre scopriva i primi palpiti d’amore per la sua bella Janet, lui e il suo gentile amico Thomas vengono catturati e sbattuti in galera, perché indirettamente coinvolti nella ribellione. …E ora?
Daniele Cellamare ha scritto quest’opera con lodevole impegno, in essa trapela l’appassionato studio dell’autore per realizzare una ricostruzione storica indubbiamente realistica e dotata di charme per arrivare al cuore del lettore. Con una prosa asciutta, sincera, ha saputo dar vita ai protagonisti che popolano questa trama, rendendoli vivi, schietti, caratterialmente accattivanti: dall’istinto guerriero di George alla solare e volenterosa Janet, troviamo delle persone reali, che amano, lottano, odiano mentre attorno infuria una battaglia che li artiglia, li schiaccia ed è orribilmente più grande di loro. È la Guerra.
“Russell capì che a quella donna non era sfuggito il vero problema del contingente inglese, l’enorme distacco tra i generali e il resto della truppa: sembrava che vivessero in un mondo tutto loro, affatto preoccupati per quello che succedeva fuori dal loro ristretto e dorato modo di vivere.”
“Si inginocchiò per terra e sussurrò la preghiera: «Chi ama Dio con purità di cuore, vive felice e poi contento muore». – … Era la prima volta che considerava la possibilità di morire.”
Ho certamente trovato commovente il legame d’amore dei protagonisti, ma ancora di più l’amicizia tra i nostri cavalleggeri. Nata dalla sventura (il caro Dillon con il buon Thomas, per ironia della sorte, per sopravvivere si ritrovano a combattere per le fila del nemico naturale inglese), è un’amicizia contro tutte le previsioni, ma attecchita ben robusta, nonostante le barriere culturali, il muoversi in un territorio straniero e svantaggioso, e forse, anche per il lato più sorprendente cioè ritrovarsi a non avere le spalle coperte dalle altre frange dello stesso esercito a cui appartengono.
Lotta. Speranza. Rivalsa. Futuro. Tutti gli ingredienti collimano: le diverse parti del romanzo come l’ambientazione, i colpi di scena, (il finale che mi ha lasciato letteralmente a bocca aperta) e l’azione, sono stati creati e connessi assieme apparentemente senza sforzo o forzatura, come se La carica di Balaklava fosse passato dal cuore dell’autore ad essere direttamente su carta. Spero di avervi trasmesso il fascino della lettura di quest’opera: un’accesa “finestra” sul nostro passato e una bella lezione di vita.“Ma questo era probabilmente il vero senso dell’esistenza, la speranza di rimanere vivi anche quando tutt’intorno infuriava la battaglia.”
Il nostro giudizio:
Trama
Stile
Piacevolezza
Copertina
Voto finale
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