LA LUNGA VITA DI MARIANNA UCRÌA

di Dacia Maraini

La lunga vita di Marianna Ucrìa


A cura di Rosa Zenone

La lunga vita di Marianna Ucrìa di Dacia Maraini
Genere: Romanzo storico
Editore:  Rizzoli (Collana Vintage)
Pagine: 265
Edizione: 2012

Benvenuti amici lettori, oggi con sommo piacere vi parlerò di un libro che amo particolarmente: La lunga vita di Marianna Ucrìa di Dacia Maraini, un romanzo storico appassionante, incentrato sulla condizione femminile, con una protagonista indimenticabile, un’opera che a distanza di trent’anni dalla stesura non ha ancora esaurito la propria carica vitale: da leggere e rileggere.

Sinossi

Protagonista è la nobildonna siciliana della prima metà del XVIII secolo menzionata nel titolo: la duchessa Marianna Ucrìa. Nonostante i consulti medici e i conseguenti tentativi, ella è sorda e muta fin da bambina. A causa di ciò, i genitori non oppongono alcuna opposizione quando lo zio Pietro ne domanda la mano. Nonostante il suo dissenso, a tredici anni la giovane Marianna viene dunque concessa in sposa allo zio materno di trent’anni più grande, ritrovandosi così incastrata in un matrimonio senza amore né affetto, dove l’amplesso risulta solo un mero atto procreativo e di resa. Tale piano di vita è per lei immodificabile, poiché il suo futuro da moglie e genitrice risulta già segnato dal suo albero genealogico e dalle consuetudini del tempo. La sua vita sembra quella delle sue antenate, ma in realtà la sua è la storia di una donna straordinaria che avrà il coraggio di ricercare la propria libertà, non esitando nel perlustrare il proprio passato e nell’ indagare intorno alla propria famiglia …

Recensione di La lunga vita di Marianna Ucrìa di Dacia Maraini

La lunga vita di Marianna Ucrìa di Dacia Maraini è un romanzo storico che ci trasporta in un’altra epoca, nel 1700.  Immediatamente veniamo proiettati all’interno della vicende familiari della nobile famiglia di Bagheria, gli Ucrìa.

All’interno di un mondo passato fatto di convenzioni già di per sé rigide, l’attenzione si focalizza sulla giovane duchessa Marianna che si trova in una condizione doppiamente svantaggiosa: di donna e di sordomuta.

È la vostra mutilazione a rendervi unica: fuori dai privilegi nonostante ci stiate dentro per diritto di nascita fino al collo, fuori dagli stereotipi della vostra casta nonostante essi facciano parte della vostra stessa carne.

Ciò che a prima vista potrebbe sembrare una carenza, in realtà si rivela per Marianna Ucrìa un grande vantaggio. Per sopperire alla mancanza di voce e udito ella ha amplificato gli altri sensi, raggiungendo un grado di percezione al di sopra del normale. Inoltre, la sua condizione di “mutola” le permette di divenire una donna colta in un’epoca in cui l’istruzione non era accessibile alle donne. Infatti, l’unico mezzo di comunicazione a sua disposizione è la scrittura, ella porta alla cinta una tavoletta e il materiale scrittorio, come se fossero parte integrante del proprio corpo.  

La condizione di Marianna concretizza quella metaforica di tutte le donne, sottomesse e dunque private di voce.  Punto chiave di risoluzione a tale problematica risulta essere la scrittura, in grado di dare consistenza anche alle voci inesistenti. In tal modo il romanzo si pone come esaltazione della scrittura e ne riconosce il valore pregnante.

Ma allo stesso tempo la lettura è riconosciuta anche quale dispensatrice di spunti di riflessione e quale spazio alternativo alla realtà per la propria realizzazione e la propria fuga.

Uscire da un libro è come uscire dal meglio di sé. Passare dagli archi soffici e ariosi della mente alle goffaggini di un corpo accattone sempre in cerca di qualcosa è comunque una resa. Lasciare persone note e care per ritrovare una se stessa che non ama, chiusa in una contabilità ridicola di giornate che si sommano a giornate come fossero indistinguibili.

D’altra parte, però, la propria autodeterminazione non può risolversi nelle pagine di un libro, bensì richiede che sia l’individuo concreto a prendere in mano le redini della propria vita. Nel farlo inevitabilmente bisogna scontrarsi con se stessi e con ciò che si è. Il percorso di Marianna Ucrìa verso la propria presa di coscienza sarà ricco di travagli e di certezze che crollano.

Sposare, figliare, fare sposare le figlie, farle figliare e fare in modo che le figlie sposare facciano figliare le loro figlie che a loro volta si sposino e figlino…. Voci dell’assennatezza familiare, voci zuccherine e suadenti che sono rotolate lungo i secoli conservando in un nido di piume quell’uovo prezioso che è la discendenza Ucrìa, imparentandosi, per via femminile, con le più grandi famiglie palermitane.

La duchessa sente su di sé tutto il peso della propria origine e del lascito delle antenate femminili, inevitabilmente si piega alla sua eredità pur disdegnandola. Tale sorte, di cui non è artefice, l’ha espropriata del suo stesso corpo e di conseguenza della passionalità carnale.

C’è qualcosa di idiota nel covare i figli come uova, con l’esterrefatta pazienza di una chioccia. Ha trasferito sui corpi dei figli in trasformazione il proprio corpo, privandosene come se l’avesse perduto nel momento di maritarsi. È entrata e uscita dai vestiti come un fantasma, inseguendo un sentimento del dovere che non nasceva da inclinazione ma da un cupo e antico orgoglio femminile. Nella maternità ha messo la sua carne, i suoi sensi, adeguandoli, piegandoli e limitandoli.

Sin dalle prime pagine del romanzo si avverte una certa intolleranza nei rapporti con la madre, mentre nutre massima venerazione nei confronti del padre. All’ interno della narrazione la protagonista dovrà risolvere tale tensione e solo riconsiderando i propri legami potrà trovare la risposta celata dietro alla sua menomazione.

La Maraini con questo romanzo ci conduce in un viaggio appassionante in compagnia di una donna che, seppur appare assoggettata al proprio destino, non si stancherà di ricercare spunti di riflessione e risposte alle proprie domande. Una protagonista indimenticabile caratterizzata da una mente indomita.

La lunga vita di Marianna Ucrìa è un’opera ricca dal punto di vista lessicale, che non esita a prendere in prestito termini dal siciliano, seppur edulcorati. Un libro carico di pathos, capace di inchiodare i propri lettori dall’inizio alla fine, di investirli e trasportarli nel flusso ininterrotto di pensieri della protagonista.

Tale effetto consegue dalla scelta di utilizzare un narratore eterodiegetico e una focalizzazione interna, adottando il punto di vista di Marianna, dunque il lettore si districherà nelle vicende e nelle riflessioni della protagonista assieme alla stessa.

La scrittrice stessa ripercorre le proprie radici riscrivendo la storia di Marianna, sua antenata da parte materna. Tale scelta non va interpretata come mero elogio del proprio albero genealogico, ma piuttosto come una messa in discussione di alcuni principi vigenti nelle sue stesse radici.

Stile

Trama

Piacevolezza

Copertina

Voto finale

Dacia Maraini


Dacia Maraini è uno dei nomi di punta da annoverare tra le scrittrici più prolifiche del nostro Novecento. Nasce a Fiesole nel 1936.  Trascorre l’infanzia in Giappone, dove subirà la terribile esperienza di permanenza in un campo di concentramento. Rientrata in Italia ha vissuto prima a Bagheria in Sicilia e poi a Roma. Oltre alla Lunga vita di Marianna Ucrìa del 1990, con cui vinse il Premio Campiello, la sua produzione conta numerose altre opere. Il suo romanzo d’esordio fu La Vacanza del 1962, tra i romanzi che seguirono vi sono: L’età del Malessere (1963), Memorie di una ladra (1972), Bagheria (1993), Voci (1994), fino ad arrivare all’ultimo pubblicato , Corpo felice, Storia di donne, rivoluzioni e un figlio che se ne va, del 2018. Una produzione ricca e variegata, che non ha disdegnato neanche la saggistica (La bionda, la bruna e l’asino del 1987, Amata scrittura del 2000, Cercando Emma del 2003) la poesia (Donne mie del 1974, Se amando troppo del 1998) e il teatro (Dialogo di una prostituta con un suo cliente del 1978, I sogni di Clitennestra del 1981). Da menzionare riguardo a tale impegno la fondazione del Teatro della Maddalena del 1973.