LA SONATA A KREUTZER

di Lev Tolstoj

“Sonata a Kreutzer” di Lev Tolstoj
Genere:Classico
Editore:Feltrinelli Editore
Pagine: 134
Data di Pubblicazione: giugno 2014

a cura di Iryna Ilkiv


Carissimi lettori, il classico che oggi vi presentiamo sembra voler essere, a primo impatto, la guida per un “casto amore”, uno strumento che aiuti a discernere un’intossicante dipendenza sensuale dai genuini sentimenti del cuore.

Sinossi

Un uomo di nome Pozdnysev durante un viaggio in treno confessa a uno sconosciuto la propria colpa segreta. Ricorda di aver presentato alla moglie un avventuriero, gran seduttore e abile musicista, dando cosi inizio a un gioco che si rivelera tragicamente beffardo. Via via sempre piu sospettoso una sera, mentre la coppia esegue in perfetta sintonia la Sonata a Kreutzer di Beethoven, Pozdnysev accantona ogni dubbio. Spinto dalla gelosia uccide la moglie per un tradimento in realta mai avvenuto e senza rendersi conto del terribile malinteso. Pubblicata nel 1891 dopo numerose revisioni, la Sonata a Kreutzer e tra le opere piu significative dell’ultimo Tolstoj. Dura requisitoria contro le ipocrisie nascoste della vita coniugale, racconto quasi dostoevskiano per la ricerca delle motivazioni piu oscure dei gesti umani, si presenta come la testimonianza spietata di una storia che potrebbe essere vera. “Scritta con cattiveria”, come ebbe a dire Sonja Tolstoj, la Sonata a Kreutzer rimane un invito spregiudicato a riflettere sulla morale, le grandi passioni e i loro effetti.

Recensione

Alla menzionata e frettolosa etichettatura di guida per un “casto amore” ci spinge la citazione iniziale del versetto 28 del Vangelo di Matteo con cui si apre il romanzo: 

“Ma io vi dico che chiunque
guarda una donna per desiderarla
ha già commesso in cuor suo
adulterio con essa”

Orbene, non è l’esortazione alla castità il nocciolo dell’aspro frutto nato sull’albero che, per anni tendente le fronde al suolo, ha innalzato non senza tormento e lotta interiore i suoi rami al cielo; bensì ,con minuziosa precisione, l’autore traccia il percorso evolutivo delle conseguenze psicologiche di un adulterio subìto, o precisamente l’immaginazione e l’infondato sospetto di adulterio.

La voce narrante è uno sconosciuto che il nostro protagonista Pozdnysev si ritrova come compagno di viaggio nello scompartimento del treno e al quale svela la sua identità e il segreto che si porta dentro, condannato, come il vecchio marinaio di Coleridge o come Paul Edgecombe di Stephen King, a confessare il peccato commesso.

Pozdnysev rivela di essere un uxoricida, di aver ucciso crudelmente sua moglie in seguito a un impeto di gelosia scaturita dall’eccessiva affinità fra lei e il giovane violinista il quale l’accompagna nelle sue esibizioni al pianoforte; ma l’omicidio è stato giustificato come necessario per rivendicare l’onore di un uomo tradito.

In realtà, quello che può sembrare un atto irragionevole, quasi una demoniaca rabbia accecante, si rivela essere una serie di azioni accuratamente premeditate e lucidamente commesse.

“ Mi sono lanciato verso di lei, continuando a nascondere il coltello perché lui non mi impedisse di colpirla al fianco, sotto il seno. Avevo scelto quel punto sin dall’inizio. Nell’attimo in cui mi lanciavo verso di lei, lui ha visto il coltello e, cosa che davvero non mi aspettavo, mi ha afferrato il braccio, gridando: <> (…) Volevo corrergli dietro, ma poi mi sono reso conto che era ridicolo correre in calzini dietro all’amante della propria moglie, e io non volevo essere ridicolo, volevo incutere timore.” “(…) l’ho agguantata con la mano sinistra alla gola, l’ho sbattuta indietro e ho cominciato a soffocarla. Aveva un collo incredibilmente duro…[…] Io ero perfettamente consapevole di quel che facevo.(…) Sapevo che l’avrei colpita sotto le costole, e come il pugnale sarebbe affondato. […] ho avuto la consapevolezza di uccidere, e di uccidere una donna, una donna indifesa, mia moglie.”

Questo omicidio non solo non può essere giustificato per la mancanza dell’irragionevolezza ( attenuante valida per quell’epoca), ma anche per la mancanza del sentimento d’amore verso la moglie: Pozdnysev è geloso ma non per la paura di perdere l’oggetto del suo amore, bensì perché, in primo luogo, lui si è imposto la fedeltà nel matrimonio, pur non amando, e l’ha sempre rispettata; in secondo luogo è il tradimento carnale che teme e non già quello spirituale, considerando il corpo di sua moglie come sua proprietà.

 Pozdnesev inizia a raccontare partendo dalla sua prima giovinezza, spiegando le dinamiche che lo condussero al matrimonio, rivelatosi poi la sua rovina.

Mi crogiolavo nella più putrida depravazione, e allo stesso tempo cercavo ragazze che fossero degne di me per purezza. Molte le scartavo proprio perché non sufficientemente pure; finalmente ho trovata quella che sembrava degna di me.(…)figura snella, fasciata dal jersey e i boccoli, ho deciso all’improvviso che sarebbe stata lei. Quella sera mi era sembrato che lei capisse tutto, tutto quello che io sentivo e pensavo, e che i miei sentimenti e pensieri fossero della natura più alta.(…)È sorprendente quanto grande, totale possa essere l’illusione che nella bellezza c’è il bene


Capiamo quindi che la scelta della consorte si basa su una forte attrazione carnale che ecclissa la vera personalità della donna e che, una volta esauritasi, non lascerà che odio, rancori e sempre crescente desiderio di arrecare dolore.

Inizialmente la figura di Pozdnysev può presentarsi come ripugnante e amorale, ma non si può non stimarlo per la nuda esposizione dei suoi angoli interiori più intimi, per la sincerità senza un minimo tentativo di trovare giustificazioni, per la fenomenale capacità di circoscrivere intricati pensieri senza mai perdere l’orientamento egli stesso e senza mai creare confusione nel lettore.

Sebbene sia un romanzo breve, non bisogna farsi ingannare dalla sua compendiosità; certamente non è una “lettura-ammazza-tempo” da metro, coda d’attesa dal medico o da ombrellone. La sua breviloquenza richiederà al lettore di tornare più volte sulle stesse pagine non già per la difficoltà di comprensione, bensì per le lapidarie espressioni che il lettore non potrà facilmente oltrepassare senza crogiolarsi nelle domande che le stesse susciteranno in lui. Inoltre Nella sua confessione è presente un’interessantissima dissertazione circa lo scopo della vita umana che ci riserviamo dall’anticiparla al lettore, invitandolo a scoprirla in prima persona.

Il nostro giudizio:

Tramavoto 5/5

Stilevoto 5/5

Piacevolezzavoto 5/5

CopertinaVoto 4/5

Voto finaleVoto 4 e mezzo/5

LEV NIKOLAEVIC TOLSTOJ

Lev Nikolaevic Tolstoj (9.9.1828-20.11.1910) è uno scrittore russo di nobile famiglia; adolescenza irrequieta, arruolamento nell’esercito, partecipazione alla guerra nel Caucaso, in Crimea (1851-1856). Dopo il matrimonio (1862) e il ritiro nella tenuta paterna, si dedica all’attività pedagogica dei figli dei contadini locali. Nel frattempo lavora sulla stesura di Guerra e Pace, cui segue Anna Krenina, le sue due opere più famose. Dopo la caduta in una profonda crisi spirituale, si accosta al Cristianesimo e “la sonata a Kreutzer” è uno dei frutti che seguono questa conversione interiore.