LA CITTÀ VUOTA

di  Elia P. Ansaloni

“La città vuota” di Elia P. Ansaloni
Editore: Delrai Edizioni
Genere: Giallo
Pagine: 240
Data di pubblicazione: 30 gennaio 2019

Un saluto ai nostri lettori e un plauso all’autore di oggi Elia P. Ansaloni che, con il suo romanzo d’esordio La città vuota, mi ha letteralmente spiazzato. E, detto tra noi, non è cosa semplice.
Non perché mi senta un’infallibile critica letteraria, anzi non ne possiedo proprio le capacità, ma soltanto per un motivo: sono un’avida lettrice cresciuta a pane e gialli/thriller, ne ho letti un’infinità con trame complesse e semplici, originali e scontate, avvincenti e noiose.
E nonostante tutto ciò Ansaloni è riuscito a stupirmi.
Che dire, consigliatissimo!

a cura di Pamela Mazzoni

Sinossi di LA CITTÀ VUOTA

Modena, 2013.
Il cadavere di una ragazza viene ritrovato in piena estate nei pressi del Parco Amendola, tra lo sconcerto e l’incredulità delle autorità e dei suoi vecchi compagni di liceo.
Giada non aveva nemici, era una persona ordinaria, dalla vita altrettanto normale.
Perciò la notizia passata in Tv sconvolge Lucrezia, subito contattata dagli amici di sempre per discutere insieme delle indagini in corso.
Alessandro e Sergio, Ander e Matilde sembrano non essere indifferenti alla vicenda e alle dinamiche che stanno sconvolgendo la loro quotidianità.
Mentre la città, afosa e soffocante d’umidità, non riesce a capacitarsi dell’accaduto, i ragazzi riflettono sul lontano 2008, su ciò che successe allora.
Che la morte di Giada abbia qualche legame con quella di Federico, affogato per disgrazia la notte della festa dopo la maturità?

Recensione

Siamo a Modena, oppressa da una cappa di caldo afoso e con le vacanze estive che bussano alle porte: l’atmosfera sonnacchiosa viene però scossa dal ritrovamento di un cadavere in un laghetto del Parco Amendola.
Questo è l’input che apre le porte de La città vuota, un romanzo che sembra seguire tutte le regole del giallo ma l’autore, via via che scorrono le pagine, è abile a sfidare e sovvertire quelle stesse regole e lo fa con innata bravura.
C’è la trama fitta di misteri, a partire da quel corpo nel lago, quello di Giada, universitaria che ha condiviso gli anni del liceo con i protagonisti e la cui morte ne richiama però un’altra sospetta, quella del loro amico Federico, affogato 5 anni prima durante la vacanza post-maturità: la prima uccisa sembra durante una rapina finita male, l’altro morto per quello che è stato catalogato come un tragico incidente.
Ma lo è stato davvero?

Sergio si schiarì la voce. Quando parlò, il suo tono era cauto, diplomatico, un’eventualità molto rara che era solita anticipare degli argomenti di una certa gravità.
«Nessuno di voi ha pensato a quello che è successo cinque anni fa?»
Il tasto dolente era stato toccato. Qualcuno doveva farlo, prima o poi.
L’atmosfera si fece, se possibile, ancora più piombata.
Chiaramente a disagio, Matilde replicò: «Però quello che è successo a Fede è diverso.»
«Sì, è diverso» disse Sergio. «E non ho delle prove a sostegno di quello che sto dicendo, ma fra poco saranno passati cinque anni esatti. E Giada era fra quelli che erano con Fede quando… insomma, quando è successo. »
«Quindi parliamo di una vendetta?»

C’è la narrazione avvincente e serrata, con salti temporali dal presente al passato e viceversa che, attraverso i fitti dialoghi tra i personaggi, oltre alle loro riflessioni e pensieri, ci offre un quadro completo di ciò che è avvenuto prima e dopo le morti di Federico e Giada, sull’impatto che queste hanno avuto sui loro amici e sulle particolari dinamiche che li legano.

Per quella che è stata una strana coincidenza del destino, o una macchinazione ben orchestrata, la scomparsa dei due ragazzi ha coinciso con altrettanti periodi clou della loro crescita: la prima avvenuta infatti nel periodo scanzonato e liberatorio delle bramate vacanze che seguono il diploma, l’altra a ridosso delle loro lauree ed entrambe con almeno due punti in comune: l’appartenenza dei due ragazzi alla stessa cerchia di amici e i sospetti che queste morti si sono lasciate dietro e che aleggiano nell’aria come macigni, sospesi in quella nuvola di umidità asfissiante che impregna ogni pagina di questo affascinante romanzo.

E poi ci solo loro, i personaggi, protagonisti e comprimari ma anche semplici comparse, vero pernio di questa storia: il riservato e colto Sergio, che alle chiacchiere preferisce un libro; Lucrezia, dolce e tosta allo stesso tempo; il simpatico e affascinante Ander; Matilde, timida e affettuosa ma quasi sfuggente; il presuntuoso e arrogante Alessandro, convinto che i soldi gli diano un potere assoluto; e poi le tante altre figure che fanno da corollario ma fondamentali per rafforzare il racconto.
Tutti indistintamente ben delineati e descritti, non nell’aspetto fisico, qui irrisorio ai fini della storia, ma soprattutto dal punto di vista psicologico: l’autore però non è magnanimo con le sue creature, al contrario.
Le lascia quasi vivere di vita propria, libere di raccontare e raccontarsi con un realismo quasi disarmante, scevro di fronzoli e di buonismo, ognuno di loro toccato dalle morti degli amici a modo proprio: chi le affronta con distaccata e a volte cinica partecipazione, chi si guarda in giro per dare voce ai propri dubbi.

E tutti hanno qualcosa da nascondere, tutti diventano papabili colpevoli: magari non di omicidio, ma sicuramente di avidità, di malvagità, di aridità d’animo.
È una storia dove l’eroe di turno è momentaneamente assente: ci sono soltanto ragazzi che, dietro l’abile regia dell’autore, si fanno beffe del politicamente corretto e mettono in scena una commedia tragicomica tinta di un giallo virante al nero cupo.
Un’effimera farsa che al giorno d’oggi, dove i valori latitano e i soldi sono la carta pigliatutto, si trasforma in un’inquietante realtà.

La penna di Ansaloni è graffiante e incisiva nel catapultarci con ironia in una storia di maschere e mascherine indossate con naturalezza dove però alla fine, a stemperare il cinismo, emergono con forza anche i legami di amicizia e il senso di appartenenza al gruppo.

La città vuota è un giallo raffinato e destabilizzante, ti coinvolge e ti avvolge nelle sue spire trascinandoti fino a un inaspettato, e quantomeno amaro, epilogo che gratta via quelle maschere e ci mostra cosa si cela dietro di esse.
Le più fitte tenebre.

Il nostro giudizio:


TramaVoto 5


StileVoto 5


PiacevolezzaVoto 5


CopertinaVoto 5


Voto finaleVoto 5



ELIA P. ANSALONI

Elia P. Ansaloni nasce a Modena nel 1990. Dopo essersi laureato in Chimica, decide di far danni anche nel mondo umanistico. “La città vuota” è il suo esordio letterario.
Si ringrazia la casa editrice per aver cortesemente fornito il materiale.