di Monica Maratta

Valle inferna. Storia di Isabella Morra di Monica Maratta
Editore: Maratta Edizioni
Genere: Romanzo storico
Pagine: 120
Edizione: 15 Gennaio 2020
a cura di Rosa Zenone
Bentrovati lettori,
oggi voglio porre alla vostra attenzione un romanzo storico incentrato su una figura femminile d’eccezione, la poetessa meridionale Isabella Morra, protagonista assoluta dell’appassionante libro di Monica Maratta, Valle inferna. Storia di Isabella Morra.
Sinossi
Nella prima metà del Cinquecento, nell’Italia divisa tra Francia e Spagna, la nobile poetessa meridionale Isabella Morra combatte per l’ideale di libertà e per la fama che sente di meritare. Il desiderio di sentirsi realizzata la spingerà tra le braccia di un uomo che condivide la sua passione per la poesia e che ha il nome di Diego Sandoval de Castro, un nobile spagnolo sposato ad Antonia Caracciolo. La famiglia di Isabella però è filofrancese…
Recensione
Scenografia del romanzo è l’Italia meridionale cinquecentesca, invischiata nel conflitto tra il re francese Francesco I e l’imperatore Carlo V. Il suddetto scontro non oppone semplicemente i due sovrani, ma anche le diverse famiglie nobiliari italiane, impegnate nel sostenere l’una o l’altra parte.
L’opera si apre presentandoci il principe Pietrantonio Sanseverino, dalla parte di Carlo V, e la moglie Giulia Orsini. Ci conduce poi a Favale, l’attuale Valsinni nel Materano, dove la famiglia Morra versa in una condizione alquanto delicata e precaria, poiché la vicinanza alla Francia ha indotto a fuggirvi sia il capofamiglia che il primogenito Scipione. In tale contesto la giovane Isabella Morra diviene sempre più insofferente, poiché subordinata totalmente ai comandi dei fratelli e completamente priva di libertà.
Con lo sguardo accarezzò i monti ricoperti di olmi e querce, avrebbe donato le sue ricchezze pur di vivere un solo giorno libera come le bestie selvatiche che vi abitavano. Si sarebbe mai rassegnata a quelle regole restrittive? Il suo nome le pesava come catene, solo questo sapeva.
Il ritratto che la Maratta ci fornisce della poetessa è ampiamente suggestivo, e riesce a coglierne la modernità. Isabella Morra è una voce fuori dal coro, donna estremamente colta in un’epoca in cui l’istruzione era riservata solamente agli uomini. Sognatrice, combattiva, riflessiva, amante della libertà costantemente ricercata, un’eroina degna protagonista di un romanzo.
Attraverso la sua figura, ma anche tramite quella di Giulia Orsini, l’opera riesce ad evidenziare la condizione femminile di quel periodo. La narrazione, focalizzata separatamente su entrambe nella parte iniziale fino a condurle assieme sulla scena, mostra come, seppur in modo diverso, siano facce della stessa medaglia; ambedue sono vittime della politica e del volere maschile poco accorto ai loro pensieri e desideri.
Giulia, trascurata dal proprio consorte assorbito dalle mansioni del proprio ruolo e dal conflitto, riversa altrove la necessità di ricevere attenzioni e passione. Proprio nella donna Isabella spera di trovare una via di fuga dal suo attanagliante e stretto mondo quotidiano, motivo per cui, sfruttando l’amicizia che le lega, si reca alla corte della stessa.
Quel fiore giovane a cui spesso Giulia la paragonava perdeva i petali a ogni sconfitta, rischiando di rimanere spoglio, d’imbruttirsi fino a seccarsi e morire.
Proprio presso i Sanseverino però Isabella conoscerà un uomo destinato a sconvolgerle la vita, l’affascinante Diego Sandoval de Castro. L’amore coglierà in tutta la sua potenza la protagonista, impreparata a un sentimento così imprevisto e potente.
A ogni modo si rese conto che non era pronta ad amare, che non avrebbe saputo difendersi perché era disarmata di fronte a un sentimento così sconosciuto. Si sentiva come sperduta in una foresta, accerchiata da lupo bavosi pronti a sbranarla.
L’amore pian piano si pone al centro della scena, ma in punta di piedi e delicatamente, senza trascinare l’opera in un’eccessiva e pedantesca mielosità. Le sue emozioni sono descritte accuratamente nella loro intensità ma attraverso tratti rapidi quanto vibranti. Un amore basato non solo su attrazione, ma su una vera e proprio affinità elettiva. Numerosi ostacoli si frappongono però tra Isabella e Diego, la sua fazione avversaria a quella dei Morra, il suo essere già coniugato, ma anche le convenzioni dell’epoca e lo stretto controllo che la protagonista subisce dai propri fratelli. Una vicenda complicata che non potrà non appassionare il lettore fino al termine del romanzo.
L’autrice si è mantenuta alquanto fedele alla vicenda reale, inoltre ha mostrato attenzione anche nel delineare il contesto storico, scelte che non possono non essere apprezzate. Infatti è alquanto deprecabile leggere un romanzo storico poco accurato e deviante nel riportare gli avvenimenti, ma è estremamente soddisfacente potersi beare del contrario.
Si evince come la sua penna non voglia appesantire sforando nell’eccessivo romanzare, bensì si muovi cauta ed evanescente nel tracciare un’opera scorrevole che risponde sempre al principio della scrupolosità. Le descrizioni di usi e costumi del Cinquecento risultano di impatto e in grado di proiettarne il colorato quadro dinanzi ai nostri occhi.
Ma indubbiamente la ciliegina sulla torta di Valle Inferna è rappresentata dalla scelta di riportarne all’interno i veri sonetti di Isabella Morra, incastonandoli a perfezione nella trama, interpretandoli alla luce della stessa e contribuendo così a dettagliarla ancor più.
Se Isabella è il fulcro della narrazione ed è delineata in modo particolareggiato in quanto tale, non bisogna pensare che gli altri personaggi non lo siano, seppure colti in modo più sporadico sono tutti caratterizzati e agenti nella trama. Voglio citare ad esempio Don Torquato, il precettore della protagonista, sicuramente un personaggio in grado di conquistare per la propria saggezza e lealtà.
Valle inferna riesce a puntare l’attenzione sulla figura di una poetessa eccezionale quale fu Isabella Morra, una figura troppo spesso dimenticata e sconosciuta, ancor oggi vittima di un canone letterario declinato principalmente al maschile. A distanza di secoli è doveroso riconsegnarle quella “fortuna” tanto anelata in vita.
(…)Ma la mia adversa e dispietata stella
Non vuol ch’alcun conforto possa entrare
Nel tristo cor, ma di pietà rubella,
la calda speme in pianto fa mutare:
ch’io non veggo nel mar remo né vela
(così deserto è lo infelice lito)
Che l’onde fenda o che la gonfi il vento.
Contra Fortuna alor spargo querela (…)
Il nostro giudizio:
Trama
Stile
Piacevolezza
Copertina
Voto finale
Monica maratta
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