LA SPOSA VERMIGLIA

di Tea Ranno

“La sposa vermiglia” di Tea Ranno
Genere: Narrativa italiana
Editore: Mondadori
Pagine: 365
Edizione:28 febbraio 2012

Carissimi amici è davvero con immenso piacere che oggi vi parlo di un libro meraviglioso, un’opera che davvero è riuscita a scuotermi nel profondo come non mi succedeva da tantissimo tempo.
Quando, dopo aver letto l’ultima parola, ho chiuso “La sposa vermiglia” di Tea Ranno avevo i brividi, una gran voglia di piangere e un mix di emozioni fortissime che mi “arriminavano”* l’anima e che mi hanno portata a passare una notte in bianco per smaltire le sensazioni provate.
Vi consiglio con tutto il cuore di leggere questa storia che parla di pregiudizi, egoismo, ricchezza, gelosia, smania di potere, ingiustizia ma soprattutto di amore e libertà.

Buona lettura!!!

*arriminavano= rimescolavano

a cura di Manuela Morana

Sinossi di LA SPOSA VERMIGLIA

Sicilia, 1926.
Vincenzina Sparviero è giovane, innocente, e tanto più bella in quanto non sa di esserlo. Ma, ultimogenita, è destinata al convento: e così sogna, addestrando la sua fervida fantasia, sogna che qualcosa accada a liberarla da quel destino d’ombra.
Quando, improvvisamente, l’amatissima sorella muore, è per Vincenzina il compimento di quel sogno – ora sarà lei a potersi sposare, a poter avere una vita vera – e il precipitare nell’abisso del senso di colpa, quasi fosse stata la forza della sua immaginazione a spegnere quella giovane vita.
Da quel giorno Vincenzina giura a se stessa che non chiederà mai più niente per sé e accetterà con pazienza qualsiasi cosa il destino le riservi. Siamo in un piccolo paese siciliano a metà degli anni Venti, e nemmeno il profumo degli aranci in fiore può tenere lontano l’odore pesante della Storia: in breve tempo il matrimonio tra la palombella mansueta e il facoltoso don Ottavio Licata, fascista, mafioso e trent’anni più vecchio di lei, è combinato.
Vincenzina accetta con coraggio e incoscienza la decisione paterna, ma non ha fatto i conti con una forza destinata a sparigliare le carte, a far irrompere nuovamente nella sua vita il sogno: l’amore, incontrato negli occhi del giovane Filippo Gonzales.
Così, mentre la primavera lascia il posto alla vampa dell’estate e fervono i preparativi per la grande festa nuziale, la ragazza si difende dal futuro che incombe esplorando con la fantasia l’ebbrezza di un amore vero, emozioni di cui può solo intuire la potenza. Seduta al balcone che affaccia sul cuore del paese, intenta a ricamare un’eterna rosa, attende il passaggio di Filippo – ore che si dilatano come melassa per poi dissolversi nei minuti brevi in cui lui attraversa la piazza: il passo lento, le mani in tasca, gli occhi ardenti, una passione assoluta che si nutre solo di sguardi.
Lungo la china inesorabile che conduce al matrimonio annunciato, la colombella si tramuta senza quasi saperlo in una sparviera coraggiosa e libera, capace di una ribellione estrema…
Con una lingua imbevuta di tutti i contrasti della sua Sicilia barocca, violenta e dolce, Tea Ranno dà vita a un romanzo che si legge come un giallo – le indagini del maresciallo venuto dal Nord, le pagine di diario di Vincenzina, la testimonianza della cugina Gioconda e del paese tutto –, ma che è insieme il dramma senza tempo dell’amore impossibile e la voce vibrante, vicinissima della passione vermiglia che vince la morte, che dà senso alla vita di ognuno di noi.

Recensione

“La sposa vermiglia” è un libro potentissimo e assolutamente imperdibile, ci racconta la storia di Vincenzina, una giovane ragazza siciliana di buona famiglia, ultima figlia di Antonio Sparviero e Mariagrazia Alagona, il suo destino sin dalla nascita sembra già segnato, ma lei è ben poco propensa a rassegnarsi ad esso.

Allora aveva cominciato a pregare, pregare e implorare e fare voti perché succedesse qualcosa, una cosa qualunque che la liberasse da quella condanna…
… Era morta Concetta.
[…]
Si considerava l’unica responsabile di quella morte e in qualche maniera doveva pagare. Pure il Padreterno doveva essere dello stesso avviso se subito dopo il funerale le aveva mandato quei dolori atroci: un cane tra le viscere che aveva cominciato a mordere e rosicare e strappare con sempre più rabbia impedendole di trovare sollievo.

Dopo la morte della sua amata sorella, per la quale si sente tremendamente in colpa, la nostra Vincenzina si spegne e si piega completamente alla volontà del padre, il convento non le sembra più una punizione ma il giusto mezzo per espiare le sue colpe ma suo padre ha cambiato idea e, ora che Concettina non c’è più, ha deciso che Vincenzina dovrà sposarsi.
Purtroppo la salute della giovane è molto fragile e i terribili dolori che spesso le attanagliano le viscere fanno sì che in paese si sparga la voce che la piccola di casa Sparviero è malata, spesso prossima alla morte e sicuramente sterile.
Queste crudeli dicerie portano gli uomini a non interessarsi a lei, a considerarla una donna “inutile” e così, nonostante la sua posizione e la sua bellezza, le proposte di matrimonio non arrivano.
L’unico a farsi avanti è don Ottavio Licata, un uomo potente, ricco e già vecchio che ha girato il mondo, si è dato alla bella vita e che adesso vuole sposarsi. Quest’uomo cinico e prepotente s’incapriccia della piccola “sparviera”, quella colombella pura e silenziosa gli entra nelle vene e diventa un’ossessione, la sua natura di cacciatore viene a galla e l’unico pensiero che lo accompagna è la voglia spasmodica di possederla e dominarla, i soldi per “comprarla” del resto non gli mancano e non ha alcun dubbio sul fatto che, morigerata e tranquilla come appare, sarà una buona moglie.

Vincenzina Sparviero è un buon partito. Non si è sposata perché alcuni anni fa si sparse la voce ch’era malata e in procinto di morire. Quei dolori alla pancia non l’hanno ancora uccisa ma l’hanno bollata per sempre: «È sterile» s’è detto in paese, «figli non ne può fare». E una femmina che non fa figli, che femmina è? Così intorno a lei s’è creato il vuoto. Ma della sua probabile sterilità a don Ottavio Licata non sembra importare molto.

Questa stupida mentalità basata sul pregiudizio e sull’ignoranza ha segnato la vita di una giovane che non aveva colpe.
Quando la proposta di matrimonio da parte di don Ottavio è arrivata, Antonio Sparviero, invece di non prenderla nemmeno in considerazione e mostrarsi schifato e offeso, l’ha accettata senza nemmeno parlane prima con la moglie né con la figlia.
Lo Sparviero è rimasto abbagliato dalla potenza e dalla ricchezza di Licata e ha pensato solo ai soldi e a ciò che avrebbe potuto “guadagnare” imparentandosi con lui.
Quanto questa situazione sia ingiusta e soffocante diventa ancora più chiaro quando Vincenzina incontra Filippo, un giovane che dal primo sguardo le rapisce il cuore.
La sparviera per la prima volta scopre cos’è l’amore, quanto sia forte e potente, come riesca a cancellare ogni altro pensiero e così per sfuggire al suo triste destino si crea una realtà parallela, un mondo fatto di fantasia dove lei può volare libera al fianco del suo Filippo e possono essere felici.
Filippo dal canto suo si tormenta, è combattuto tra la voglia di scappare insieme a Vincenzina e il senso del dovere.
Quale uomo si farebbe avanti con una donna che è stata già promessa a un altro?
Chi mai sarebbe capace rovinare la reputazione della giovane che ama?
E così resta inerte, immobile, a lungo si guardano da lontano, poi, incapace di continuare a guardarla senza poterla avere, Filippo scappa, si rifugia a Palermo e Vincenzina si dispera non vedendolo più spuntare su per la via.

Ormai la data del matrimonio si avvicina inesorabile e la nostra bella protagonista non fa altro che chiedersi perché suo padre nemmeno per un minuto ha pensato al suo bene, né al fatto che Ottavio è un vecchio, un fascista, un noto puttaniere, un violento, un uomo con spiccati atteggiamenti mafiosi, una persona spregevole e cattiva, un maleducato ignorante e rozzo totalmente indegno di stare al suo fianco, un uomo che non riuscirà mai a renderla felice.

Ma nonostante tutto ciò sarà anche l’unico autorizzato a mettere le sue sporche mani sopra una ragazza di soli 22 anni, un’anima pura e pulita, sincera e onesta, una giovane donna che si sta appena affacciando alla vita e che di sicuro non merita di essere usata come merce di scambio tra uomini senza scrupoli.

Ma gli uomini… sì, gli uomini! Quelli ci trovano davvero piacere quando il piacere se lo devono comprare, perché è quando compri, quando la banconota ti cade dal portafoglio che diventi padrone, e come padrone puoi pretendere ogni cosa, qualunque cosa: Domineddio diventano!
Perciò non mischiano mai il piacere col sacramento: il primo è cosa di puttane, il secondo diritto di moglie.
Per questo una puttana non potrà mai diventare una moglie. Ma se c’è una cosa che le puttane non possiedono di sicuro è la rassegnazione.

Lo sa bene come sono gli uomini Melina Sòllima, la prostituta del paese, l’unica che è davvero affezionata ad Ottavio e che tanto aveva sperato che un giorno lei sarebbe stata la “fortunata” moglie di Don Ottavio Licata, non più puttana ma finalmente vera signora.
E invece no, i suoi sogni si infrangono e l’amarezza prende il sopravvento quando capisce che per il “suo Ottavio” lei è solo una delle tante donne che paga per provare piacere, un pezzo di carne da comprare e trattare come vuole, con lei tutto è permesso, niente è troppo umiliante, nessuna richiesta può venire ignorata, è solo una donna di strada, una che sta così in basso nella scala sociale che non è neanche degna di ricevere l’invito a quel matrimonio del quale tutto il paese parla.

Melina si rende conto di quanto sia sbagliata quell’unione, di come quella giovane ragazza guarderà suo marito sempre con sufficienza, è consapevole del fatto che ogni volta che gli occhi della bella Sparviero incontreranno quelli vogliosi di Ottavio questa proverà solo schifo e pena per quel vecchio che l’ha voluta ad ogni costo, tutti saranno infelici per colpa di questo matrimonio, non ne ha dubbi.
Così come non hanno dubbi su quanto sia sbagliato questo matrimonio molti altri abitanti del paese: la madre della sposa, la zia, il farmacista, la cugina Gioconda, la cognata di Don Ottavio, Filippo e soprattutto la stessa Vincenzina.

L’epilogo del libro è veloce e straziante, il giorno del matrimonio arriva e con lui una serie di eventi spaventosi e allo stesso tempo coinvolgenti, quel “volo” pronunciato in chiesa ti lascia senza fiato e ti gela il sangue nelle vene perché sai benissimo che quella semplice parola è prigione e libertà allo stesso tempo, è rabbia, impotenza, speranza, odio, amore, è un essere già altrove, libera di volare alta in cielo e splendere.
E quell’abbraccio, quell’unico abbraccio è la chiave di volta di tutta la vicenda, è il momento perfetto, quello nel quale pensi che tutto potrà cambiare e ci speri con tutte le tue forze.

Quando leggi “La sposa vermiglia” non puoi fare a meno di immedesimarti completamente nella Sparviera, non puoi non sentire quelle emozioni e quella voglia di scappare, essere libera e correre da Filippo, liberarti di tutto e tutti ed essere finalmente felice.
E fino all’ultimo ci speri anche se già, durante tutto il libro, sai come andrà a finire, ma non puoi farne a meno, comunque una parte di te ci spera che qualcosa possa davvero cambiare.

“La sposa vermiglia” è veramente una storia bellissima, struggente e a tratti molto angosciante proprio perché sa essere devastante e vera allo stesso tempo, una vicenda coinvolgente, appassionata, forte ed evocativa.
Le descrizioni dei personaggi, dei luoghi e del tempo sono accuratissime e meravigliosamente poetiche.
La penna di Tea Ranno è immensa, la sua capacità di trascinarti dentro la storia e scuoterti nel profondo non conosce eguali.
Mentre leggi questo libro ti rendi conto di quanto sei fortunata a essere figlia del nostro tempo semplicemente perché sei libera, libera di amare chi vuoi, di scegliere chi vuoi essere e soprattutto di essere felice.
Durante la lettura di questo romanzo spesso ho desiderato che il tempo si congelasse, che quella storia non finisse mai e soprattutto che non finisse così, ma sono davvero grata a Tea Ranno per averci regalato questo mix esplosivo di emozioni e vorrei concludere riportandovi l’insegnamento più grande che ci ha lasciato Vincenzina:

“Mai consegnarsi a qualcuno” ha detto la voce di Filippo nella sua testa quando fantasticava di figli, e ora capisce che è così: mai mettere la tua vita nelle mani di un altro, mai delegare a un altro il compito di provvedere a te, alla tua felicità, mai smettere d’amarti e di scegliere per te il meglio.

Perché in fondo in questa semplice frase c’è tutto quello che ogni donna e, più in generale, ogni essere umano dovrebbe sapere e non dimenticare mai: mai permettere agli altri di decidere per te, di dirti cosa fare o chi essere, mai permettere al mondo di attaccarti sopra un’etichetta e usarti.
La vita è breve e cercare di essere felici deve essere la nostra priorità, lo dobbiamo a noi stessi e a tutte le persone che non hanno avuto la forza di lottare e sono morte schiacciate dalle decisioni altrui.

Vi consiglio davvero di non perdervi questa storia, fidatevi, non ve ne pentirete!

Il nostro giudizio:


TramaVoto 5


StileVoto 5


PiacevolezzaVoto 5


CopertinaVoto 5


Voto finaleVoto 5



Cover di LA SPOSA VERMIGLIA

Tea Ranno

Tea Ranno è nata a Melilli, in provincia di Siracusa, nel 1963. Dal 1995 vive a Roma. È laureata in giurisprudenza e si occupa di diritto e letteratura. Ha pubblicato per e/o i romanzi Cenere (2006, finalista ai premi Calvino e Berto e vincitore del premio Chianti) e In una lingua che non so più dire (2007). Nel 2012 è uscito per Mondadori La sposa vermiglia, vincitore del premio Rea, e nel 2014, sempre per Mondadori, Viola Fòscari. Nel 2018 ha pubblicato Sentimi (Frassinelli), nel 2019 L’amurusanza (Mondadori) e nel 2020 Terramarina (Mondadori).
Si ringrazia il Prof. Ettore Limoli per aver gentilmente fornito il materiale