LA MANO INVISIBILE

di Clive Hamilton e Mareike Ohlberg  

La mano invisibile di Clive Hamilton e Mareike Ohlberg
Editore: Fazi Editore
Genere: Relazioni internazionali e globalizzazione
Pagine: 450
Edizione: 25 marzo 2021

Carissimi lettori, buongiorno a tutti!
Il libro che presentiamo oggi è un’opera di grande attualità e tratta contenuti di interesse economico, sociale e politico. La mano invisibile, scritto da Clive Hamilton e Mareike Ohlberg ed edito da Fazi, è un’uscita editoriale molto recente che ha subito colpito la mia attenzione. Per questo, dopo averlo letto, vi presento la mia recensione e gli spunti che in particolare mi son parsi degni di nota.

a cura di Mary Manasseri

Sinossi di LA MANO INVISIBILE

Il Partito Comunista Cinese è determinato a rimodellare il mondo a sua immagine e somiglianza. Esso ha un solo obiettivo: vincere quella che considera una feroce guerra ideologica contro l’Occidente. Ai suoi occhi il mondo si divide tra coloro che possono essere conquistati e i nemici. Pezzi importanti dell’élite economica e politica occidentale sono già stati cooptati; molti altri, proprio in questo momento, stanno valutando se stringere o meno un “patto col diavolo”. Attraverso il suo enorme potere economico e le sue operazioni segrete “di influenza”, la Cina sta lentamente ma inesorabilmente indebolendo le istituzioni globali, prendendo di mira in modo aggressivo le singole imprese e minacciando la libertà di espressione nei campi delle arti, della cultura e del mondo accademico. Allo stesso tempo, i servizi di sicurezza occidentali sono sempre più preoccupati per le incursioni cinesi nella nostra infrastruttura di telecomunicazioni. “La mano invisibile”, frutto di un lavoro meticoloso durato anni, espone il programma globale di sovversione del Partito Comunista Cinese e la minaccia che rappresenta per la democrazia. Combinando una ricerca scrupolosa con una prosa avvincente, Clive Hamilton e Mareike Ohlberg mettono a nudo la natura e la portata delle operazioni del Partito in tutto il mondo occidentale, portando alla luce le minacce alle libertà democratiche e alla sovranità nazionale in Europa e nel Nordamerica, e mostrano come possiamo respingere la pressione autocratica cinese.

Recensione

Ho scelto di leggere questo libro perché ho trovato l’argomento molto concreto e in grado di soddisfare alcune mie curiosità. Di fatto, la presenza sempre più evidente della Cina nel panorama sociale, politico, culturale ed economico mondiale è sicuramente il frutto di una serie di dinamiche difficili da cogliere, se non guidati da qualcuno che ha uno sguardo più ampio e competente. Questo libro nasce da una ricerca attenta e professionale svolta dagli autori, Clive Hamilton e Mareike Ohlberg, in merito alle modalità con le quali i fili della scena politica internazionale vengono giostrati, senza che le masse abbiano piena consapevolezza delle leggi reali che li muovono.

“Per anni i giornalisti sono stati ammaliati dalla straordinaria influenza politica esercitata dalla ‘Power corporation’, la conglomerata canadese di proprietà della famiglia Desmarais. Assai meno nota è la maniera in cui la Cina, attraverso tale società, è riuscita a integrarsi quasi perfettamente in una fitta ramificazione dell’élite politico-imprenditoriale del Canada, che a volte dà l’impressione di gestire l’intero paese.”

Gli autori sono stati in grado di approfondire argomenti complessi utilizzando uno stile narrativo di immediata presa sul lettore, che non si perde in tecnicismi ridondanti. È infatti un testo scorrevole, dal linguaggio diretto e con un approccio professionale e oggettivo. Questo mi ha permesso di appassionarmi ai suoi contenuti, pur non avendo competenze specifiche sul tema ed essendo il primo libro sull’argomento che mi dispongo a leggere. Hamilton e Ohlbert hanno saputo definire con precisione ed esempi concreti, le modalità attraverso cui il partito politico cinese (PCC) si è avvicinato ai poteri occidentali e si è introdotto nelle loro dinamiche interne, non solo riuscendo a divenirne parte ma anche condizionandole profondamente.

“Negli ultimi anni, la Cina ha usato un linguaggio sempre più bellicoso e ha voluto sfoggiare la sua forza militare, come ad esempio nel caso dell’annessione e militarizzazione delle isole nel Mar Cinese Meridionale. Dietro le quinte, è in atto da tempo un processo più silenzioso e più vigoroso, volto a conseguire la supremazia e che mira a “disintegrare” il nemico.”

Il PCC mira a diffondere la propria ideologia, insinuandosi nei sistemi economici e politici dei paesi concorrenti, attraverso una modalità manipolatoria (Sharp Power), connotata da una raffinata capacità persuasiva e di convincimento (Soft Power). La Cina si muove con perseveranza verso la realizzazione del suo progetto, nel quale l’obiettivo centrale pare essere la diffusione di principi e valori che gli sono propri. Incontri, congressi e accordi internazionali sanciti, divengono il fulcro di un’analisi volta a palesarne gli obiettivi occulti e a metterci in guardia. Inghilterra, Francia, nonché Canada e Stati Uniti, sono solo alcune delle tappe attraverso cui ci fa viaggiare questo testo, per farci comprendere in quali occasioni pubbliche e con quali interventi e intenzioni, la Cina si muove per avvicinarsi sempre di più alla realizzazione del proprio scopo.

“Secondo Ding Chun, direttore del Centre for European Studies alla Fudan University di Shanghai, Pechino ha scorto nella crisi di debito italiana un’opportunità per portare la BRI fin «dentro al cuore» delle potenze occidentali, con un esito di «enorme portata» per la Cina nel momento in cui incontrava una netta opposizione da parte degli Stati Uniti. Gli strateghi in Cina avevano seguito con molta attenzione le fratture nell’Unione Europea sulla crisi del debito, l’austerità imposta dalla Germania, i conflitti relativi alle immigrazioni e la decisione della Gran Bretagna di uscire dalla comunità. Un’Europa divisa era molto più semplice da sedurre e sovvertire.”

Anche l’Italia però, lascia spiragli all’influenza cinese. Ho trovato importante apprendere, per aiutarmi nella comprensione, quali fatti e scelte hanno portato ad una sua apertura al potere asiatico. Tra il 2017 e il 2018 é l’intervento di Michele Geraci ad essere determinante… egli cercò infatti appoggio nel Ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio, al fine di agevolare l’apertura dell’Italia alla Cina, in modo da avere un ruolo di spicco nelle negoziazioni di accordi di intesa con Pechino.
A livello logistico il PCC ha una struttura molto complessa, tentacolare, in cui gruppi decisionali si snodano in piccoli e grandi centri, difficili da definire e capaci di confondere e disorientare anche il politico più ferrato. Interessanti gli approfondimenti citati, in particolare quelli dello studioso Jichang Lulu, che ha illustrato le attività di influenza messi in atto nei paesi del Nord Europa.

“Alla Conferenza centrale degli Affari esteri del 2018, Xi Jinping invitò la Cina a «guidare la riforma del sistema di governance globale», scostandosi dalla terminologia cauta che aveva adoperato alla stessa conferenza quattro anni prima, dove non si faceva alcun accenno alla “guida” della Cina. Questo linguaggio esplicito riflette i tentativi sempre più intensi realizzati da Pechino per riformare le istituzioni internazionali e i regimi globali per assecondare gli interessi del PCC.”

Argomento che inoltre merita attenzione e a cui viene dato ampio spazio, è quello relativo ai rapporti tra gli atenei universitari: la Cina ha ben chiari quali valori vuole esportare e quali spazi culturali interni può lasciare ad uso delle culture straniere.
Diventa fondamentale e necessario per i paesi interessati alla collaborazione con il PCC, effettuare un’attenta valutazione del rischio e approfondire schemi d’azione e proposte di collaborazione all’interno degli accordi. Senza una loro valutazione attenta, le scelte e i progetti possono essere realizzati a discapito della crescita economica e di un’identità politica necessaria allo sviluppo culturale interno.

“I governi dovrebbero chiarire bene che tutte le società che si espongono al rischio di dipendere troppo dal mercato cinese dovranno pagarne il costo; queste non possono aspettarsi che i loro governi compromettano i diritti umani e le libertà civili per rabbonire Pechino. Finché l’attuale regime del PCC dominerà la Cina, un’attenta gestione d’impresa impone di diversificare i mercati in cui operare.”

Concludo, consigliando la lettura di quest’opera. Essa, infatti, nonostante la perniciosità del tema affrontato, riesce a tenere alto l’interesse del pubblico e a rendergli più chiaro l’evolversi di un panorama politico nazionale ed internazionale in continuo mutamento.
Fatti ed eventi citati stimolano, inoltre, lo spirito critico del lettore, capace così di dare una lettura personale più competente e analitica.

In attesa di un vostro personale parere in merito a La mano invisibile, vi saluto e vi aspetto volentieri sul blog de Le penne irriverenti per potervi leggere.
Buona lettura e a presto!

Il nostro giudizio:


TramaVoto 5


StileVoto 4,5


PiacevolezzaVoto 4,5


CopertinaVoto 4


Voto finaleVoto 4,5

Gli Autori di LA MANO INVISIBILE

Clive Hamilton è un accademico e scrittore australiano. Il suo libro sulle operazioni di influenza della Cina in Australia, “Silent Invasion”, è stato un bestseller nazionale che lo ha proiettato al centro del dibattitto sulla Cina in patria e all’estero. I suoi articoli sono apparsi sul «Guardian», sul «New York Times» e su «Foreign Affairs».

Mareike Ohlberg è membro del programma Asia del German Marshall Fund. In precedenza ha lavorato presso il Mercator Institute for China Studies, per il quale ha redatto un rapporto sulla crescente influenza politica della Cina in Europa. I suoi articoli sono apparsi su «The New York Times», «Foreign Affairs» e sulla «Neue Zu¨rcher Zeitung».
Si ringrazia la casa editrice per aver gentilmente fornito il materiale