VA TUTTO BENE, SIGNOR FIELD

di Katharine Kilalea

Va tutto bene, signor Field

Va tutto bene, signor Field di Katharine Kilalea
Genere: Narrativa
Editore: Fazi editore (Collana Le strade)
Pagine: 220
Edizione:27 Agosto 2020

a cura di Rosa Zenone

Bentrovati cari lettori,
quest’oggi vi parleremo di una novità di questo mese, Va tutto bene, signor Field di Katharine Kilalea, un libro che si rivela intrigante fin dal titolo e che ci trasporta in Sud Africa attraverso un protagonista costruito su dubbi e tormenti…Non lasciatevi sfuggire l’occasione di fare la conoscenza con l’insolito signor Field, vi assicuriamo che non lo dimenticherete tanto in fretta!

Sinossi

Il signor Field è un pianista e concertista alla deriva, la cui carriera subisce una definitiva battuta d’arresto dopo un incidente in treno. Con i soldi del risarcimento, si trasferisce a Città del Capo, in una casa costruita dall’architetto Jan Kallenbach come una replica di Villa Savoye di Le Corbusier, dove lo raggiunge anche la moglie Mim. Il signor Field è un uomo triste e rassegnato, che vive in uno stato di sonnolenza perenne e di straniamento dalla realtà che lo circonda. È un uomo in decadenza e svuotato, ma attraverso le sue riflessioni, e facendo un bilancio di ciò che non va bene nella sua vita, comincia a “fare qualcosa”: mentre manda in frantumi il vetro della grande finestra di casa sua, cerca di ricomporre i pezzi della propria identità iniziando un dialogo silenzioso e fittizio con Hannah Kallenbach, la vedova dell’architetto, per la quale sviluppa a poco a poco una vera e propria mania: la segue, si apposta sotto la sua finestra, la spia nella sua vita privata e nelle strane conversazioni con un uomo misterioso. Finché, ormai stanco di essere triste, capisce finalmente di dover riprendere a vivere… che sia nella realtà o nel suo mondo onirico non importa.
Va tutto bene, signor Field, un romanzo delicato e profondo lodato all’unanimità dalla critica per la notevole qualità della sua prosa, è l’impressionante esordio della giovane sudafricana Katharine Kilalea.

Recensione

Protagonista indiscusso dell’opera è il signor Field che occupa l’intero spazio narrativo sorreggendolo, un personaggio che si rivela in grado di dominare completamente la scena. La trama non si dirama attorno a lui ma potremmo dire che sgorghi direttamente dallo stesso.

Egli, in seguito a un’esibizione controversa e a un incidente in treno, dà una svolta totale alla sua vita trasferendosi da Londa a Città del Capo. Qui acquista una casa alquanto particolare, la Casa per lo Studio dell’Acqua, replica della famosa Villa Savoye. Le descrizioni di quella sono condotte con minuziosa perizia e aprono uno spaccato riflessivo sul significato di abitazione al di là delle mere componenti architettoniche.

Le case non dovrebbero avere porte. I muri ci separano. Le nostre case dovrebbero aiutarci a vederci e a sentirci a vicenda, e a stare di più insieme.

Vi è una forte compenetrazione tra gli stati d’animo e il protagonista e l’ambiente della casa, il che la rende un luogo altamente comunicativo ed espressivo. È un’attrazione magnetica, irrazionale e immotivata che spinge il protagonista nello scorgere quella particolare costruzione ad acquistarla dalla vedova dell’architetto, Hannah Kallenbach.

Era elettrica, pensai, il tipo di persona che una presenza elettrica, come un uomo o una donna talmente belli o carismatici da accendere una stanza.

Ella diviene una presenza costante, penetra nell’animo del protagonista divenendone l’interlocutrice privilegiata. In ogni situazione il signor Field sente emergere da sé la voce della donna quale guida e confronto, una situazione alquanto anomala che tende a insediare nello stesso una vera e propria mania verso quella. Gli altri personaggi si muovono attorno a loro senza avere un contatto così stretto e reale con il pianista.

A nessuno importa niente delle difficoltà e dei dolori degli altri, pensai. Le difficoltà e i dolori degli altri sono noiosi.

La voce del signor Field ci conduce attraverso il tergiversare della propria anima nella storia di un io continuamente scosso da se stesso che tenta di rincontrarsi, riconciliarsi e mettersi a fuoco. La narrazione è un soliloquio fortemente introspettivo che si muove nel tempo e attraverso le stagioni, testimone di una solitudine interiore difficile da spezzare e comprendere.

Il punto in cui mi trovo è solo il punto in cui mi trovo rispetto a te, e in questo momento sono più lontano da te di quanto tu lo sia da me.

L’atmosfera che si respira è quella delineata dalla soggettività del protagonista, soffusa e sfumata ma allo stesso tempo così nitida, in bilico tra il reale e l’onirico, tra il detto e il non detto, con una forte potenze evocativa ed espressiva. La sofferenza, la lacerazione e l’inquietudine del personaggio centrale filtrano attraverso le pagine e investono il lettore trasferendogli sensazioni vivide e profonde.

La scrittura della Kilalea è sublime, suadente, incredibile, di forte suggestione, in grado di pervadere e far risaltare qualunque parola venga a contatto con la sua penna; più che ciò che viene raccontato assume valore e significato il come viene raccontato, dunque è un’opera che va assaporata lentamente e con attenzione per poterne godere pienamente.

Va tutto bene, signor Field è una storia di angoscia e redenzione, di ricerca di stabilità e di punti fermi, di un travaglio tribolante, ma è anche la storia di una solitudine e dei tentativi di spezzarla per ritrovare la serenità.

Va tutto bene, signor Field mi ha ricordato per certi aspetti L’insostenibile leggerezza dell’essere, e come il capolavoro di Kundera, è un libro adatto a tutti coloro che sono stanchi di leggere libri banali e scontati e che ricercano una lettura fuori dall’ordinario in grado di conquistare con la propria intensità e catapultare nei panni altrui in modo oltremodo suggestivo.  Ognuno di noi nei propri momenti di tedio è un po’ un signor Field, un personaggio che ci ricorda quanto possiamo essere fragili ma allo stesso tempo quanto a volte sta a noi saper prendere in mano le redini della nostra vita e decidere che vada tutto bene.

Il nostro giudizio:

Trama5

Stile5

Piacevolezza5

Copertina5

Voto finale5

Katharine Kilalea

Katharine Kilalea è cresciuta in Sudafrica e ha studiato Scrittura creativa in Inghilterra. La sua raccolta poetica d’esordio, One Eye’d Leigh (2009), è stata selezionata per il Costa Poetry Award e per il Dylan Thomas Prize. Katharine Kilalea si interessa inoltre di architettura, in particolar modo del senso dello spazio, e ha conseguito il dottorato alla University of Sheffield sull’esperienza dello spazio in poesia. Attualmente vive a Londra.

Si ringrazia la casa editrice per averci cortesemente fornito il materiale.