PRIMA DI NASCERE

di Claudio Damiani

Benvenuti al nostro appuntamento con la poesia.
Oggi proponiamo il commento di questa affascinante raccolta poetica: Aspettami di Claudio Damiani
Buona Lettura!

a cura di Elisa Mazza

Sinossi

La nuova raccolta di versi di uno dei più grandi poeti italiani contemporanei.
Damiani continua il suo viaggio di esplorazione dei cieli sorvolando una guerra cosmica quotidiana di cui sono ignote le vere cause. Parte da un chiodo fisso che aveva da bambino, all’età di quattro-cinque anni: si chiedeva dove fosse potuto stare prima di nascere, sospeso nel cielo, dove avesse potuto poggiare i piedi: «mi sembrava incredibile non essere esistito prima / e mi sembrava incredibile pure di essere esistito». Il viaggio lo porta alla sua infanzia e alla nascita, a prima di nascere e anche a dopo la vita, come se questa fosse il tratto visibile di una linea invisibile, o meglio di una catena, o di una rete di catene e anelli tutti collegati. E come un suono copre un altro suono, questa rete meravigliosa quasi copre la nostra angoscia, la nostra ignoranza come di bestie condotte al macello, o forse a un rito sacrificale. Nel libro ritorna sempre l’abisso in cui il bambino si sentiva sospeso prima di nascere, simile a quello in cui è sospeso l’uomo contemporaneo, che, nell’immagine di Emanuele Severino, è come un trapezista che ha appena lasciato un trapezio e non ha ancora afferrato l’altro, e si ritrova sospeso senza appigli sul vuoto.
Se il primo trapezio a cui eravamo attaccati erano le verità religiose e metafisiche, comprese fedi e speranze ideologiche più o meno recenti, che cosa sarà l’altro trapezio che si sta muovendo nel buio verso di noi, di cui ci sembra di sentire il sibilo impercettibile? Magari una frase scritta dentro la natura, che ci aspetta tranquilla, nella nostra ricerca concitata, a cui siamo forse vicini, e che non è una formula scientifica, ma una parola che ci accoglie e ci acquieta, togliendoci dall’insostenibile ignoranza in cui siamo. Intanto ci confortano gli alberi, gli animali, le montagne e le ombre dei nostri cari, a cui stiamo vicini e da cui non vogliamo allontanarci, mentre la tecnica corre a perdifiato, evoluzione naturale anch’essa, e bisognosa di avere accanto, ancora e per sempre, l’arte.
Sull’autore hanno scritto:
«La poesia di Damiani è una poesia grandissima perché va al cuore del problema, là dove la vita e la morte si guardano negli occhi e si riconoscono come parti del tutto». Marco Lodoli
«Damiani è uno di quei poeti che ti colma gli occhi delle cose che ama, che ti popola la fantasia di nostalgie». Massimo Onofri
«La semplicità dei suoi versi è un punto di arrivo, è il risultato di un’autodepurazione dello sguardo, di un esercizio spirituale prolungato». Filippo La Porta
«Ci voleva un poeta, visto che i preti non lo fanno più, per parlare di buoni e di cattivi, di bene e di male». Camillo Langone
«Claudio Damiani, un classico mascherato da contemporaneo». Vivian Lamarque

Recensione

“Quando ero piccolo avevo le vertigini
a pensare dove ero stato prima
di nascere, mi vedevo come sospeso
nel non essere, un infinito abisso,
ora invece so che ho vissuto
tutto il tempo per tutto il tempo che è stato
e non c’è nessuna cosa che non ho veduto.”


Cit. QUANDO ERO PICCOLO AVEVO LE VERTIGINI






Cosa eravamo prima di nascere? Eravamo qualcuno? Oppure energia eterica?
Avete notato che non mi pongo il dubbio del fatto che prima di questa vita esistessimo già?
Claudio Damiani in questa raccolta ha saputo incantarci con un dialogo aperto con l’anima, il sospiro di energia che vive in tutte le cose, la natura.
Non ho mai creduto ad inferno o paradiso come insegnatomi perché mi sembrava e tutt’ora mi sembra una scelta di comodo: per me essi sono dentro di noi. In ogni momento, piuttosto, le nostre scelte rispecchiano il luogo interiore dove esistiamo, la nostra morale, il nostro spirito che determina poi il conseguente “destino”.





“[…] Siamo la nostra morte e la nostra nascita, non possiamo non essere. Questo fatto, in quanto verità, assume una sacralità cui possiamo solo inchinarci, possiamo contemplare, ammirare, lodare. E, al tempo stesso, possiamo sentire la sua forza, che penetra in noi e ci vivifica, ci calma, ci soddisfa, e ci acquieta.”


Cit. ERO USCITO SUL TERRAZZO






Parole calme, quiete, fluide, connotano quest’opera che scorre come un ruscello d’acqua dolce, delicatamente, stabilisce il suo percorso con lenta determinazione. Ma attenzione: per quanto riflessivo e sottile, il risultato di questo svelarsi è fatale, appare falsamente sospeso e immoto, ma credetemi, non lo è affatto.
Prima di nascere è un prolungamento della voce della natura, un richiamo accorato, un monito, una passione. La nostra madre verde fa capolino a volte silente, altre pronta per parlare amorevolmente con i suoi figli: non dimentichiamo le nostre radici.




“[…] Il motivo perché noi amiamo gli alberi
e stiamo tanto bene nei boschi
credo sia dovuto al fatto
che abbiamo vissuto dentro di loro
per qualche milione di anni.
Così quando li vediamo vorremmo accarezzarli e baciarli
arrampicarci su di loro e stare sui loro rami
o anche sdraiati per terra con la testa
appoggiata al tronco
sentire l’odore dei loro fiori, cogliere e mangiare
i loro frutti e baciare le loro foglie. […]”


Cit. FORSE NELLA NATURA






Nella raccolta non troverete la classica poesia in versi o strofe in rima, ma più un dialogo aperto, libero, dove alcuni interrogativi si spiegano ed altri invece si fortificano: sentirete pulsazioni di cuore per emozioni contrastanti, dolci o dure: ma il punto cruciale è che le sentirete vive.
Con la speranza di avervi creato curiosità, Prima di nascere è una lettura contemporanea, assai godibile, che sicuramente merita uno spazio sul vostro comodino o tavolo da caffè.
Non sottovalutate il fascino quieto di un bel pensiero poetico…




Si ringrazia la casa editrice per averci cortesemente fornito il materiale.