Penne D’Autore, uno sguardo su: MICHAEL CONNELLY

a cura di Pamela Mazzoni

Michael Connelly

“Io credo nella teoria dell’unico proiettile. Ci si può innamorare molte volte, ma c’è un unico proiettile con inciso un nome. E se sei abbastanza fortunato da venire colpito da quell’unico proiettile, puoi star certo che la ferita non guarirà più.”

Carissimi lettori ben ritrovati alla nostra rubrica Penne d’Autore, che dedica l’intero mese di novembre ad uno scrittore che nel suo genere, il thriller, è uno dei più famosi e stimati, nonché molto prolifici: Michael Connelly.  Connelly è un abile cecchino, un tiratore scelto che non sbaglia un colpo dato che ogni libro colpisce il centro, ogni romanzo diventa un best-seller, ed i suoi numeri sono da capogiro: 38 opere, oltre a svariate raccolte, con 74 milioni di copie vendute tradotte in 40 lingue diverse. 

Michael Connelly nasce a Philadelphia il 21 luglio 1956 e si appassiona alla narrativa poliziesca già da ragazzo grazie alla madre, grande appassionata di gialli. Sicuramente non è uno studente modello, dato che salta spesso la scuola o, nel migliore dei casi, arriva in ritardo: addirittura, mentre frequenta l’Università in Florida, è sospeso per poi essere reintegrato. Connelly ha una grande passione per i film noir e legge avidamente i polizieschi di Hammett e soprattutto di Raymond Chandler, a cui si avvicina dopo essere stato folgorato dalla visione de Il lungo addio, film di Robert Altman del 1973, tratto proprio da un romanzo di Chandler: il suo Philip Marlowe lo influenzerà non poco nelle trame e nei personaggi dei suoi futuri romanzi. Connelly, però, non trova stimoli dallo studio di ingegneria e neppure dai corsi che frequenta, iscrivendosi soltanto a quelli più facili, tanto per riuscire a strappare un buon voto ed allontanare così lo spettro dell’espulsione. Ma un giorno il destino ci mette lo zampino e durante il corso di studi umanistici la sua scarsa attenzione viene risvegliata dall’argomento trattato: il contrasto tra le opere del Rinascimento Italiano, in particolare quelle di Michelangelo, con l’esaltazione della vita e della bellezza, e la cupezza e l’oscurità del mondo viste attraverso le tele dipinte da un pittore fiammingo, Hieronymus Bosch. Questo momento diventa la chiave di volta nella vita di Connelly: prende infatti la decisione di diventare scrittore proprio per raccontare l’imperituro conflitto tra luce e tenebre nella vita reale, attraverso le storie di uomini pronti ad affrontare allucinanti viaggi nei più reconditi e sconvolgenti abissi dell’anima pur di dare la caccia a killer disumani e spietati.                                

Ma Michael Connelly difetta però di esperienza nel mondo del crimine, se si eccettua l’episodio accadutogli ancora sedicenne, quando aveva denunciato un uomo, mai trovato, che aveva nascosto una pistola. L’unico canale papabile, per ottenere un pass d’ingresso nell’oscuro mondo di vittime e carnefici ed indagini della polizia, è sicuramente il giornalismo. E Connelly così fa, cambia indirizzo universitario, si laurea ed inizia a lavorare come reporter di cronaca nera: pane per i suoi denti.                                  

Nel 1986 addirittura sfiora il Premio Pulitzer per una serie di interviste, effettuate con altri due reporter, ai sopravvissuti del disastro aereo Delta Flight 191. Dopo i trenta anni si trasferisce con la moglie in California per lavorare al Los Angeles Times: questa città, nella quale ambienterà quasi tutti i suoi libri, è il palcoscenico ideale per le storie che ha in mente e, cosa molto importante, è il luogo dove vive ed opera il suo personaggio-mito, il Marlowe di Chandler. La Città degli Angeli, sfavillante di luci e odorosa di fama e successo, è un ricettacolo del male, in tutte le sue forme. L’ispirazione per Connelly arriva e, dopo due racconti cestinati immediatamente, il terzo sembra quello giusto: c’è la storia, c’è il pathos, c’è la lotta tra bene e male. E non manca neppure il protagonista, veterano del Vietnam ed amante del jazz; un poliziotto taciturno, tormentato ed irrequieto, ma con un forte senso della giustizia: sarà lui il portatore di quella luce che squarcerà ombre crudeli e pericolose. Ma come chiamarlo?               

Ed ecco che a Connelly riappare il ricordo di quel pittore fiammingo conosciuto anni prima durante un corso all’università, e nasce il detective del LAPD Hieronymus Bosch, per tutti Harry Bosch. È il 1992 e negli Stati Uniti esce The Black Echo, pubblicato in Italia solo nel 2001 come La memoria del topo (qui il link per la nostra recensione), dove fa il suo trionfale esordio uno dei più famosi ed amati investigatori del genere thriller. Da qui un susseguirsi incredibile di libri (che avranno la pecca di essere pubblicati in Italia in uno scombinato e confusionario ordine cronologico, perciò seguirò quello reale americano): tra gli altri ventidue che vedono come protagonista Bosch, Ghiaccio nero (1993);L’ombra del coyote (1995); Musica dura (1997);  Il ragno (1999), vincitore nel 2000 del Premio Bancarella; Il buio oltre la notte (2001); Lame di luce (2003) fino ad arrivare all’ultimo La fiamma nel buio, uscito in Italia nel marzo 2020. 

Bosch è stato anche trasposto in una serie televisiva di gran successo, iniziata nel 2014 ed adesso arrivata alla sesta stagione, che ha visto l’attore Titus Welliver interpretare il detective. L’estro creativo di Connelly, però, non si limita a fossilizzarsi su di un unico protagonista; la sua mente lavora alacremente e partorisce altri personaggi importanti, ai quali dedica varie serie. Il colpo di genio sta nell’alternare le loro storie ed addirittura intersecarle, in modo da tenere sempre viva l’attenzione del lettore; il resto lo fa la capacità di questo autore di scavare a fondo nella loro psicologia e nell’umanizzarli, facendoli per esempio invecchiare, con i conseguenti cambiamenti anche caratteriali.                                    

Nel 1996 esce infatti Il Poeta, il primo libro senza il detective Bosch, ma con un nuovo personaggio: il reporter di nera Jack Mc Evoy, che poi ritroveremo ne L’uomo di paglia e nell’ultimo La morte è il mio mestiere, uscito da noi proprio nel 2020, e del quale a breve potrete leggere la nostra recensione. Arriva poi, nel 1998, il turno di Terry McCaleb, agente dell’FBI e protagonista nuovo di zecca di Debito di sangue, interpretato al cinema, nell’omonimo film, da Clint Eastwood.

Nel 2005 la prima incursione di Connelly nelle aule di tribunale: in ottobre viene infatti pubblicato The Lincoln Lawyer, o Avvocato di difesa, dove fa la sua prima apparizione un altro protagonista molto amato, l’avvocato difensore Mickey Haller, reso famoso anche dalla trasposizione cinematografica intitolata come il libro, dove il volto di Haller è quello dell’attore Matthew McConaughey. L’abile avvocato, che ha la particolarità di seguire le sue cause lavorando seduto sul sedile posteriore di una Lincoln (da qui il titolo), è il fratellastro di Bosch, con il quale dividerà la scena successivamente in alcuni libri, tra i quali ricordiamo La lista (2008) e La svolta (2010). Nel 2017 è la volta di una nuova entrata: ne L’ultimo giro della notte la tosta detective Renée Ballard compare per la prima volta e nel corso del tempo avrà anche lei a che fare con Bosch, che diventerà il suo mentore. Diciamo una grande famiglia allargata quella composta da Michael Connelly, i suoi ammalianti protagonisti ed i suoi fedeli lettori; e come in tutte le famiglie non mancano magari gli screzi e diversi punti di vista, ma di fondo c’è un affetto che rinsalda tutto.              Se a tutto ciò aggiungiamo uno stile diretto e chiaro, una narrazione coinvolgente e ben supportata dalla profonda conoscenza dell’autore degli argomenti trattati nonché trame piuttosto complesse ma scorrevoli, arricchite spesso da tematiche molto attuali e di notevole spessore, eccovi le perfette parti per assemblare una vera e propria macchina da guerra; ed ecco spiegato anche il successo quasi trentennale di questo scrittore.                

Nel darvi appuntamento ad ogni lunedì del mese di novembre con le nostre recensioni ad alcuni dei romanzi di Connelly, nonché al secondo e quarto mercoledì per le curiosità su questo autore, le Penne Irriverenti vi augurano buon proseguimento di giornata.