Curiosità n°8- Tra genio e sregolatezza (Parte 1)

a cura di Pamela Mazzoni

Genio e sregolatezza

Buongiorno cari lettori, con questa curiosità di Genio e sregolatezza andremo a conoscere più da vicino gli artefici delle storie che di volta in volta ci hanno appassionati, emozionati, delusi, lasciati sbalorditi o con l’amaro in bocca. Da oggi, infatti, scaveremo un po’ più a fondo nelle vite di alcuni tra i più noti scrittori, scoprendone i lati molto spesso più viziosi che virtuosi, le fobie e le abitudini, camminando sul sottile filo che separa, come recita il sottotitolo di questo articolo, il genio delle loro menti dalla sregolatezza che per molti di loro ha caratterizzato il comportamento, molto spesso stravagante e bizzarro. Ma niente di tutto ciò potrà offuscare la loro grandezza, serbata e tramandata nei capolavori senza tempo che ci hanno lasciato.




FEDOR DOSTOEVSKIJ

FEDOR DOSTOEVSKIJ

Considerato a ragione uno dei più grandi scrittori russi di tutti i tempi ed autore, tra gli altri, di Delitto e castigo, I Fratelli Karamazov e L’Idiota,  il tormentato Dostoevskij soffrì a lungo di episodi di epilessia che lo condizionarono  molto, e che tra l’altro riporterà anche nei suoi scritti, dato che di questa stessa malattia soffre il principe Myskin, protagonista de L’Idiota.                    

Dostoevskij ebbe gravi problemi finanziari lungo tutta la sua esistenza, causati per la maggior parte dalla sua patologica dipendenza dal gioco, nello specifico un’insana passione per la rouletteAddirittura fu costretto a sospendere la stesura di Delitto e Castigo  proprio perché pressato di debiti, per saldare i quali infatti accettò un contratto che lo costringeva a scrivere un romanzo in pochissimo tempo: nacque così Il Giocatore, pubblicato nel 1886 e dal titolo piuttosto emblematico, che fu completato in appena 26 giorni.                                                           

 Una particolarità: sapete qual era la sua colazione preferita? Vodka di grano distillata in casa e pane nero.  Secondo Dostoevskij questo era il modo più salutare di gustare la vodka.  




  

HONORÈ DE BALZAC

HONORÈ DE BALZAC

Il famoso scrittore francese, nonché giornalista, drammaturgo e critico letterario, era famoso per i suoi eccessi: collezionava amanti, abiti e gioielli costosi, per i quali era perennemente perseguitato dai creditori, vista la sua situazione economica piuttosto precaria e assolutamente non idonea a mantenere un tenore di vita così alto. Era anche un caffeinomane convinto: per alimentare la sua vena artistica e non interrompere il ciclo creativo si dice che bevesse al giorno fino a 50 tazze di caffè, arrivando addirittura a consumarlo direttamente in polvere ed in chicchi.                              

Balzac solo così riusciva a rimanere sveglio anche di notte, tanto che una volta raccontò di essere rimasto sveglio per 48 ore di fila, dormendo solo per breve tempo: tutto ciò, con l’andare del tempo, gli provocò però ripetuti mal di testa ed un sensibile aumento dell’aggressività che tratteneva a stento. Sembra però che sia riuscito a riposare le sue membra solo dopo aver terminato La Commedia Umana, considerata una delle più grandi opere letterarie di sempre.

Un’altra particolarità riguarda il rituale legato alla scrittura: esso prevedeva infatti che Balzac indossasse una certa casacca ed accendesse quattro candele.




 TRUMAN CAPOTE

Truman Capote

L’autore di Colazione da Tiffany, romanzo che ha avuto l’iconica trasposizione cinematografica con protagonista Audrey Hepburn, riusciva a pensare e creare soltanto disteso sul letto o sul divano (abitudine che ritroveremo anche in altri scrittori, come vedrete), fumando una sigaretta e bevendo caffè, che poi durante la giornata si trasformava in uno sherry od un martini. Tra le sue manie, legate alla superstizione, il non poter vedere un posacenere con più di tre mozziconi di sigaretta al suo interno, e l’incapacità di iniziare o concludere un romanzo nel giorno di venerdì.




ALESSANDRO MANZONI

Alessandro Manzoni

Considerato uno dei più importanti rappresentanti della letteratura italiana, Alessandro Manzoni soffriva di una depressione quasi patologica, che si manifestava con improvvisi attacchi di panico o di agorafobia, cioè la paura della folla e degli spazi all’aperto e, proprio a causa dell’ansia che lo attanagliava, veniva molto spesso colto da grave balbuzie, tanto che aveva seri problemi a parlare in pubblico.                              

Altre stranezze del padre de I promessi sposi? Beh, Manzoni si rifiutava di camminare sul suolo bagnato e provava una vera e propria repulsione per le pozzanghere.




Nel ringraziarvi per la vostra partecipazione a questa nostra rubrica, vi rinnoviamo l’appuntamento tra due settimane, con la seconda parte di “Tra genio e sregolatezza”.                                                    

  A presto quindi!