LA PIOGGIA

di Edmondo De Amicis

Benvenuti al nostro appuntamento con la poesia.
Oggi proponiamo il commento della poesia La Pioggia di Edmondo De Amicis
Buona Lettura!



a cura di Elisa Mazza

La Pioggia

Con che dolcezza i primi anni rammento
E i miei trastulli e il mio paterno tetto
Sporgendo il volto a questo vivo e schietto
Odor di pioggia che mi porta il vento!


Riveggo il padre mio sui libri intento,
Dorato dal chiaror del caminetto,
E risento dal piccolo mio letto
Delle lunghe notturne acque il lamento.


E sogno ancora i pellegrini erranti
Per vaste selve e nere alte castella
Nido ospital di fuggitivi amanti;


E un vago raggio dell’età fuggita
Al già stanco mio sguardo il mondo abbella…
Odorando la pioggia, amo la vita.

Parafrasi della poesia: La Pioggia

Con che dolcezza rievoco i primi anni d’infanzia, i passatempi a casa di mio padre, quando col viso mi sporgevo a sentire l’odore di pioggia che arrivava con il vento, così vitale e pulito!
Rivedo papà sui libri, intento a leggere al chiarore dorato del camino, e dal mio letto mi sembra di risentire ancora il fragore della pioggia, durante la notte.
Rammento il mio fantasticare di viaggiatori, che esploravano boschi, foreste, e castelli dalle alte mura, nido ospitale di amanti in fuga.
E ora, con il vago ricordo dell’età ormai persa, dove il mio sguardo stanco si è abituato ad abbellire il mondo, odorando la pioggia, amo la vita.

Commento della poesia: La pioggia

Ben ritrovati, Lettori! Ognuno di noi ha un personalissimo senso dell’olfatto che ci porta ad amare oppure odiare un determinato ventaglio di odori, profumi.
Agrumi, fiori, fumo, erba.. ci fanno rabbrividire, scatenano emozioni, riallacciano ricordi e sensazioni, anche (anzi soprattutto) a distanza di anni.
È una matrice che resterà tale per sempre: nella mia ovviamente, compare senza dubbio l’odore di pioggia.
Il profumo dell’acqua, queste molecole bagnate che emanano una fragranza impossibile da riprodurre in profumeria, mi catturano e mi affascinano come nient’altro mai. Acqua che è essenza stessa di vita, e che, con la luce, domina e nutre il nostro difficile mondo da interpretare.
E questo è il motivo per cui ho scelto La Pioggia.
La Pioggia di Edmondo De Amicis è una poesia semplice, poco conosciuta rispetto al grande successo del romanziere con il suo celeberrimo libro Cuore, ma mi è piaciuta, l’ho trovata “comoda”, simile a me.
Strutturata in modo classico con delle belle rime dolci, un po’ giocose e nostalgiche; De Amicis spolvera la memoria sfogliando come un album i propri ricordi di infanzia, la casa paterna, il lettino che lo accoglieva, i sogni che lo caratterizzavano.
Il tutto sostenuto e accompagnato a braccetto dal profumo di pioggia, quella pioggia che era presente, con tutti i sensi, per confortare.
Mi piace quando qualcosa che succede, qualcosa che semplicemente esiste (però non mi piace proprio definirla banalmente “cosa”) diventa una compagnia tangibile, tanto quanto potrebbe esserlo una persona. Una proiezione fisica, in cui si può riversare il proprio Io o incarnare chi ci manca.
Il poeta, con tanta nostalgia, velato di stanchezza se vogliamo, si apre ancora una volta, timidamente al mondo; e nonostante un po’ gli pesi, ammette, si ricorda che ama la vita, anche sotto la pioggia. Pioggia purificatrice, coperta che culla, acqua che disseta la mente.
E voi, lettori? cosa percepite in La Pioggia?
Trovate che la sensazione dolce, elettrica e sottile che emana il petricor, sia motivo di tenera gioia o un languido immergersi nella tristezza? La verità, a mio parere, è divisa esattamente in entrambe.
Alla prossima poesia!

Edmondo De Amicis

De Amìcis, Edmondo. – Scrittore italiano (Oneglia 1846 – Bordighera 1908). Ufficiale e combattente del 1866, abbandonò la carriera militare (da cui trasse ispirazione per i bozzetti raccolti in La vita militare, 1a ed. 1868) per darsi alle lettere. In otto anni (1871-79) pubblicò sei libri di viaggio: Spagna, Olanda, Ricordi di Londra, Marocco, Costantinopoli, Ricordi di Parigi, tutti, sebbene in diversa misura/”>misura, editorialmente fortunati. L’adesione al socialismo nel 1892 fu uno degli avvenimenti più salienti della sua vita. Già nel 1880 aveva pubblicato mediocri Poesie; nitidezza di ritratti, lineare semplicità di commozione e di morale sono invece i pregi delle argute analisi psicologiche di Amici (1883) e del celebre Cuore (1886), il suo capolavoro, insieme forse con La carrozza di tutti (1899), diario di un anno di osservazioni su un tram cittadino. Ricordiamo inoltre: Sull’Oceano (1889), Il romanzo d’un maestro (1890), Fra scuola e casa (1892), di cui fa parte il racconto La maestrina degli operai (pubbl. da solo, 1895). Del problema della lingua si occupò, da un punto di vista manzoniano, ma con criterî ormai arretrati, in L’idioma gentile (1905). Nell’amore per il bene sino alla commozione (ma i suoi momenti di languore lacrimoso non sono così frequenti, né così importanti, da caratterizzarlo come polemicamente fece il Carducci in uno dei Giambi), va indicato l’aspetto più significativo della sua personalità e la più genuina espressione del suo mondo.