TROPPO FREDDO PER SETTEMBRE

di Maurizio De Giovanni

Troppo freddo per Settembre

Troppo freddo per Settembre di Maurizio De Giovanni
Genere:
Giallo
Editore: Einaudi
Pagine: 255
Edizione: 15 settembre 2020

a cura di Pamela Mazzoni

Carissimi lettori,
dopo due racconti ed il primo libro uscito nel 2019, “Dodici rose a Settembre”, torna un personaggio che è una calamita vera e propria, tanto per i guai che attira tanto per l’affetto che ha da subito suscitato nei lettori che hanno già avuto il piacere di conoscerla. Lei è Gelsomina Settembre, per tutti semplicemente Mina, protagonista del libro di cui vi parleremo oggi,Troppo freddo per settembre. Il prolifico autore, che non ha bisogno di presentazioni, è lo scrittore, drammaturgo e sceneggiatore Maurizio De Giovanni, con al suo attivo venticinque romanzi e due milioni e mezzo di copie vendute.Tra l’altro, è in fase di preparazione la fiction di RaiUno incentrata proprio su questo personaggio, che sarà interpretato da Serena Rossi. 
Buona lettura!

Sinossi

Cacciarsi nei guai, poi, quando tutto sembra perduto, risolvere la situazione con un colpo di genio e una buona dose di follia: non fa altro Gelsomina Settembre, detta Mina, tanto coscienziosa quanto incantevole – e suo malgrado provocante – assistente sociale presso il Consultorio Quartieri Spagnoli Ovest (per inciso, del Consultorio Est non c’è traccia). Sempre per una buona causa, però, per correre in aiuto di chi è stato meno fortunato di lei, cresciuta fra gli agi dell’alta borghesia, senza problemi a parte una madre e un fisico «ingombranti». Poco importa se, come accade in questo freddo gennaio, ciò significa mettersi contro una famiglia dal nome pesante, di quelle che nei vicoli della città vecchia decidono ogni cosa. Mina non si tira indietro, anzi, trascina con sé – in una missione di soccorso che corre parallela alle indagini della magistratura, condotte da una sua vecchia conoscenza – le amiche più care. E due uomini resi temerari solo dall’adorazione che hanno per lei.                                                           

Recensione

Mina Settembre è tornata! La spesso scorbutica ma appassionata assistente sociale, caparbia ed ostinata, possiede un’anima buona racchiusa in un fisico da sballo, di cui lei è ingenuamente inconsapevole ritenendolo quasi un peso e che, anzi, cerca in tutti i modi di nascondere sotto cappotti enormi e maglioni informi, con risultati nulli visti i commenti e le occhiate che le vengono rivolti da tutti gli uomini che incontra. Quarantadue anni, divorziata, Mina convive, giocoforza la carenza di mezzi economici, con la madre Concetta, acida e sarcastica fino allo sfinimento con quella sua figlia colpevole, dal suo punto di vista, di non sfruttare il corpo provocante che si ritrova per conquistare uno straccio di uomo.                                                            

La nostra protagonista vive di paturnie, angosciata dai suoi tre fondamentali Problemi (la maiuscola è d’obbligo, visto che sono irrisolvibili, almeno secondo Mina) e le frequenti GdM, acronimo molto intuitivo per indicare giornatacce dove tutto va per il verso sbagliato. Ma Mina ha un dono talmente raro da sembrare quasi unico: sa ascoltare. E questo nel suo lavoro è fondamentale, specialmente quando il suddetto lavoro viene svolto presso il fatiscente Consultorio Quartieri Spagnoli Ovest (ampollosità inutile, dato che quello Est non esiste e non esisterà mai). Mina poteva intraprendere varie professioni ed ambire a ricoprire ruoli di prestigio, dati i suoi studi e l’estrazione alto- borghese, ma lei ha fatto una scelta dettata dal cuore, percorrendo la via meno facile: mettersi cioè al servizio della parte più in ombra, di quelle persone per le quali violenza e miseria sono all’ordine del giorno.

“Non si faceva illusioni su di sé e sulla propria vita, Mina. Anzi, si sarebbe detta una pessimista, incline com’era ad aspettarsi il peggio, cosa di cui le amiche l’accusavano ogni quarantacinque secondi. Eppure ciò non era coerente col quadro delle scelte che avevano forgiato la persona che era diventata.
Fosse stata davvero pessimista avrebbe intrapreso un diverso percorso professionale, lei che era stata una studentessa brillante, che avrebbe potuto accedere a qualsiasi lavoro economicamente gratificante; invece aveva deciso di cambiare il mondo facendo l’assistente sociale in un consultorio del quartiere piú popolare della città, per milleduecento euro al mese pagati a singhiozzo con intervalli anche trimestrali.”

In Troppo freddo per Settembre (anche qui notare la maiuscola, dato che non si riferisce al mese ma al cognome di Mina) tutto ruota intorno al suicidio? Incidente? Omicidio? di un anziano professore di Lettere, trovato morto nel sottotetto dove era costretto ad abitare dalla perfida nuora e dal debole figlio. Inizialmente le prove fanno pensare ad una morte accidentale, causa il monossido di carbonio, ma ben presto lo scenario cambia ed il dito accusatore punta inequivocabilmente su un ex alunno della vittima, giovane rampollo di una famiglia mafiosa. Ma niente è come sembra, anzi….. Ne è convinto il magistrato, l’arrogante ma assai arguto De Carolis, che qui dimostra anche un insospettabile lato umano, che insieme al poco brillante ma simpaticissimo maresciallo Gargiulo porta avanti un’indagine ostica, tra mezze parole ed atteggiamenti omertosi, visto l’albero genealogico del sospettato principale; ma ne è convinta anche Mina che, alla drammatica richiesta di aiuto di una madre, si ritrova invischiata in questa faccenda. E la nostra eroina, sprezzante del pericolo, si butta a capofitto in un’ufficiosa indagine parallela, coadiuvata come sempre dal bel ginecologo del Consultorio, il dottor“Domenico chiamami Mimmo Gammardella.” che Mina tratta sempre malissimo, solo per nascondere quel brivido che prova ogniqualvolta se lo ritrova davanti; da Rudy Trapanese, il voluttuoso ma irresistibile portinaio che, un po’ per la bassa statura e parecchio per lasciva passione, quando parla si rivolge sempre al prosperoso seno di Mina, anziché a Mina stessa; e poi dalle tre adorabili amiche del liceo, che non le disdegnano affettuose frecciatine spesso velenose sulla sua ingiustificabile pudicizia, ma sempre pronte a buttarsi nella mischia per aiutarla. Riuscirà la protagonista a trovare la giusta soluzione?       

Con il consueto stile fluido, una narrazione intrigante e coinvolgente e personaggi azzeccatissimi, Maurizio De Giovanni con Troppo freddo per Settembre ci accompagna tra i vicoli di quella sua bellissima e contraddittoria città: una Napoli popolare, verace e pittoresca, dove il tessuto sociale ha assorbito il degrado e la povertà e dove il destino di chi ci vive sembra già segnato dalla nascita. Ma è davvero tutto racchiuso in questo schema preimpostato oppure c’è una via d’uscita? L’autore è bravo e quasi si diverte a mettere in fila tutta una serie di luoghi comuni, scaturiti da preconcetti consolidati, e ad indirizzarci su di una strada lastricata di scontati pregiudizi. Perché, in sintesi, nel pensiero comune chi nasce tondo non può morire quadrato. Oppure si? Ed ecco che De Giovanni, con abilità, quegli stereotipi ce li disintegra ad uno ad uno, mostrandoci che molto spesso le apparenze ingannano, eccome,  ribaltando così la visione semplicistica del tutto bianco o tutto nero: perché nel mezzo c’è tutta una serie di sfumature che fanno la differenza.                                       

Ed il cardine della dovuta ribellione ad un fato preconfezionato sono le donne che da madre di, moglie di, figlia di, diventano artefici della loro vita, scrollandosi di dosso la forzata e rassegnata accettazione, ribaltando così situazioni all’apparenza senza soluzione. E tra storie malinconiche e tristi ma condite da una buona dose di ironia ed umorismo da parte dell’autore, che ci fa sorridere spesso ma senza sminuire la gravità degli argomenti trattati, arriviamo all’epilogo mesto ma foriero di speranza, dove tutto trova la giusta collocazione e dove ognuno avrà ciò che si merita, nel bene e nel male.  

“E rifletté sul fatto che tutto ciò che si fa ha delle conseguenze, come anche ciò che si sceglie di non fare. Ma la scelta, pensò, è un privilegio di pochi. La scelta è sempre difficile, perché nel prendere qualcosa rinunci per forza a qualcos’altro.”

Il nostro giudizio:

Tramavoto 4,5/5

Stilevoto 4,5/5

Piacevolezza voto 4,5/5

CopertinaVoto 5/5

Voto finalevoto 4,5/5

Maurizio de giovanni

Maurizio de Giovanni (Napoli, 1958) ha raggiunto la fama con i romanzi che hanno come protagonista il commissario Ricciardi, attivo nella Napoli degli anni Trenta. Su questo personaggio si incentrano Il senso del doloreLa condanna del sangueIl posto di ognunoIl giorno dei mortiPer mano miaVipera (Premio Viareggio, Premio Camaiore), In fondo al tuo cuoreAnime di vetroSerenata senza nomeRondini d’invernoIl purgatorio dell’angelo e Il pianto dell’alba (tutti pubblicati da Einaudi Stile Libero). Dopo Il metodo del Coccodrillo (Mondadori 2012; Einaudi Stile Libero 2016; Premio Scerbanenco), con I Bastardi di Pizzofalcone (2013) ha dato inizio a un nuovo ciclo contemporaneo (sempre pubblicato da Einaudi Stile Libero e diventato una serie Tv per Rai 1), continuato con BuioGeloCuccioliPaneSouvenirVuoto e Nozze, che segue le vicende di una squadra investigativa partenopea. Ha partecipato, con Giancarlo De Cataldo, Diego De Silva e Carlo Lucarelli, all’antologia Giochi criminali (2014). Per Rizzoli sono usciti Il resto della settimana (2015), I Guardiani (2017), Sara al tramonto (2018), Le parole di Sara (2019) e Una lettera per Sara (2020); per Sellerio, Dodici rose a Settembre (2019); per Solferino, Il concerto dei destini fragili (2020). Con Cristina Cassar Scalia e Giancarlo De Cataldo ha scritto il romanzo a sei mani Tre passi per un delitto (Einaudi Stile Libero 2020). Sempre per Einaudi Stile Libero, ha pubblicato Troppo freddo per Settembre (2020). I libri di Maurizio de Giovanni sono tradotti in tutto il mondo. Molto legato alla squadra di calcio della sua città, di cui è visceralmente tifoso, de Giovanni è anche autore di opere teatrali.