L’IMPERO DI MEZZO

di Andrea Cotti

L’impero di mezzo di Andrea Cotti
EditoreRizzoli  
Genere: Thriller
Pagine456 
Data di uscita: 31 Agosto 2021

a cura di Rosa Zenone


Oggi vogliamo parlarvi di un’opera appena approdata in libreria, L’impero di mezzo di Andrea Cotti, una storia ricca di suspense sull’affascinante sfondo dell’odierna Cina, buona lettura!

Sinossi

Dopo l’ultima, sfiancante inchiesta, il vicequestore Luca Wu ha bisogno di riposo e di ritrovare se stesso: lo deve a sua moglie, Anna, che lo ha cacciato di casa dopo l’ennesimo tradimento, e soprattutto a suo figlio Giacomo. L’occasione per allontanarsi da Roma e dal commissariato di Torpignattara si presenta quando i nonni di Wu decidono di tornare un’ultima volta al loro villaggio di origine, Caoping. Ma a pochi giorni dall’arrivo, l’ufficio sicurezza dell’ambasciata italiana in Cina lo contatta per chiedere il suo aiuto su un caso molto delicato: un importante imprenditore italiano è morto precipitando dal diciassettesimo piano di un parcheggio a Wenzhou. Il sospetto è che si tratti di un incidente, ma qualcosa nella ricostruzione delle autorità cinesi non torna. Insieme alla poliziotta Yien Bao Yi, quello che sembrava un semplice contrattempo si trasforma in una corsa impazzita tra i locali controllati dalle Triadi, le stanze della politica e le fabbriche dei colossi mondiali della tecnologia. Un intrigo internazionale fatto di affari miliardari, depistaggi, omertà e lotte di potere nei territori più oscuri dell’Impero di Mezzo. Dopo la Roma multietnica de Il cinese, Andrea Cotti spedisce Luca Wu alla scoperta delle sue origini, e dipinge un affresco della Cina sospesa tra tradizioni millenarie e futuro accelerato, dove spesso il confine tra legge e crimine, tra colpevoli e innocenti è troppo sottile per essere individuato.

Recensione

“Sì, sono io. Sono il vicequestore aggiunto della polizia di Stato Luca Wu, ho trentaquattro anni, e sono nato in Italia da genitori cinesi.“

In L’impero di mezzo torna il primo e unico vicequestore cinese-italiano Luca Wu, in un libro che pur essendo una continuazione può essere letto tranquillamente in totale indipendenza dal precedente volume “Il cinese”. Il nostro protagonista, dopo aver affrontato un caso impegnativo e a causa di un periodo burrascoso con la propria coniuge italiana, provocato dai continui tradimenti dello stesso, intraprende un viaggio in Cina alla scoperta delle sue origini in compagnia dei nonni. Lo scopo del viaggio è stabilire un equilibrio interiore che riesca a conciliare le due parti che da sempre lo contraddistinguono, italiana e cinese, e che da sempre gli impediscono di trovare una facile identificazione categorizzata.

“(…)cosa c’entra il Tao?» Forte Li torna serio: «È come sei tu. Un cerchio. Bianco e nero. Il bianco ha dentro un po’ di nero, il nero ha dentro un po’ di bianco». «Se non puoi essere una cosa sola» dice Bellissima Li, «allora devi essere due cose che in qualche modo stanno assieme e in equilibrio.» “

Luca Wu è forte e fragile allo stesso tempo, le sue dualità e i suoi contrasti risultano intriganti, è un personaggio di difficile decifrazione. Guadagna la nostra totale stima, ma non riesce a farci entrare in totale empatia con lui, forse perché nonostante le sue sofferenze è il classico personaggio in gamba sicuro di sé e che non esita talvolta ad apparire anche alquanto tronfio e perfino narcisista ai nostri occhi.

Il viaggio del vicequestore da privato cittadino in Cina è destinato a prendere una svolta de tutto imprevista, nonostante il periodo di allontanamento dal lavoro sarà quest’ultimo a raggiungerlo.

“Per un momento, in cima al palazzo, al piano da cui è caduto, gli sembra di scorgere un’ombra. Delle ombre. C’era qualcuno con lui prima che cadesse? Ha avvertito dei passi? Una presenza? Delle presenze? Oppure era solo? Di nuovo, prova a ricordare, e di nuovo non ci riesce. Quelle immagini stanno nella parte nera della sua testa. Precipita. La discesa dura pochi secondi, eppure all’uomo sembra che succeda al rallentatore. Ha tempo di ripensare a ciò che ha fatto, alla donna che ama, alla sua famiglia, alle sue colpe e ai morti, i suoi morti. I rimorsi intaccano per un attimo la schiuma densa che lo avvolge. Continua a cadere. Poteva fare altro? Poteva cambiare le cose? Ha fatto più bene o più male? Non lo sa, non può rispondersi.”

La morte di Carlo Grande, magnate italiano in possesso di una prestigiosa produzione di cellulari in Cina, è un evento a tal punto clamoroso e di forte eco da tirare in ballo ambedue le nazioni. L’ambasciata italiana dunque contatta il nostro Wu affinché partecipi alle indagini quale rappresentante di parte italiana. Carlo Grande è precipitato dal settimo piano di un parcheggio, sembrerebbe un incidente, ma se non fosse così? E se dietro si celasse qualcosa più grande e torbido?

La polizia cinese comincia le proprie indagini con alle calcagna Luca Wu, che non si accontenterà di partecipare in qualità di mero osservatore, bensì sarà parte attiva nell’investigazione, sollevando numerosi dubbi durante il prosieguo e ampliando sempre più il campo d’azione. Una collaborazione difficile, non solo per la diffidenza verso lo “straniero” Wu, ma anche per le differenze che intercorrono tra il sistema italiano e quello cinese, ma che condurrà anche Wu a conoscere meglio la poliziotta Yien, con la quale oltre alle diversità sorgerà una particolare affinità…

La Yien senza ombra di dubbio è il personaggio che conquista maggiormente, ambiziosa, dinamica, legata al proprio paese ma allo stesso tempo in grado di riconoscerne le contraddizioni e le ingiustizie. La raffigurazione che Cotti fornisce del paese di mezzo è sicuramente l’aspetto più affascinante dell’intera opera, quella di una nazione legata ai propri usi e costumi, colta nelle sue abitudini quotidiane, nei suoi paesaggi, nella sua severa politica, ma allo stesso tempo portatrice di un progresso sfrenato e pericoloso.

“Dare e togliere. Consenso e paura.(…) «La Cina è più libera, ma a decidere quanto è sempre e solo il Partito.» «In un Paese di un miliardo e mezzo di persone, è l’unico modo. L’alternativa sarebbe l’immobilità e il caos.» “

La ricerca della verità sarà particolarmente difficoltosa, tra numerosi viaggi e diverse piste morte, coinvolgendo totalmente sia l’Italia che la Cina, in un barcamenarsi tra il crimine organizzato, Le triadi, affari, effetti e contatti personali del defunto. Emergono elementi in grande quantità, di cui in poca parte per deduzione, motivo per cui il lettore pur trovandosi trascinato nel caso può partecipare tramite congetture solo in parte. Se da un lato il sovraccarico di ingredienti potrebbe confondere, dall’altro non ne inficia la scorrevolezza della lettura e assicura continui rovesciamenti della situazione, tali da far anelare intensamente l’agognata verità.

L’impero di mezzo è soprattutto un thriller di azione e movimento, non mancheranno avvincenti scene in cui vengono impiegate le arti marziali. Ma è anche un’opera di lunghi dialoghi e, a volte, di confronto, saranno tirati in ballo un folto numero di personaggi alquanto diversificati tra loro; poliziotti, comuni cittadini, ma anche impiegati dell’ambasciata. Lo stile di Cotti è semplice, fluido e asciutto, tende ad arricchirsi, a buon motivo, nelle riuscite descrizioni, in conseguenza di ciò il lettore troverà un libro di rapido intrattenimento, di cui si prefigura una continuazione che ci auguriamo arrivi presto.

Ma L’impero di mezzo non è solo questo, è anche una riflessione sul panorama cinese odierno e sugli individui, colti nelle loro imprevedibili sfaccettature.

“Le scelte portano rimpianti, e quelle sbagliate portano rimorsi. Ci sono pesi che è difficile gestire, finché a un certo punto non ce la fai più a sopportarli”.

Il nostro giudizio:

Trama Voto 4/5

Stile Voto 4/5

Piacevolezza Voto 4/5

Copertina Voto 4,5/5

Voto finale Voto 4/5

Andrea cotti

Andrea Cotti è sceneggiatore, editor, scrittore di romanzi per ragazzi, autore radiofonico e televisivo. Ha adattato crime fiction di successo tra cui la serie de L’ispettore Coliandro e Squadra Antimafia. Per Nero Rizzoli ha pubblicato “Il cinese” (2018), col quale ha vinto il Premio Franco Fedeli 2019. Vive tra la campagna di Crevalcore, in provincia di Bologna, e Roma.