LA COSCIENZA DI ZENO

di Italo Svevo

La coscienza di Zeno

La coscienza di Zeno di Italo Svevo
Genere:Classico
Editore:Feltrinelli Editore ( Collana Universale economica. I Classici)
Pagine: 432

Data di Pubblicazione: 15 Gennaio 2014

a cura di Rosa Zenone

Buongiorno cari lettori, bentrovati.
Quest’oggi vorrei invitare, quanti ancora non l’hanno fatto, a leggere il capolavoro di Italo Svevo La coscienza di Zeno, e a riscoprilo quanti invece hanno già affrontato questa lettura. La mia situazione era alquanto comune al riguardo: avevo una buona conoscenza dell’opera grazie allo studio e alla lettura di numerosi estratti antologici, ma nonostante ne conoscessi abbondantemente le tematiche e la trama mi sono ritrovata a sorprendermi dinanzi al romanzo nella sua interezza, trovandolo stimolante al pari di una scoperta dell’ignoto. Se dovesse essere una lettura in lista d’attesa e procrastinata da tempo rompete ogni indugio e gettatevici a capofitto, rimpiangerete di non aver goduto prima della sua imperitura carica e delle sue innumerabili sfumature.

Sinossi

La storia di Zeno Cosini, inetto a vivere: una specie di marionetta tirata da fili che quanto più egli indaga, gli sfuggono. Una coscienza inutile a mutare un destino che sembra ineluttabile. È il capolavoro di Svevo, la prima storia italiana dove entra prepotentemente in scena la psicanalisi come coprotagonista; forse il più grande romanzo del Novecento italiano e uno dei maggiori della letteratura europea di questo secolo.

Recensione

Oggi ancora la mia idea mi pare buona, perché mi ha dato dei risultati insperati, che sarebbero stati maggiori se il malato sul più bello non si fosse sottratto alla cura truffandomi del frutto della mia lunga paziente analisi di queste memorie. Le pubblico per vendetta e spero se ne dispiaccia. (…) Se sapesse quante sorprese potrebbero risultargli dal commento delle tante verità e bugie ch’egli ha qui accumulate!…

Il romanzo nasce attraverso uno stratagemma letterario, il protagonista Zeno Cosini, in cura dal Dottor S., è stato incaricato di redigere un proprio memoriale quale forma di terapia; tale privato scritto viene però pubblicato dal Dottor S. per vendicarsi del cliente che ha abbandonato la psico-analisi.

Segue a tale introduzione l’opera vera e propria, in cui lo specialista ci avvisa esservi confluite numerose verità e bugie, narrata dalla voce autodiegetica di Zeno.  Una narrazione oltremodo complessa, dove urge la necessità di soffermarsi e saper leggere tra le righe, per destreggiarsi tra menzogne, giustificazioni, contraddizioni, sensi di colpa, dove la verità non è sempre così evidente e molto spesso celata nell’inconscio. Vi si potrebbe attribuire quasi una “struttura aperta” dotata di diversi strati da mettere a soqquadro senza però giungere a una concreta e oggettiva certezza nei riguardi del protagonista, il che lascia ampio spazio alla libera interpretazione del lettore; azione questa in grado di coinvolgervi interamente, a tal punto da ritrovarvi improvvisamente in un qualunque momento della giornata a porvi domande inerenti l’atteggiamento di Zeno Cosini!

La malattia di cui soffre, e dalla quale spera di guarire, è quella dell’inetto a vivere, figura originale del panorama novecentesco, fondamentalmente oppresso da nevrosi derivanti la società circostante e le sue aspettative. Zeno appartiene alla classe borghese commerciale, ma non riesce ad adeguarsi ai suoi dettami di uomo d’affari e capo di famiglia, pur volendolo. Attraverso il suo occhio, più oggettivo nei confronti degli altri che nei propri, si coglie lo staticismo e la superficialità della società borghese novecentesca.

Ma il protagonista rimane comunque un personaggio assolutamente lontano dalla perfezione, è infantile, incostante, contraddittorio e inattendibile, è dotato di una natura umana ampiamente stratificata e nel redigere le sue memorie si scontreranno due parti dello stesso: la coscienza che stenta a emergere soffocata dal suo contrario.

L’evocazione della propria vita non segue la linea temporale, bensì è sviluppata attorno a nuclei tematici. Il primo è quello divenuto emblema del personaggio e che l’ha reso noto per antonomasia, il fumo, un vizio di cui vorrebbe disfarsi e che nasconde dei nessi col proprio inconscio.

Le mie giornate finirono coll’essere piene di sigarette e di propositi di non fumare più e, per dire subito tutto, di tempo in tempo sono ancora tali

Tale presentazione lo rende subito simpatico, in particolar modo a noi fumatori, d’altronde chi noi non si è mai proposto di smettere e ha dovuto constatare infine il proprio fallimento? Ma questo è solo uno dei tanti aspetti di Zeno in cui potersi identificare, ognuno di noi riconoscerà se stesso o persone vicine a sé nelle incoerenze del protagonista.

Gli altri capitoli sono incentrati sulla morte del padre, su come sia giunto a sposarsi, sul suo rapporto con la moglie e l’amante, sull’associazione commerciale portata innanzi col cognato e sulla psico-analisi. Nello scorrere delle sue memorie fanno il proprio ingresso diversi personaggi, verso i quali Zeno nutre sentimenti contrastanti e ambivalenti, ad esempio nei confronti del padre, del suocero Malfenti, del cognato Guido, dell’amministratore Olivi; neppure il sesso femminile rimane escluso dalla sfera emotiva equivoca dello stesso, lo dimostrerà bene il modo in cui si pone nei riguardi della moglie, dell’amante e delle sue infatuazioni.

«Sono buono o cattivo, io?»

Questa domanda ossessiona Zeno, poiché incapace di cogliere le sue stesse sfumature, di saper cogliere i propri sentimenti inconsci e allo stesso tempo di rispondere all’etica che gli è stata propugnata.  Zeno è in grado di fare arrabbiare, dare fastidio, ma anche di suscitare compassione ed empatia, e di far sorridere, riesce a toccare il lato intimistico di ognuno di noi e a insegnarci tanto, anche a scorgere dentro noi stessi.

Svevo inizialmente in Italia non fu apprezzato, piuttosto subì numerose critiche in particolar modo per il proprio stile scrittorio.  In realtà lo scrittore dà prova di saper destreggiare alla perfezione la propria penna riuscendo a riportare e a seguire i moti di pensiero del proprio protagonista, il che seppure richiede uno sforzo di attenzione al lettore non ne inficia la fluidità della prosa. Ogni singola parola e la sua posizione viene ad assumere un significato e non può essere tralasciata, un diffuso uso di litoti, ellissi e di forme quasi ossimoriche ci trasmettono il contorto pensiero di Zeno, il tutto attorniato da una vena ironica impossibile da non apprezzare.

La coscienza di Zeno è un libro che si addice in particolar modo a coloro che non amano gli eroi e i protagonisti perfetti e integerrimi dall’inizio alla fine, a chi della natura umana ne sa apprezzare soprattutto l’imperfezione e che ne ritiene ciò il più grande mistero, per chi al superuomo preferisce contrapporre una voce fuori dal coro con tutte le difficoltà che derivano nell’affrontare la vita; perché d’altronde come evidenzia il nostro Zeno:

– La vita non è né brutta né bella, ma è originale!      

La Coscienza di Zeno avrebbe dovuto avere un seguito nelle intenzioni dell’autore ma è rimasto incompiuto, per chi volesse approfondire e conoscere ulteriori vicende del protagonista le può rinvenire nei seguenti frammenti: Un contratto, Le confessioni del Vegliardo, Umbertino, Il mio ozio, Il vecchione, contenute nella raccolta di opere di Italo Svevo.

Il nostro giudizio:

Tramavoto 5/5

Stilevoto 5/5

Piacevolezzavoto 5/5

Copertinavoto 5/5

Voto finalevoto 5/5

Italo Svevo

Italo Svevo nasce come Aaron Hector Schmitz a Trieste, allora territorio asburgico, il 19 Dicembre 1861 all’interno di una famiglia borghese. Ebbe una cultura umanistica, scientifica e commerciale. Fu impiegato di banca e poi dirigente d’industria. Tra le sue opere principali annoveriamo oltre a La Coscienza di Zeno (1923), Una vita(1892) e Senilità (1898), ma scrisse anche racconti e commedie di teatro. Morì l’11 Settembre 1911 in un incidente d’auto presso Motta di Livenza, Treviso.