LA DONNA DEI FIORI DI CARTA

di Donato Carrisi

La Donna dei Fiori di Carta di Donato Carrisi
Genere: Gialli Thriller
Editore: Longanesi
Pagine: 170
Edizione: maggio 2012

a cura di Mary Manasseri

Carissimi lettori, un caldo saluto a tutti voi! Il libro che vi propongo oggi è “La donna dei fiori di carta”, edito da Longanesi nel 2012 e scritto da Donato Carrisi, autore protagonista della rubrica “Penne d’autore” di questo mese. È sicuramente un’opera fuori dagli schemi rispetto ai thriller a cui questo scrittore ci ha abituati: raffinato romanzo breve, in cui le atmosfere impalpabili e rarefatte ci affascinano con la delicatezza di un sogno.

Sinossi

Il monte Fumo è una cattedrale di ghiaccio, teatro di una battaglia decisiva. Ma l’eco dei combattimenti non varca l’entrata della caverna in cui avviene un confronto fra due uomini. Uno è un prigioniero che all’alba sarà fucilato, a meno che non riveli nome e grado. L’altro è un medico che ha solo una notte per convincerlo a parlare, ma che ancora non sa che ciò che sta per sentire è molto più di quanto ha chiesto e cambierà per sempre anche la sua esistenza. Perché le vite di questi due uomini che dovrebbero essere nemici, in realtà, sono legate. Sono appese a un filo sottile come il fumo che si leva dalle loro sigarette e dipendono dalle risposte a tre domande.
Chi è il prigioniero? Chi è Guzman? Chi era l’uomo che fumava sul Titanic?
Questa è la storia della verità nascosta nel’abisso di una leggenda.
Questa è la storia di un eroe insolito e della sua ossessione.
Questa storia ha attraversato il tempo e ingannato la morte, perché è destinata al cuore di una donna misteriosa.

Recensione

Ho conosciuto l’arte di Donato Carrisi proprio grazie a questo scritto, consigliato da un’amica che l’aveva molto apprezzato. Personalmente l’ho trovato un giallo originale, scorrevole e di piacevole lettura, capace di instaurare con il pubblico un’immediata relazione d’intesa.

“La storia che leggerete in queste pagine è vera. Tutto il resto, inevitabilmente, è inventato.”

Questo godibilissimo noir è ambientato nel 1916 sul monte Fumo, linea del fronte tra Italia e impero austro-ungarico, nel pieno della prima guerra mondiale. Al medico dell’esercito Jacob Roumann, viene chiesto dai suoi superiori di guadagnarsi la fiducia di un detenuto: l’obiettivo è scoprirne il nome e il grado militare, in vista di un possibile scambio di prigionieri con l’esercito avversario.
Il dottor Roumann proverà così ad esaudire la richiesta, instaurando con l’uomo un rapporto di confidenza e di forte vicinanza emotiva. Quest’ultimo però accetterà di rispondere soltanto a patto che Jacob ascolti il suo racconto, intenso viaggio dalle linee enigmatiche e velate di mistero.
Mentre i due approfondiscono la loro conoscenza, il detenuto ci aprirà al destino dell’indecifrabile signor Guzman, al suo amore per Isabel e al rivale Davì che, persa la testa per la donna, cercherà sin da subito di portarla via al suo avversario.
Chi conquistò quindi il meraviglioso cuore di Isabel? Chi era inoltre, quella figura sconosciuta, vista sul ponte del Titanic la notte in cui affondò? Immerso nel buio infatti, un individuo solitario seduto sul ponte, avvolto dal fumo denso della sua sigaretta, si inabissò per sempre insieme al transatlantico.
Intrecci di vite ferite che si annodano come fili sottilissimi, lasciandoci nella curiosità di sapere cosa le unisca e dove vogliano condurci… storie che fioriscono una dentro l’altra insomma, questa la percezione che muove l’intero poetico racconto, che tiene il lettore sospeso sul filo di nostalgici ricordi che si sfumano nella memoria.

“Quand’erano giovani, lui l’aveva corteggiata per quasi un decennio. Ma lei non ne voleva sapere e continuava a respingerlo. Non le piaceva il suo aspetto. Non le piacevano i suoi modi. Non le piaceva il colore dei suoi occhi – può sembrare un’inezia, ma per alcuni è di vitale importanza il colore di uno sguardo. Sarà con quegli occhi che ti guarderai per il resto della tua vita, gli ripeteva sempre sua madre. Gli occhi di chi amiamo ci fanno da specchio.”

Da qui in poi le due vicende si sviluppano in modo parallelo, accendendo inevitabilmente la curiosità del lettore… Strette in un ideale abbraccio, se ne comprenderà il senso soltanto seguendone le evoluzioni decise dall’autore. Le atmosfere parigine, tra vicoli stretti e musiche retrò, entrano sottopelle e ci portano lontano, sospinti da storie d’amore e di mancanza. L’esposizione, così evocativa, si nutre del sentimento passionale e melanconico che il prigioniero di guerra riversa nelle sue parole, dove silenzioso si insinua il doloroso ricordo di una donna. Viaggiamo così al suo fianco, in luoghi e tempi passati, avvertendo il senso di fine che trapela subdolo dai suoi toni stanchi e dai pesanti silenzi.
La risoluzione del giallo rimane in secondo piano, al centro c’è il piacere del raccontare e di scoprire il valore intrinseco che ogni storia porta in sé. I protagonisti, per primi, sono qui carismatici e sapienti narratori, alle spalle dei quali Carrisi rimane quasi in ascolto. Resta discretamente celato dietro le figure che lui stesso ha creato, lasciandoci completamente affascinati dalle loro vicende.
Lo stile narrativo è più descrittivo e introspettivo rispetto ad altri testi. Lo scrittore infatti, concentra l’attenzione sulle sfumature di eventi ed atteggiamenti, connotando la storia di pathos e muovendo il lettore ad una partecipazione empatica. L’evidente cura del testo e la scelta attenta delle parole, conferiscono inoltre all’opera un’ottima struttura lessicale e corposità alla storia.
La caratterizzazione dei personaggi infine, è focalizzata sulla loro personalità, ombrosa e piegata dalla sorte. Sono talmente ben definiti che il lettore finisce per immaginarli, seguirne i movimenti con lo sguardo mentre si spostano cauti tra le tortuose spire dei propri controversi destini.

“Voleva salvare una vita. Almeno una, in mezzo a tanta morte.
Posso curare un soldato, a volte guarirlo, si diceva Jacob Roumann. Ma con ciò avrò solo rimandato il suo destino, e forse abbreviato quello di qualcun altro. Non gli era mai stata offerta davvero l’opportunità d’impedire una morte. Il suo ruolo era stato quello di semplice esecutore degli ordini, il servitore di un disegno più grande e terribile, a cui non avrebbe potuto opporsi. Come l’operaio di una catena di montaggio che non sa realmente a quale fine sta contribuendo.”

Quando ho chiuso l’ultima pagina di questo libro, mi è rimasta forte la sensazione di aver viaggiato verso ogni luogo citato nel testo – a malincuore poi mi è riuscito di salutare sia i protagonisti che le atmosfere, che hanno sostato dentro di me ancora per qualche giorno. Ogni dubbio trova l’incastro perfetto con le risposte che l’autore sviluppa, dando pieno compimento alla trama e alle situazioni esposte.
Nel complesso è un libro che consiglio, anche solo per conoscere meglio l’aspetto più intimista di Carrisi, che qui si dimostra nuovamente ottimo ed efficace romanziere.
In attesa di sapere anche il vostro parere, vi ringrazio per avermi letto e vi aspetto con piacere alla prossima recensione.

Il nostro giudizio:


TramaVoto 5


StileVoto 5


PiacevolezzaVoto 4,5


CopertinaVoto 4


Voto finaleVoto 4,5

L’Autore

Donato Carrisi è nato nel 1973 a Martina Franca e vive a Roma. Dopo aver studiato giurisprudenza, si è specializzato in criminologia e scienza del comportamento. È regista oltre che sceneggiatore di serie televisive e per il cinema. È una firma del Corriere della Sera ed è l’autore dei romanzi bestseller internazionali (tutti pubblicati da Longanesi) Il suggeritore, Il tribunale delle anime, La donna dei fiori di carta, L’ipotesi del male, Il cacciatore del buio, La ragazza nella nebbia – dal quale ha tratto il film omonimo con cui ha vinto il David di Donatello per il miglior regista esordiente –, Il maestro delle ombre, L’uomo del labirinto – da cui ha tratto il film omonimo –, Il gioco del suggeritore e La casa delle voci.