NON SARÀ MAI UNA DEA

Di Palermo e della Sicilia – Diario di una migrazione come tante

di Grazia La Paglia

Non sarà mai una dea di Grazia La Paglia
Genere: Biografia
Editore: self publishing
Pagine: 110
Data pubblicazione: novembre 2019

a cura di Manuela Morana

Cari lettori oggi vi parlo di “Non sarà mai una dea”, un libro che racconta la storia di tanti, tantissimi, e forse decisamente troppi, giovani che, come me, hanno dovuto fare una scelta difficile…
Ragazzi che per cercare un lavoro e la possibilità di costruirsi un futuro devono preparare una valigia e lasciare casa, famiglia, amici e posti del cuore.
Giovani che vivono sempre con il cervello e il corpo da una parte e il cuore e l’anima dall’altra, a tanti, troppi, km da dove si trovano, in quella che per tutti noi sarà sempre “casa”.

Sinossi

IL RACCONTO DI UNA MIGRAZIONE
Mi chiamo Grazia, sono una giornalista freelance siciliana e vivo a Milano da tre anni.
Subito dopo il mio trasferimento, ho iniziato a mettere nero su bianco emozioni, sensazioni e ricordi
Nasce così il mio “diario di una migrazione come tante”, il diario dei ricordi che un po’ tutti i giovani che si spostano dal Sud al Nord portano con sé.
“Non sarà mai una dea” non è solo un album dei ricordi ricco di luoghi, oggetti e sapori della nostra vita al Sud: è anche un viaggio di sola andata che non sarebbe stato possibile senza quei tanti piccoli tasselli raccolti in Sicilia.

Recensione

Ho iniziato a leggere questo libro mentre mi trovavo bloccata in Lombardia durante la lunghissima quarantena che ha annullato anche la possibilità di tornare a casa per Pasqua, inutile dirvi che forse non ho scelto il periodo migliore per affrontare questa lettura ma la nostalgia di casa era così forte che l’attrazione ha avuto la meglio sulla ragione.
Leggere “Non sarà mai una dea” mi ha strappato qualche sorriso e tante lacrime perché in questo romanzo c’è tanta, forse troppa, verità. Capitolo dopo capitolo rivivi le emozioni che accompagnano ogni tuo giorno. Quella sensazione di non essere mai pienamente felice, di sentirti spezzata in due parti, di non vedere l’ora di poter tornare a casa…

Abbiamo perso, tutti. Perché mentre migrare e spostarsi per ambizione, per curiosità o per inseguire un sogno è un premio meritato che va rivendicato con orgoglio, migrare perché la tua terra non ti offre un lavoro (un qualsiasi lavoro) è un fallimento.



Ci sono spezzoni di questo romanzo che nella loro semplicità hanno l’effetto di uno schiaffo in pieno viso. Perché è proprio vero che abbiamo fallito tutti…
Quando sei costretto a lasciare tutto perché la tua terra non ti offre speranza, futuro e la possibilità di costruirti una famiglia il fallimento è totale e ti schiaccia.
Non puoi restare in Sicilia, o nelle altre regioni del sud che hanno situazioni identiche, e vivere in casa con mamma e papà chiedendo anche i soldi per andare a mangiare una semplice pizza fino a quarant’anni, non è giusto, non è così che dovrebbe andare e ti senti un fallito, bloccato in una realtà troppo stretta e crudele.
Così devi trovare il coraggio di prendere tutte le tue cose e andare via, anche perché se decidi di restare spesso l’unica alternativa alla disoccupazione, se sei fortunato, è quella di lavorare in un call center, ricevendo una marea di insulti, per 500€ al mese nonostante i titoli di studio conseguiti.
Inoltre, come se non bastasse, ti tocca pure sentire quelli che ti chiedono quando ti sposi e fai dei bambini, come se con la “miseria” che guadagni fosse possibile costruire qualcosa e provare a sentirsi realizzati.
D’altra parte anche andare via comporta la sua forte dose di dolore e smarrimento, è impossibile dimenticare la sensazione di vuoto allo stomaco quando per l’ultima volta vedi allontanarsi la porta di casa tua e con essa tutta la vita che conosci, la tua famiglia e tutto ciò che ti fa sentire protetta e al sicuro.
È spaventoso girare per una città che non conosci, tra vie che non ti raccontano nessuna storia, senza la certezza di trovare un tetto che ti ripari, tra persone che non hai mai visto sapendo che puoi contare solo su te stessa, sapendo che non puoi alzare il telefono e chiedere a tuo padre di venire a prenderti… e allo stesso tempo è esaltante ed elettrizzante, devi sempre farti forza e costringerti a pensare che sia un nuovo inizio, una nuova avventura, una possibilità di conoscere posti nuovi e nuovi amici perché viceversa lo sconforto ti assale e prende il sopravvento e questo, quando decidi di andare via per cercare fortuna, non te lo puoi permettere.
E poi ci sono i conti alla rovescia per tornare a casa, conti quanti giorni mancano a Natale, ti immagini già le tavolate con amici e parenti, il cibo che straborderà dai piatti e che per te ha tutto un altro sapore, forse perché è fatto con amore dalle mani di tua madre, delle tue nonne e zie, o forse perché quando sei lontano tendi ad idealizzare un po’ tutto ciò che non puoi più avere facilmente.
E i ritorni su dopo le feste sono veramente tristi, tornare a una casa vuota e fredda, senza addobbi, senza nessuno ad aspettarti è un colpo al cuore.

Terribile è atterrare, aprire la porta del monolocale, la sera del primo gennaio, ed essere avvolta dal silenzio di un condominio che sembra inabitato.
Le stazioni deserte dagli uffici impolverati si ripopolano di valigie strapiene, dalle cerniere che stanno per cedere, di lacrime e di abbracci, nei giorni delle festività.



“Non sarà mai una dea” è una storia vera, un diario che potrebbe essere scritto da milioni di giovani, è semplice, diretto, non racconta bugie. Ti trascina dentro le emozioni che condividi al punto che spesso ti ritrovi a pensare che quelle stesse identiche frasi potevi scriverle tu…

Il rapporto con la Sicilia è un rapporto di amore e odio. La ami perché è casa, le tue radici, è sole, è mare, è colori, sapori, odori che ti scorrono nelle vene e sai che ovunque andrai saranno sempre dentro di te.
Però una parte di te non può fare a meno di odiarla, la odi perché ti ha costretto ad andare via, per la mafia, per la disoccupazione, per la spazzatura, per l’inciviltà di alcuni dei suoi abitanti, per le strade che sono sempre un disastro, per il traffico e per mille altri motivi che ti fanno stare male, che ti fanno pensare “Povera terra mia, perché non riesci a risorgere? Perché non riesci a garantire un futuro ai tuoi figli?”.
Cesare Pavese diceva che “Niente è più inabitabile di un posto dove siamo stati felici” e probabilmente ha proprio ragione perché i posti dove siamo stati felici sono i più difficili da rivivere soprattutto quando sai che presto dovrai rifare le valigie e, con le lacrime agli occhi, andare di nuovo via, fino al prossimo, breve, ritorno.
“Non sarà mai una dea” è anche un romanzo che ti dà coraggio, che ti dimostra che alla fine, per quanto impossibile e difficile ti possa sembrare andare via, riuscirai comunque a farcela, sarai di nuovo felice, ti farai dei nuovi amici, imparerai ad apprezzare altri luoghi e, forse, se sei fortunato anche a sentirti a casa anche in altri posti. Quegli stessi posti che prima erano sconosciuti e ti sembravano ostili ti regaleranno nuovi ricordi e ti daranno la possibilità di costruirti un futuro, potrai ricominciare a sognare e a fare progetti.
Perché alla fine quando sei una brava persona e dai agli altri la possibilità di conoscerti, quando apri il tuo cuore e porti con te il sorriso, in qualsiasi parte del mondo andrai troverai sempre delle persone capaci di apprezzarti e che ti vorranno bene.
E quando la nostalgia di casa diventa troppa puoi sempre prendere un aereo, un treno o una nave e tornare a immergerti nelle tue radici.
La cosa più importante in questo pazzo viaggio che è la vita è non dimenticarsi mai chi siamo e da dove siamo partiti, essere fieri di ciò che abbiamo imparato e soprattutto avere radici ben salde e ali per volare verso i nostri sogni.

Il nostro giudizio:


TramaVoto 5


StileVoto 5


PiacevolezzaVoto 5


CopertinaVoto 5


Voto finaleVoto 5