di OSCAR WILDE
Photo by Paola Spartà
a cura di Iryna Ilkiv
Carissimi lettori,
oggi per la nostra rubrica “Poesia-eco dell’anima” vi presentiamo “Vita nuova” di Oscar Wilde.
Vita nuova
Stavo dinanzi al mare arido
e le onde con gli spruzzi sul viso
nei capelli mi colpivano.
lunghi fuochi rossi ardevano nel cielo,
urlava il vento.
Verso terra stridevano i gabbiani.
“Perché” gridai “la mia vita è di dolore,
e come il mare i miei campi turbinosi
non producono alcun frutto?”
Erano lacere, squartate le mie reti.
Tuttavia, come un ultimo dado
le gettai nel mare, e attesi.
Non la fine apparve, lo splendore
delle acque nere del passato
emerse in membra candide!
Stavo dinanzi al mare arido
e le onde con gli spruzzi sul viso
nei capelli mi colpivano.
lunghi fuochi rossi ardevano nel cielo,
urlava il vento.
Verso terra stridevano i gabbiani.
“Perché” gridai “la mia vita è di dolore,
e come il mare i miei campi turbinosi
non producono alcun frutto?”
Erano lacere, squartate le mie reti.
Tuttavia, come un ultimo dado
le gettai nel mare, e attesi.
Non la fine apparve, lo splendore
delle acque nere del passato
emerse in membra candide!
Commento
L’uomo si trova davanti al mare privo di vita, salato (arido) e gli spruzzi delle onde gli arrivano sul viso e sui capelli. Il cielo è pervaso dalle rosse sfumature del tramonto, un rosso violento (fuochi rossi ardevano), il vento è così forte che sembra emettere un urlo umano.
Anche i gabbiani sono agitati, emettono gridi acuti volando vicino alla terra. Quasi per rendersi partecipe a quell’inquietudine della natura, anche l’uomo, colto da disperazione e angoscia, emette un grido di sfogo chiedendo (alla natura? a Dio?) il perché della sua vita piena di dolore e priva di frutti come lo è quel mare. Come ultimo tentativo, rassegnato, l’uomo getta nel mare le sue reti rotte (l’ultima speranza) e alla fine vede riemergere la sua tetra vita passata in vesti più chiare, ora la vede più lucidamente.
Anche i gabbiani sono agitati, emettono gridi acuti volando vicino alla terra. Quasi per rendersi partecipe a quell’inquietudine della natura, anche l’uomo, colto da disperazione e angoscia, emette un grido di sfogo chiedendo (alla natura? a Dio?) il perché della sua vita piena di dolore e priva di frutti come lo è quel mare. Come ultimo tentativo, rassegnato, l’uomo getta nel mare le sue reti rotte (l’ultima speranza) e alla fine vede riemergere la sua tetra vita passata in vesti più chiare, ora la vede più lucidamente.
Questa è l’ultima opera che vi proponiamo all’interno della prima scheda della nostra rubrica
Penne d’autore, uno sguardo su: OSCAR WILDE.
Di questo famossisimo scrittore abbiamo analizzato le seguenti opere: “Il ritratto di Dorian Gray”, “Un marito ideale”, “De profundis” e “L’importanza di chiamarsi Ernesto”.
Speriamo vivamente di essere riuscite a farvi conoscere un po’ meglio questo incredibile uomo che noi amiamo moltissimo!
Vi diamo appuntamento a lunedì per scoprire insieme quale autore/autrice ci accompagnerà per i prossimi quindici giorni!
A presto!
Penne d’autore, uno sguardo su: OSCAR WILDE.
Di questo famossisimo scrittore abbiamo analizzato le seguenti opere: “Il ritratto di Dorian Gray”, “Un marito ideale”, “De profundis” e “L’importanza di chiamarsi Ernesto”.
Speriamo vivamente di essere riuscite a farvi conoscere un po’ meglio questo incredibile uomo che noi amiamo moltissimo!
Vi diamo appuntamento a lunedì per scoprire insieme quale autore/autrice ci accompagnerà per i prossimi quindici giorni!
A presto!