LUIGI PIRANDELLO: COSÌ FU SE VI PARE – seconda parte

“È meglio avere dubbi che false certezze.”

Un saluto a tutti i nostri lettori, l’articolo di oggi costituisce la seconda e ultima parte (qui la prima) relativa ad alcuni aneddoti e curiosità sull’intramontabile e inimitabile Luigi Pirandello, autore cui il nostro blog ha dedicato il mese di luglio.

È risaputo che i rapporti tra Luigi Pirandello e i figli Stefano, Fausto e Lietta non furono idilliaci e il grande scrittore non perdeva mai occasione per punzecchiarli e mortificarli pur senza reale cattiveria, mosso soprattutto da una malcelata gelosia nei loro confronti. Un giorno chiese a Fausto cosa volesse fare nella vita, se continuare a studiare oppure iniziare a lavorare. Il figlio rispose che desiderava fare il pittore e Pirandello, che come abbiamo già visto amava egli stesso dipingere, rimase un po’ in silenzio per poi rispondergli: “D’accordo, ti manterrò per tutta la vita”. A dispetto del parere del padre, Fausto Pirandello è diventato uno dei pittori più rappresentativi della cosiddetta Scuola Romana.
(Ritratto di Luigi Pirandello eseguito dal figlio Fausto – foto da Internet)
Il 9 novembre del 1934 Pirandello ricevette nella sua casa di Roma il telegramma con il quale gli veniva comunicata l’avvenuta assegnazione del Premio Nobel per la letteratura (per il quale era stato proposto da un altro grande italiano, Guglielmo Marconi), con la seguente motivazione: “Per il suo audace e ingegnoso rilancio dell’arte drammatica e scenica.” Il 10 dicembre lo scrittore si recò a Stoccolma per ritirare il prestigioso premio che gli fu consegnato da un distinto ed elegante Re di Svezia; poi fece un inchino e, mantenendo l’imbarazzo e il passo svelto con cui era arrivato, lasciò il palco e tornò al suo posto. Senza, però, pronunciare il consueto discorso che tutti si aspettavano; soltanto la sera, durante il rituale banchetto, Pirandello proferì qualche frase, ma solo di circostanza. Forse aveva ragione Camilleri a ipotizzare che Pirandello, come Accademico d’Italia, nel suo discorso ufficiale avrebbe dovuto citare il Fascismo e quindi, per evitarlo, preferì tacere del tutto. Certo è che il Pirandello del 1934 era molto diverso da quello di dieci anni prima, che invece si era iscritto al Partito Fascista.
(Tessera del partito fascista, foto da internet)

Una parentesi merita il rapporto tra Luigi Pirandello e Marta Abba. Quando si conobbero, nel febbraio del 1925, la Abba era una giovane e promettente attrice, bella ed intelligente; Pirandello, dal canto suo, si avviava verso i 58 anni, un po’ curvo e con i pochi capelli argentati, ma con vigore dirigeva la Compagnia del Teatro dell’Arte di Roma. Sempre sposato anche se la moglie era già in manicomio, Pirandello rimase incantato dagli “occhi di mare, liquidi, pieni di luce” dell’attrice e la scritturò immediatamente: la Abba divenne così la star della compagnia e la musa dello scrittore, che Marta chiamò sempre Maestro dandogli del Lei. Il loro fu un rapporto platonico e a senso unico: da una parte un Pirandello stregato che le scriveva lettere struggenti e colme di amore (si parla di 560 missive), anche se sempre corrette e pudiche; dall’altra, una Abba che rispondeva raramente, gentile ma distaccata e che sviava sempre il discorso verso la sua unica grande passione, la recitazione. L’attrice rimase comunque fedele al suo Maestro, dato che durante tutti gli anni della loro collaborazione lei recitò soltanto le opere di Pirandello e, almeno ufficialmente, non ebbe nessuna relazione sentimentale.
(Il maestro e la sua musa, foto da internet)

Anche per oggi siamo giunti al termine della nostra rubrica Curiosando in punta di libri. Un saluto dalle vostre Penne Irriverenti!