L’ULTIMO RINTOCCO

di Diego Pitea

L'ultimo rintocco

L’ultimo rintocco di Diego Pitea
Genere: Thriller
Editore: goWare
Pagine: 424
Edizione:23 Aprile 2020

a cura di Rosa Zenone

Bentrovati lettori, il caldo sembra non dare tregua e quale modo migliore per ammortizzarlo se non con un thriller da brividi? A tal proposito non possiamo non consigliarvi la lettura di L’ultimo rintocco di Diego Pitea, un libro accurato e coinvolgente, con una trama oscura e nefasta che vi terrà col fiato sospeso dall’inizio alla fine attraverso una serie di omicidi cruenti ed enigmatici…

Sinossi

“L’essenza del male ha preso forma umana”. È questo che pensa Richard Dale, psicologo e criminologo, entrando nella camera da letto di un appartamento alla periferia di Roma. A terra giace una donna incinta con un taglio sopra il pube. Del feto nessuna traccia e sulla parete una scritta enigmatica: “Rosso”. A interpellarlo è Marani, il capo dell’Unità Analisi Crimini Violenti, per indagare sull’“Escissore”, un serial killer edonista, crudele e geniale, con il vezzo di lasciare sulla scena del crimine degli indizi che, opportunamente decifrati, permettono di risalire all’identità della prossima vittima. Coadiuvato dalla profiler Doriana Guerrera, Dale analizzerà, come in una macabra caccia al tesoro, le tracce lasciate dall’assassino, ma quando tutto sembra aver fine avrà inizio il vero incubo, che lo porterà a scontrarsi con le sue paure più profonde e con un nuovo rompicapo all’apparenza insolubile… fino allo scoccare dell’ultimo rintocco.

Recensione

Il romanzo inizia con un delitto di un’efferatezza sconvolgente, una donna morta per dissanguamento in seguito a un taglio che le ha asportato via dal ventre il proprio feto, in un perverso gioco di accostamento tra nascita e morte. A far luce sull’omicidio il commissario Maraini interpella la profiler Doriana Guerrera e lo psicologo Richard Dale. Questi tre personaggi risultano estremamente caratterizzati e dotati di nature per nulla banali, la loro collaborazione seppur funzionale non è completamente scevra da incomprensioni, dubbi e contrasti.

Un classico…Il dottore che cura tutti ma non se stesso. (…) Era ossessionato dalla morte, fin da piccolo. Ne aveva paura, una paura folle, forse per questo motivo faceva di tutto per sentirne continuamente l’odore, una sorta di voyeurismo del trapasso.

Particolarmente approfondita è l’introspezione di Richard Dale, il degno protagonista del romanzo: mente geniale ma tormentata, incline alla depressione, sensibile quanto cinico e distaccato, che non esita mai nello stuzzicare gli altri, inclusa la moglie Monica. Altra sua “vittima” è Doriana, la quale prova sentimenti contrastanti verso l’uomo: da un lato biasimo e repulsione, dall’altro non può fare a meno di sentirsi attratta da lui e ricercarlo. Completa il quadro Marani, ligio al dovere, burbero e austero.

Il caso in cui si trovano coinvolti si rivela essere solo il primo di una lunga serie che rispetta lo stesso modus operandi: attenzione ai dettagli, precisione maniacale e un forte sadismo, elementi che evidenziano l’azione di un serial killer, l’Escissore.

Anche con una pelle d’agnello sulle spalle, un lupo resterà sempre un lupo. In cerca di una preda.

Caratteristica dell’Escissore è disseminare le scene del crimine di indizi ricollegabili alle proprie mosse future, tutti differenti tra loro, molto complessi e spesso estremamente eruditi, una scelta oltremodo intrigante e affascinante.

Richard Dale: siamo uguali seppur diversi.

Veniamo trascinati in una trama dominata da un serial killer sanguinolento ma allo stesso tempo estremamente complesso che impiega nei propri delitti la stessa perizia e meticolosità di un artista alle prese con la propria creazione.

La notte del dodici agosto alla mezzanotte in punto una donna morirà. Lei rappresenta la sublimazione della mia opera, il punto più alto nella produzione di un artista. Può essere salvata se saprai trovare la strada e scoprire l’oscuro che si cela sotto l’apparenza.

Nulla è mai prevedibile, la storia si infittisce sempre più e arriverà a coinvolgere Richard Dale e ciò che ha di più caro, gettando ancora più scompiglio nella sua mente già fatiscente. Egli si troverà in una corsa contro il tempo, fino all’ultimo rintocco dell’orologio destinato a segnare per sempre la sua vita. Tale impresa è scandita all’inizio dei capitoli della trascrizione dell’ora e da un conto alla rovescia, il che tende ad amplificare l’impazienza e l’ansia comportando una totale partecipazione alle vicende.

A rendere particolarmente avvincente la trama di L’ultimo rintocco è poi l’alternanza di voci narranti, rimandi e accenni che disseminano le varie tessere del puzzle da ricomporre, infatti attorno al caso principale se ne diramano diversi altri. La storia è intrigata e non si tralasciano dettagli crudi e impressionanti che contribuiscono a fare fortemente presa sul lettore.

La costruzione del thriller è accurata e avvinghia, fino all’ultimo il lettore non avrà alcuna certezza e sarà dominato dalla forte suspense irradiata dall’opera. Il linguaggio è scorrevole e ricco, ma ogni parola è ben dosata per non svelare più di quanto sia necessario in quel momento. Vi sono forse delle parti, esigue, che poco contribuiscono alla trama, ma probabilmente inserite per confondere il lettore in vista della risoluzione finale, d’altronde numerosi sono gli elementi distrattori all’interno che aumentano l’attesa. Ogni particolare è approfondito e accurato, il che proietta dinanzi ai nostri occhi con forte impatto le scene descritte. Persino i personaggi minori hanno un proprio carattere e non si muovono quali mere maschere.

L’ultimo rintocco è un thriller dal taglio profondamente psicologico, tutto è riconducibile alla mente, incluso il male più assoluto.

(…) si era reso conto come il male alberga in tutti noi, anche in un bambino; magari latente, nascosto, ma in cerca continuamente di una via d’uscita.  In alcuni individui quest’ultima è rappresentata da un labirinto inestricabile, mentre in altri è una strada corta e rettilinea.

La morte con il suo odore di carne e sangue pervade le pagine divenendo punto nevralgico dell’intera narrazione, poiché essa si cela sempre dietro l’angolo e saprà presentarsi nelle sue vesti peggiori e violente, ma d’altronde:

La morte non è mai giusta (…) in qualsiasi modo e da qualunque lato la si voglia prendere. Non esiste un modo migliore per morire e neanche una formula esatta per provare meno dolore. Si soffre per la perdita in se stessa e nient’altro.

Con L’ultimo rintocco Diego Pitea conquista il lettore e non ne molla la presa fino alle battute finali, quelle tanto agognate che chiariranno una storia elaborata e per nulla scontata nei propri risvolti. Un libro che ha tutti gli elementi che contribuiscono a renderlo un thriller in grado di assorbire totalmente l’attenzione e dunque indubbiamente degno di essere letto.

Il nostro giudizio:

Trama5

Stile4,5/5

Piacevolezza4,5/5

Copertina4

Voto finale4,5/5

Diego pitea

Diego Pitea ha 45 anni e vive a Reggio Calabria, nella punta dello Stivale. Ha iniziato a scrivere a causa di un giuramento, dopo un evento doloroso: la malattia di sua madre. Il tentativo è andato bene perché il suo primo romanzo Rebus per un delitto è risultato finalista al premio “Tedeschi” della Mondadori, affermazione ribadita due anni dopo con il secondo romanzo: Qualcuno mi uccida. È sposato con Monica – quella del libro – e ha tre figli meravigliosi: Nano, Mollusco e Belva.




Si ringrazie l’autore per averci gentilmente fornito il materiale