Lacerti di anima

di Silvia Lisena

Benvenuti al nostro appuntamento con la poesia.
Oggi proponiamo la recensione di questa affascinante raccolta poetica: Lacerti di anima ” di Silvia Lisena

Buona Lettura!




a cura di Elisa Mazza

Sinossi

Così inizio a volare, e volo, volo, in tutta la mia stupenda fragilità sentendo il peso della gabbia sempre più leggero fino a quando sparisce completamente in un soffio di vento. Un percorso introspettivo nella dualità dell’esistenza: nelle sette sezioni in cui è divisa l’opera, l’autrice scandaglia analiticamente alcuni eventi traendone significati universali. Inserendosi in una cornice naturale dove gli elementi sono essi stessi metafora della vita, la scrittura rivela così il suo potere catartico nella ricerca del senso della vita attraverso il mistero dell’armonia di contrasti che si manifestano nella bellezza della fragilità umana.

Recensione

“È quindi la condizione di universalità dei desideri della psiche umana che sembra legittimare l’atto stesso della scrittura. Si scrive per sé ma simultaneamente si scrive per gli altri, dal momento che qualcuno, da qualche parte nel mondo, si può identificare, trovare o ritrovare nelle parole dell’io narrante.”


INTRODUZIONE





Quando aprirete questo piccolo volume di Silvia Lisena, fin dall’introduzione sarete soddisfatti di aver scelto questa lettura. Come potete leggere nella citazione soprastante, Lacerti di Anima coglie appieno il significato di scrivere. Si presenta come una fioritura autunnale di margherite: mentre tutti i colori si infuocano bruciando per poi stingere nei blu e grigi dell’inverno, quei ciuffi di corolle solari danno una luce sacra, forte di vita e sincera.
Un affascinare morbido, raffinato, le parole sono velluto nelle nostre menti; si ha la sensazione di una conversazione intima, un abbraccio di conforto, un tocco tra anime. Mi sembra quasi di aver stretto amicizia con questa poetessa così spontanea, capace di trasparire tra le lettere e comunicare le sue esperienze, le sue idee, il suo panta rei.





La consapevolezza della diversità e la paura della stessa è qualcosa che ho sempre faticato ad accettare.
Io non mi vedo diversa: perché gli altri sì?

Non hai voluto oltrepassare la siepe terrorizzato dai piccoli rami
resi così oscuri
dalla luce che filtravano i tuoi occhi.
Ti stavo tendendo la mano – te l’avrei tesa sempre –
ma fra le dita stringevo
un frammento di quello specchio davanti al quale ero solita fermarmi.
E tu non hai mai voluto osservare la mia immagine riflessa
perché inevitabilmente avresti visto anche la tua.
Narciso subisce il supplizio degli dei: sfugge all’altro per rifugiarsi in sé stesso.
Hai ripudiato il diverso di me, ninfa senza capire che la grande, primitiva diversità era già dentro di te.”


Cit. Disegno onirico





Sognante, aperto al mondo, il suo stile è illuminato, mai succube alle frecce che hanno colpito questo cuore che scrive. Potrebbero esserci arresti, ma non leggerete di finite sconfitte.
Il libro si respira: è così piacevole e naturale come una boccata d’aria quando si ha la testa greve. Anche chi non è avvezzo a questo tipo di arte può entrare in empatia con queste opere: gli argomenti per quanto profondi, anche dolorosi, emergono per il loro potere curativo piuttosto che di resa.
Lacerti di Anima sa creare perfettamente quello stato emotivo per cui le persone amano leggere: fluisce sentimenti, riempie il petto di calore. Da il senso giusto allo scrivere.



A chi non ha ancora una diagnosi del a propria patologia.
A chi non ha un nome.
A chi ha quello sbagliato.

Che cos’è, in fondo, un nome?
Nient’altro che un sussurro in mezzo alla folla, l’evanescenza dell’illusione
di essere riconosciuti da qualche parte.
Siamo miliardi di nomi diversi
partoriti da bocche di predatori lontani e siamo fiumi di parole
raccontate dai loro occhi.
Distruggere può un nome
lacerarci le viscere come il peggiore dei coltelli abbandonandoci
nel ‘ombra di un abisso.
Ma un nome è anche l’essenza
del e mani che toccano terre native e la linfa campestre
traccia il percorso del tempo che fu.
Io ho perso il nome
e sono diventata libera
ma tale vagare ogni tanto si smarrisce nel ‘orizzonte del mare
di tutte le bottiglie del mondo che portano l’etichetta
di ogni singolo
abitante.
Allora la mia eco risuona disperata e il vento trascina i suoi lamenti al cospetto dell’assenza
dell’agognata bottiglia.”


Cit. Il Nome perduto







Si ringrazia la casa editrice per averci cortesemente fornito il materiale.