UNO STUDIO IN ROSSO

di Arthur Conan Doyle

Uno studio in rosso di Arthur Conan Doyle
Editore: Feltrinelli
Genere: Classici
Pagine: 176
Edizione: Marzo 2015



a cura di Pamela Mazzoni

Carissimi lettori,
con Sir Arthur Conan Doyle come autore del mese non potevamo non iniziare le recensioni di alcuni dei suoi romanzi proprio dalla pietra miliare della sua produzione, Uno studio in rosso. Un cult per i giallisti, dato che è qui che vede la luce l’intramontabile ed inimitabile personaggio di Sherlock Holmes, ma anche perché alla sua uscita questo racconto si abbatté come un tornado sul mondo letterario, stravolgendo per sempre il giallo investigativo che da questo momento diventò, grazie a Doyle, anche deduttivo.
Immancabile nella wishlist di ogni appassionato!

Buona lettura!

Sinossi

Pubblicato nel 1887, “Uno studio in rosso” è il primo romanzo (di quattro) in cui compare a tutto tondo il personaggio di Sherlock Holmes. Affiancato dal medico John Watson, congedato dall’esercito per una ferita, l’investigatore inglese si contraddistingue per le straordinarie competenze in chimica e anatomia e l’incredibile capacità deduttiva, messa in atto a partire da pochi particolari fisici o da dettagli relativi all’abbigliamento. “Uno studio in rosso” si incentra sul misterioso omicidio di un uomo, trovato morto in una casa con accanto un anello nuziale da donna e la scritta “Rache” (vendetta, in tedesco) sul muro. In questo primo romanzo sono già presenti quasi tutti gli elementi che renderanno immortale la figura di Sherlock Holmes: la città di Londra avvolta in una nebbia fitta e impenetrabile, il compagno di avventure Watson, emblema del punto di vista dell’uomo comune, e chiaramente lui, Holmes, che in breve tempo comincerà a vivere di vita propria, tanto da ispirare una sterminata produzione cinematografica e televisiva.

Recensione

“Ed è lei che devo ringraziare di tutto. Se non fosse stato per lei, non ci sarei andato e così avrei perduto lo studio migliore che mi sia mai capitato: uno studio in rosso, eh? Perché non usare qualche termine pittorico. Il filo scarlatto dell’omicidio che si dipana lungo l’incolore matassa della vita; e noi abbiamo il dovere di dipanarlo, e isolarlo, e tirarlo fuori da capo a fondo.”



Uno studio in rosso è l’incredibile biglietto da visita di un, allora, illustre sconosciuto, Arthur Conan Doyle, ignaro sul momento di aver dato vita al non plus ultra dell’investigatore privato moderno e ad un metodo di indagine rivoluzionario, quello basato sulla deduzione.
In questo primo romanzo assistiamo infatti ad un incontro che si rivelerà storico e darà vita ad un solido legame di amicizia e complicità: quello tra un ex medico militare reduce dall’Afghanistan, l’equilibrato e pragmatico dottor John Watson, simbolo dell’uomo medio vittoriano, ed un consulente investigativo brillante, carismatico, misterioso ed arguto, il mitico Sherlock Holmes, che nelle prime pagine ci appare davanti agli occhi grazie ad un’accurata descrizione fisica.

“Era alto quasi un metro e novanta ma la sua straordinaria magrezza lo faceva sembrare ancora più alto. Eccezion fatta per quegli intervalli di torpore cui ho accennato, il suo sguardo era acuto e penetrante; e il naso sottile aquilino conferiva alla sua espressione un’aria vigile e decisa. Il mento era prominente e squadrato, tipico dell’uomo d’azione. Le mani, invariabilmente macchiate d’inchiostro e di scoloriture provocate dagli acidi, possedevano un tocco straordinariamente delicato, come ebbi spesso occasione di notare quando lo osservavo maneggiare i fragili strumenti della sua filosofia.”



Entrambi in cerca di un coinquilino, i due vengono presentati da un comune conoscente, si piacciono e decidono di andare a vivere insieme in un appartamento al celebre 221/B di Baker Street, a Londra. Dopo qualche giorno di una tranquilla e timida coabitazione i due vengono coinvolti da Scotland Yard, nelle figure degli scaltri ma per alcuni versi limitati ispettori Lestrade e Gregson, in un’indagine apparentemente nebulosa: il cadavere di un tale Enoch J. Drebber viene ritrovato in una casa abbandonata.
Sul corpo nessun segno visibile, ma il ritrovamento di un anello nuziale da donna ed un’inquietante parola tedesca su una parete col sangue solleticano immediatamente l’acume di Holmes. L’indagine, ma grazie alle spiccate doti deduttive il nostro eroe riuscirà a sbrogliare la matassa e ad arrivare spedito alla risoluzione finale di quelli che nel frattempo sono diventati due omicidi, per risolvere i quali occorre fare un passo a ritroso nel tempo, da un presente carico di interrogativi ad un tragico passato, pronto ad affondare i suoi affilati artigli e che reca con sé un pesante fardello: i soprusi, i torti subiti ed un amore disgraziato reclamano un equo obolo. Una giustizia sommaria che attende anni per essere applicata, ma la pazienza è sorretta dal sacro fuoco di un sentimento lacerante.
La vendetta.

“Oltre all’indomabile pazienza e tenacia, (…) possedeva anche il dono di covare a lungo la vendetta, dono ereditato forse dagli indiani fra i quali aveva vissuto. Fermo accanto a quel fuoco così desolato, sentì che l’unica cosa che avrebbe potuto placare il suo dolore era la punizione piena e totale inferta ai nemici dalle sue stesse mani. Decise che la sua ferrea volontà e le sue forze inesauribili sarebbero state votate a quello scopo.”



Uno studio in rosso inizia con una prima parte, dove l’io narrante è Watson, prettamente legata alla presentazione dei due protagonisti ed all’indagine vera e propria, per poi subire quella che solo apparentemente sembra una frattura dell’impianto narrativo, con una seconda parte, che vede la presenza di un narratore onnisciente, che ci trasporta in un racconto che ha una collocazione spazio-temporale completamente diversa: dalla fumosa e cupa Londra ci ritroviamo nelle vaste praterie del nord America, durante il difficile esodo dei Mormoni che li porterà a raggiungere lo Utah, in un contesto di profonda religiosità molto vicina al fanatismo che cova in seno ad alcuni gelosie e perfidia.
Ma i peccati, specialmente quelli più gravi, non conoscono la prescrizione…
Alla base di questo romanzo lo stile coinvolgente e unico, che diventerà il marchio di fabbrica dell’autore: una narrazione fluida e impregnata di suspence, ricca di esaustivi dialoghi; una scrittura semplice ma incisiva; il ritmo incalzante; i flashback che catapultano il lettore in altri tempi e altri luoghi, quasi un libro dentro al libro; i personaggi originali e ben delineati ma intelligentemente non svelati del tutto, lasciano nel lettore non la delusione, ma anzi la curiosità di scoprire in seguito tutte le loro sfaccettature; e poi, basilare, l’innovativo e geniale metodo di indagine di Holmes, con le sue precise deduzioni, l’attenzione al dettaglio e l’accurata analisi delle tracce, con la lente d’ingrandimento che assume per la prima volta il ruolo di strumento per investigare: il tutto contribuisce a rendere un libro vecchio di 134 anni ancora fresco e moderno.
Insomma, Uno studio in rosso contiene una serie di imperdibili “prime volte”: per questo, e per tutto il resto, rimarrà un perenne must have.

Il nostro giudizio:


TramaVoto 4,5


StileVoto 5


PiacevolezzaVoto 5


CopertinaVoto 4


Voto finaleVoto 4,5

Arthur Conan Doyle

Arthur Conan Doyle nasce nel 1859 a Edimburgo, in Scozia. Insieme a Edgar Allan Poe, è stato considerato il fondatore di due generi: il genere giallo e il genere fantastico. Viene considerato il capostipite del giallo deduttivo, reso famoso dal suo personaggio più letto e amato: Sherlock Holmes. La produzione di Conan Doyle spazia attraverso vari generi, passando dal romanzo d’avventura al romanzo di fantascienza, fino al soprannaturale e ai temi di carattere storico. Muore nel 1930 a seguito di un arresto cardiaco.